Doomsday

Vi ricordate tutti dove eravate e cosa stavate facendo il 9 luglio 2006.
Se siete abbastanza vecchi ricordate ancora meglio l’11 settembre 2001.
E se siete molto vecchi, l’11 luglio 1982.
E naturalmente ricordate con grande precisione ogni giornata che ha segnato indelebilmente la vostra esistenza.
Quindi, anagrafe permettendo, ricorderete perfettamente cosa stavate facendo il 17 settembre 2000.
No? Eppure esattamente diciannove anni fa accadeva questo:

17 settembre 2000: il giorno che ha cambiato tutto.
Il giorno in cui gli italiani hanno scoperto di essere un popolo di nuotatori.
Il giorno che, per chi aveva nuotato negli anni Settanta e Ottanta, sembrava non dovesse arrivare mai.
In un secolo di tentativi l’oro olimpico ci era sempre sfuggito: la più vicina al bersaglio grosso Novella Calligaris (allenata, se mi permettete la digressione, da mio padre) con l’argento di Monaco 1972.
Noi restavamo a secco e nel frattempo vedevamo tedeschi, ungheresi, persino surinamesi issarsi sul trono di Olimpia, mentre tutti i nostri tentativi si infrangevano su un muro di infortuni, controprestazioni, avversari sempre più forti, al punto da sviluppare un complesso di inferiorità antropologica: gli italiani non hanno il biotipo, sono mammoni, mangiano troppa pastasciutta.
Poi un bel giorno, dopo l’argento di Massimiliano Rosolino nei 400 stile libero che sembra confermare la tradizione, arriva Domenico Fioravanti da Trecate e vince all’americana: miglior tempo in batteria, miglior tempo in semifinale, vittoria con record olimpico: game set and match.
È un gigantesco tappo che dopo 104 anni salta e libera le potenzialità di un movimento che aspettava solo di riuscire a credere in sé stesso: nel giro di pochi giorni arrivano la doppietta di Domenico che nei 200 si trascina sul podio al terzo posto Davide Rummolo e il bronzo di Massimiliano nei 200 stile libero, viatico al trionfo nei 200 misti.
È un’apoteosi: gli italiani si scoprono popolo di nuotatori, la foto di Domenico Fioravanti che ruggisce a braccia spalancate apre tutti i TG, campeggia sulle copertine dei più prestigiosi settimanali, diventa simbolo icona trascendenza.
Un treno ad alta velocità che parte e non si ferma più: in questi diciannove anni il nuoto italiano si è stabilmente issato ai vertici mondiali, nonostante una concorrenza internazionale sempre più agguerrita e nello sfascio generale dello sport tricolore. Un risultato sbalorditivo per la mia generazione depressa e frustrata, con il testimone presto raccolto dall’infinita Federica Pellegrini, passato a Gregorio Paltrinieri che già deve guardarsi dalla nouvelle vague.
Come andrà a Tokio non è dato sapere, ma certo mai nella nostra storia ci siamo avvicinati a un’Olimpiade con tanti atleti in odore di medaglia.
E quando a settembre 2020 gongolerete osservando la coda di bambine e bambini pronti ad iscriversi in piscina per emulare le gesta dei campioni azzurri, ricordate che è iniziato tutto quel giorno.
17 settembre 2000. Domenico Fioravanti. Grazie.

Ph. ©GMT – Ferdinando Mezzelani che ringraziamo infinitamente per la disponibilità

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