Genitori in alto mare
Quando ti nasce un figlio nuotatore
/https://distribution-point.webstorage-4sigma.it/nuoto_com-1291/media/immagine/2024/resized/Schermata_2019_10_01_alle_17_30_29-1914x1092_tPPNhhb.jpg)
Cosa succede quando un brillante autore di satira, animatore di uno dei blog sportivi più caustici della Rete , deve elaborare il trauma di avere un figlio nuotatore? Ne scrive, ovviamente. Con grande piacere vi presentiamo un contributo di Alessandro Denti, augurandoci che ci prenda gusto.
I genitori, le uniche “vittime” del nuoto giovanile. Ingestibili, invisi ai coach, martoriati dalla spola casa-impianto, sono spesso dannosi per la crescita del ragazzo, il tutto a causa delle loro straripanti emozioni. Ma davvero esistono emozioni sbagliate?
L’allenatore ti chiama in disparte per comunicarti che vedrebbe bene tuo figlio in preagonistica e iniziano i problemi. Eppure al bambino nuotare piace anzi, sembra non veda l’ora di cominciare, la possibilità di portarlo un po’ più spesso ce l’avete e il nuoto dicono sia un sport sano, perciò gli ingredienti perché sia una buona notizia ci sono tutti, ma solo a gioirne ti senti sporco: hai percepito l’orgoglio crescere in te, un tumulto immotivato, l’ha guadagnata lui la chiamata ma è come se il risultato fosse tuo.
“Il mio più grande successo sportivo? Quando mio figlio è stato chiamato in preagonistica.”
Vorresti sapere di più, vorresti sentirti dire che lo hanno chiamato perché è forte, perché è un predestinato, che il centro sportivo ogni giorno ringrazia divinità in ordine sparso per la venuta al mondo del ragazzo e invece niente, fornite le informazioni su giorni e orari, l’allenatore se ne va.
Tuo figlio non è un predestinato. Forse perché la “predestinazione” non esiste e in cuor tuo lo sai bene. Tu non eri predestinato a fare il tuo lavoro, ti sei impegnato per imparare a svolgerlo al meglio e nemmeno ci riesci sempre. Esistono le capacità però: alimentate da continuo impegno e passione, crescono e possono diventare qualcosa di più, ma ce l’hanno in milioni, quelle.
Inoltre tuo figlio ha meno di dieci anni, alla sua età anche per te era tutto un gioco e in quanto tale fra un anno potrebbe mollarlo annoiato, come ha fatto con gli altri giocattoli. Capisci presto che il “problema” è solo tuo e di come ti proietti in lui, sognando che realizzi i successi che non hai avuto.
Che noia.
Ma la famiglia non è inutile o marginale, sarete attenti a non creargli aspettative, ad esempio. Ti ricordi quando da ragazzino ti eri illuso e un po’ vantato di essere un fenomeno e come bruciò quella sconfitta? Perché perdere è doloroso tanto più sono disattese le aspettative, proprie e degli altri, soprattutto quando questi sono i genitori.
La preagonistica di tuo figlio sarà questo: mantenere la calma, portarlo avanti e indietro per centri sportivi, perdere continuamente cuffie e occhialini, mantenere di nuovo la calma e quando capita, gioire chiusi in uno sgabuzzino.
Ph. ©A.Staccioli/ Deepbluemedia
/https://distribution-point.webstorage-4sigma.it/nuoto_com-1291/media/immagine/2024/resized/Schermata_2019_10_01_alle_17_30_29_jLMooOh-1914x1092_54OS8gY.jpg)
ENTRA NEL NOSTRO CANALE TELEGRAM PER AVERE COSTANTI AGGIORNAMENTI
UNISCITINON PERDERTI NESSUNA NOTIZIA SUL NUOTO ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER