Gregorio Paltrinieri: la maturità del campione

Gregorio Paltrinieri ci ha abituato bene. Aveva solo 17 anni a Londra 2012, la prima olimpiade della sua carriera, quando vinse la batteria e si aggiudicò il quinto posto in finale. L’avevamo capito tutti che sarebbe diventato un fenomeno. Prima di noi lo aveva capito Stefano Morini che lo invitò alla sua corte, nel regno del mezzofondo al centro Federale di Ostia, dopo quel quarantottesimo Sette Colli e quei 1500 metri nuotati in 15.04.90.

Dopo le trenta vasche dell’ Acquatic Center, compromesse da un dolore alla spalla, Greg ha iniziato la sua scalata verso il titolo olimpico. Dal bronzo mondiale di Barcellona, all’oro europeo di Berlino, riconfermato anche due anni dopo, fino al titolo iridato di Kazan. Inutile dire che il favorito in Brasile era lui. Promessa mantenuta, il 13 agosto 2016 a Gregorio Paltrinieri bastano 14 minuti, 34 secondi e 57 centesimi per portare a casa la medaglia del metallo più pregiato.

Dopo Rio, il campione ha ancora fame: vola in Ungheria e ai Campionati mondiali di Budapest si prende il bronzo negli 800 metri e l’oro nei 1500, dopo una lotta contro l’amico e rivale Romanchuk. L’ucraino però non ci sta e si vendica l’anno successivo a Glasgow, toccando prima di lui, sia negli 800 sia nei 1500.

Al contempo, Paltrinieri ha realizzato uno dei suoi sogni: nuotare in mare aperto, togliendosi anche qualche bella soddisfazione. Quasi sempre a medaglia, fino agli scintillanti ori della 5 e 10 km a Miami, nelle riserve naturali di Key Biscayne. Vittorie dal sapore agrodolce, a causa del piccolo infortunio al polso che ha leggermente ritardato il suo collegiale a Flagstaff. Ma niente paura, dodici giorni dopo Greg è tornato oltreoceano per preparare al meglio la difesa del suo titolo mondiale.

Oggi è reduce dal Sette Colli, lì dove tutto era iniziato. Stanco e di ritorno dalle pesanti settimane americane, chiude quarto la gara che conosce a memoria. Nessuna paura, Gregorio Paltrinieri ha semplicemente accettato di mettersi in gioco in una fase della preparazione difficilmente compatibile con il “tempone”. I suoi occhi guardano già verso oriente, verso la difesa del titolo mondiale che si è conquistato con le unghie. È uscito dalle acque dello Stadio del nuoto sereno, con la maturità di un atleta esperto: “Andando avanti acquisisci esperienza e capisci sempre più di te stesso, quindi sono più tranquillo rispetto a quando ero un ragazzino sfacciato che sale sul blocchetto e fa tutto quel che può fare. È il bello dello sport, fare tante gare e imparare dagli errori. Ogni volta apprendo qualcosa di nuovo”, ci racconta dopo le sue trenta vasche.
Bisogna andare forte quando conta davvero. E Greg lo sa bene. Ce lo ha dimostrato, chilometro dopo chilometro.

Ph. ©Giorgio Scala/DeepBlueMedia

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