Transwimming

Il Washington Blade, la più longeva pubblicazione nordamericana dedicata al mondo LGBT, racconta la storia di Natalie Fahey (nella foto tratta dal suo profilo Instagram), la prima nuotatrice transessuale ad aver gareggiato nel campionato universitario USA.

Fahey racconta di avere iniziato la transizione a ridosso dei campionati della Mid-American conference 2018. “Ero felice del percorso che stavo intraprendendo, ma contemporaneamente triste perché sapevo che dopo le cure ormonali non sarei mai più stata così veloce in acqua”.

Natalie ha potuto contare sul pieno supporto dei suoi compagni di squadra e del suo allenatore, Rick Walker, e di avere iniziato a riflettere sul proprio orientamento sessuale nel suo anno da sophomore (termine utilizzato per indicare il secondo anno di un ciclo di studi), quando si divideva fra la piscina e il campo di football, con buoni risultati in entrambe le discipline. “Mi sentivo una bomba, ma sentivo che nel mio corpo stava cambiando qualcosa. Iniziavo a mettere in discussione la mia identità di ragazzo cisgender (soggetto che presenta concordanza fra il proprio genere biologico e il comportamento sessuale atteso per tale genere, NdR). Avrei potuto facilmente scivolare nella depressione, ma il nuoto mi teneva la testa occupata. Era la mia coperta di Linus. Il lavoro svolto con coach Walker dava frutti straordinari, rispetto al mio primo anno da matricola avevo abbassato di otto secondi il mio personal best nelle 500 yard (457,20m, NdR) stile libero”.

Tra un allenamento e l’altro si faceva strada il pensiero della transizione di genere, e Fahey aveva iniziato a informarsi sulle regole NCAA per gli atleti transgender. “Avevo un sacco di pensieri. Volevo continuare a nuotare, ma non accettavo l’idea di doverlo fare più lentamente a causa degli ormoni. Il processo sarebbe in breve tempo diventato di pubblico dominio, e la mia carriera di nuotatrice era incompatibile con la transizione. Non sapevo cosa mi riservasse il futuro”.

Durante l’estate che precedeva l’inizio del terzo anno di college, Natalie per la prima volta si dipinse le unghie e chiese ai suoi amici di iniziare a chiamarla con pronomi femminili. Nell’autunno successivo raggiunse i suoi genitori per un weekend a Saint Louis e diede loro la grande notizia in un pub, dopo qualche birra. “Non è stato piacevole. Non mi hanno ripudiato, ma non è stata un’esperienza piacevole”.

Poco prima di Halloween Fahey si infortunò ad una spalla, dovendo così limitare gli allenamenti ad esercitazioni di sole gambe. Per la prima volta pensò seriamente di sospendere gli allenamenti per dedicarsi alla transizione, ma ricacciò subito indietro il pensiero e durante le vacanze natalizie fece coming out con il suo allenatore. “Voglio cambiare sesso” gli dissi, “e voglio continuare a nuotare”.

Coach Walker la rassicurò e le garantì il suo pieno appoggio, confermandole il posto nella squadra maschile anche per il quarto anno. Nel corso dell’estate trovò lavoro presso un concessionario automobilistico a Indianapolis. “Non era il posto migliore per presentarsi come una ragazza trans, i commenti anche pesanti erano all’ordine del giorno, ma ho la pelle coriacea, non mi sono lasciata ferire”.

Natalie iniziò il suo anno da senior dopo sei mesi di estrogeni, fuori forma, sovrappeso e nuotando con un costume femminile per coprire il seno. “Il primo meeting fu un disastro, tornai a casa e mi chiusi in camera a piangere. Lottai per tutta la stagione contro la tentazione di paragonare le mie prestazioni a quelle del mio vecchio me. Fu dura accettare che non avrei più potuto migliorarmi, e imparai a concentrarmi sulle piccole vittorie quotidiane: il piacere di allenarmi, l’atmosfera di squadra, riscoprendo il piacere di nuotare”.

Il fatto di gareggiare nelle gare degli uomini con un costume da donna e tratti ancora maschili non le creava comunque difficoltà né con i compagni di squadra né con gli avversari. Ma c’era ancora un obiettivo che voleva raggiungere prima di concludere il college: gareggiare con le ragazze.  Obiettivo raggiunto ai campionati di Missouri Valley Conference 2019: nonostante potesse gareggiare a pieno titolo, avendo completato un ciclo di dodici mesi di terapia ormonale, Natalie ha partecipato fuori classifica. “Non volevo sollevare polemiche, qualcuno mi avrebbe certamente accusato di barare. Perché litigare quando puoi essere un esempio? Penso di avere fatto un buon lavoro sollevando nella NCAA il tema delle nuotatrici transessuali”.

Fahey sta terminando il suo percorso di studi presso Southern Illinois University, con una laurea in ingegneria meccanica e un master in tecnologie dell’automotive, settore nel quale sogna di lavorare. Dopo quindici mesi di terapia si è perfettamente adattata a uno stile di vita femminile e si sta informando sulle procedure chirurgiche meno invasive. Southern Illinois ha una buona polizza medica, che copre anche questo tipo di spese. Oggi Natalie è un’attivista per i diritti delle persone transgender e transessuali, si dedica alle immersioni subacquee e scrive Trans Rights su ogni relitto che trova. “Faccio la mia parte”, commenta ridendo.

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