La dedizione di Margherita Panziera: “A Tokyo da protagonista”

Margherita Panziera piega il ferro al Sette Colli: durante l’ultima giornata Katinka Hosszu si è dovuta inchinare alla campionessa europea dei 200 dorso, che la stacca di due secondi. La ventitrenne di Montebelluna, allenata da Gianluca Belfiore, dimostra uno stato di forma ottimale nonostante il periodo di grande carico. Precisiamolo: i suoi risultati sono frutto di sacrifici enormi, fin dalle scuole superiori. “Non ho mai avuto sconti“, ci racconta.  Una frase forte che descrive gli anni del liceo, delle corse tra banchi e piscina, tra libri e occhialini. Conciliare la carriera agonistica con quella scolastica è senz’altro complicato: “ho frequentato il Liceo scientifico statale, mi sono imposta fin da subito un buon metodo di studio. Il segreto sta nel riuscire a trovare la voglia, dopo gli intensi allenamenti in acqua e in palestra. Ma bisogna farlo, bisogna entrare subito in quest’ottica, altrimenti gli esami non si passano” .  Margherita ci è riuscita: si è laureata in Economia in quattro anni con 108 su 110, un ottimo risultato per una nuotatrice di alto livello :“probabilmente se mi avessero agevolata mi sarei laureata in tempi lunghissimi, o magari non sarei proprio riuscita a farlo. Il mio mito? Matteo Restivo. La facoltà di Medicina è impegnativa, lo ammiro molto, perché ha degli riscontri invidiabili sia in piscina sia all’Università“.
La sua tesi sulle Olimpiadi, la sfilata di presentazione della nuova divisa dell’Italteam, la proiettano già verso Tokyo 2020: “Non voglio semplicemente partecipare, voglio essere protagonista. Voglio raccogliere tutti i frutti di quello che è stato il duro lavoro di una vita e dimostrarlo a tutti” La dorsista, esempio di sacrificio e dedizione, si spende anche in merito al ruolo dell’educazione motoria nelle scuole: “in Italia manca una struttura all’americana, dei college che danno la possibilità di conciliare studio e sport nel migliore dei modi.”
Matteo Rivolta: "È una scelta coraggiosa, dolorosa ma necessaria, nel rispetto mio e di chi con me ha lavorato, sofferto, sognato."

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