Occasioni perdute

L’avvicendamento fra la compagine di governo gialloverde e quella giallorossa scuote l’intero paese. Cosa può aspettarsi il microcosmo sportivo, che tanto micro non è considerato che parliamo di un settore che muove, indotto compreso, circa 25 miliardi pari al 1,25% del Prodotto interno lordo?

Il neo ministro Vincenzo Spadafora (nella foto, tratta dal suo profilo Facebook, insieme al presidente del consiglio Giuseppe Conte) entra in carica nel mezzo di uno scontro senza precedenti fra CONI e governo: oggetto del contendere la Legge 86/2019, approvata in via definitiva dal Senato lo scorso 8 agosto e che è costata al nostro paese la reprimenda del CIO in quanto limiterebbe in maniera inaccettabile le prerogative del CONI. Per una disamina del provvedimento vi rimandiamo all’impeccabile contributo di Roberto Bresci, qui interessa provare a capire cosa ci possiamo attendere nei prossimi mesi. La prima considerazione è che, con una trentina di miliardi da trovare per sterilizzare l’aumento dell’IVA e una manovra 2020 ancora tutta da scrivere, le vicende sportive non sono certamente in cima alle priorità di Giuseppe Conte, ma ci arriveranno rapidamente di fronte al rischio di compromettere la partecipazione alle imminenti Olimpiadi di Tokyo e, forse ancora più preoccupante, l’organizzazione dei Giochi 2026 già assegnati a Milano e Cortina d’Ampezzo ai quali né Giuseppe Sala né Luca Zaia sembrano disposti a rinunciare.

La manovra, dicevamo. Il mondo dello sport dilettantistico non può che augurare ogni bene al presidente del consiglio e al ministro dell’economia Roberto Gualtieri: un incremento delle aliquote IVA (al 25,2% per quella ordinaria, al 13% per quella ridotta) rappresenterebbe una mazzata per ASD e SSD che si avvalgono del regime fiscale agevolato della L. 398/1991 e per le quali l’imposta sul valore aggiunto rappresenta un costo pieno o quasi. Chi gestisce impianti pubblici non potrebbe neppure rifarsi aumentando le tariffe, che per definizione sono IVA inclusa.

Ammesso che le risorse per disinnescare le clausole di salvaguardia si trovino, rimane il disappunto per una classe politica che continua a trattare la pratica sportiva come un hobby per ragazzini, e infatti la accorpa regolarmente alle Politiche giovanili all’interno di un ministero senza portafogli. L’ennesima occasione sprecata, per un paese che da una diffusione capillare della pratica sportiva soprattutto fra gli adulti e gli anziani trarrebbe enormi vantaggi anche economici: un adulto/anziano sportivo ha una migliore qualità di vita, ricorre con minore frequenza alle prestazioni del servizio sanitario nazionale e perde meno giornate di lavoro per malattia. Diversi studi (che trovate linkati in calce) mostrano come un aumento del 1% dei soggetti sportivamente attivi si tradurrebbe in ottanta milioni di risparmio per il SSN e in un incremento di un miliardo e settecento milioni di PIL. Altro che politiche giovanili.

Detto questo, la biografia di Vincenzo Spadafora induce a un cauto ottimismo: il braccio destro di Luigi Di Maio arriva dal Terzo settore (al quale ha anche dedicato un libro, La terza Italia) e negli anni ha dato prova di grandi doti diplomatiche. Sembra quindi la persona giusta per normalizzare i rapporti fra governo e istituzioni sportive, resta da capire se lo farà con il cesello smussando gli spigoli della Legge 86 o con il napalm, azzerando il lavoro del precedente esecutivo e proponendo una sua riforma organica del settore. Riforma della quale c’è indubbiamente bisogno, considerato che la sopravvivenza di un soggetto sportivo dilettantistico è appesa a una ragnatela di norme eterogenee e spesso fra loro contraddittorie e va certamente riconosciuto all’ex sottosegretario Giancarlo Giorgetti il merito di essersi mosso nella direzione di un chiarimento dello scenario.

Spadafora è anche uomo attento al tema delle pari opportunità, sul quale si è sempre mosso con attenzione bipartisan, e ci auguriamo che si impegni per correggere il terrificante gender gap dello sport italiano che conta un tesseramento femminile ogni quattro maschi.

Nel breve periodo non sembra invece destinato a tornare all’ordine del giorno il tema del lavoro sportivo dilettantistico, rispetto al quale avevano suscitato molte aspettative i proclami di Luigi Di Maio, che ha ceduto i suoi dicasteri ai compagni di partito Stefano Patuanelli e Nunzia Catalfo e che dati ISTAT alla mano sembra avere sostanzialmente perso la sua lotta al precariato. Il tema è delicato, e ci torneremo a breve con interventi di alto profilo.

Approfondimenti:

CONI, I Numeri Della Pratica Sportiva in Italia, 2017

CONI, I Numeri dello Sport 2016, 2017

CONI, Il Libro Bianco dello Sport Italiano, 2012 – prima parteseconda parte 

ISTAT, Il Futuro Demografico del Paese, 2011

World Health Organization, Physical Activity, 2018

ISTAT, Occupati e disoccupati, 2019

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