Da Tokyo a Tokyo tra i ricordi di Mara Sacchi

GENOVA– A posto, via, è iniziata la stagione che porta con sé un sogno a cinque cerchi, quello di Tokyo 2020, quello che ogni atleta spera diventi realtà. È iniziata a Genova, con il 46° Trofeo Nico Sapio, dove nell’aria c’è storia, una storia che probabilmente i più giovani non conoscono. Si, perché un po’ di Tokyo si respira anche tra le gradinate della Piscina Sciorba, grazie a lei che guida la macchina del Genova Nuoto, la Presidentessa Mara Sacchi. Facciamo un salto nel tempo, torniamo in un’epoca in bianco e nero, ma che lei ricorda con colori ben chiari e nitidi: è il 1964 e siamo proprio a Tokyo, Mara è la più piccola dell’Italnuoto diretta ai Giochi olimpici. “Eravamo molto giovani. Sono passati parecchi anni, ma non sembra. Giravamo in bicicletta, tutto il mondo sembrava unito e sembrava conoscerci. Gridavamo il nostro -ciao- italiano a tutti, così che i giorni successivi si ricordassero di noi. E poi hanno iniziato, a loro volta, a salutarsi così; era diventato universale. Le Olimpiadi sono un’esperienza da vivere, un contesto meraviglioso”. Una carriera breve, iniziata grazie al fratello: “Siamo una famiglia di nuotatori. Ho due fratelli e quello più grande avrebbe potuto ambire ai Giochi olimpici, ma a causa di un incidente in motorino ha dovuto rinunciare. Si è rotto un tendine e quando hai un infortunio così, per un po’ non vuoi vedere nulla. Un giorno ha portato me e mio fratello più piccolo in piscina, avevamo undici anni io e dieci lui, un po’ tardi per il nostro sport”.

Tuttavia in pochi anni si prese la nazionale giovanile, per poi smettere nel 1968, quattro anni dopo quella famosa Tokyo ’64: “Si, ho lasciato l’agonismo perché ero un po’ delusa. Crescendo ho capito c’è anche un rovescio della medaglia, e la nostra staffetta non fu selezionata per l’Olimpiade del 1968, chiaramente erano altri tempi e un altro nuoto e il CONI portava un numero limitato di atleti”.

Nel frattempo aveva trovato l’amore di colui che oggi è suo marito (Enzo Barlocco ndr) e le sue ambizioni erano rimaste alte, voleva realizzarsi e magari farlo in un ambiente che conosceva bene come quello del nuoto. “Iniziai a lavorare nei centri CONI, erano in ogni città d’Italia, perciò mi spostai a Genova. Mi contattò il giornalista Aronne Aghileri della Gazzetta dello Sport, che mi riferì di una proposta da parte del Genova Nuoto. Io l’accettai e adesso eccomi qui”.

Dal passato ai giorni nostri lei il nuoto l’ha vissuto in tutte le sue sfumature, prima da atleta e poi da dirigente; l’ha visto cambiare, in parallelo con il mondo. Ma per quanto passino gli anni, dai suoi occhi fieri, pieni di orgoglio e di emozione si percepisce che forse non è poi tutto così lontano come appare. Mara ci porta con lei, nella sua epoca, con delle immagini limpide: “si sono evolute le metodologie di allenamento. Prima centrare la finale era un obiettivo straordinario, eccezionale. Oggi abbiamo una nazionale forte e chiaramente vogliamo le medaglie. Gli atleti non sono più dei dilettanti, sono coccolati da sponsor e società, possono entrare nei gruppi militari per assicurarsi una carriera più lunga. In passato a 22 anni dovevi razionalizzare e fare i conti con la realtà, pensare a studiare e successivamente lavorare. I nuotatori di oggi sono assolutamente più sciolti. Ricordo che ai miei tempi, quando si avvicinava un giornalista si iniziava a tremare, sudare freddo, ci si impastava la lingua e si pronunciava qualcosa. Oggi no, sono tranquilli e sanno comunicare”.

E tra le foto in bianco e nero, ce n’è una che non avrebbe voluto descrivere e raccontare: è quella di Brema, che risale al 1966. Un ricordo che tocca Mara nel profondo, un legame con quel gruppo che porta indissolubile dentro di sé: “per caso non fui convocata dalla nazionale per quel meeting, non ero in forma. Erano persone a cui tenevo molto, per me è stato devastante venire a conoscenza di quell’aereo precipitato, una vera e propria tragedia. Sulla base di questo nasce il trofeo Nico Sapio, dedicato al giornalista RAI scomparso insieme agli altri del gruppo. Per me è sempre un piacere e un motivo di orgoglio organizzare questa manifestazione, ricevo sempre tanti complimenti. Oggi ho anche un motivo in più: è Luigi Gardella, quello che per anni è stato il Presidente di Genova Nuoto scomparso questa estate. Dedichiamo a lui la coppa che diamo alla società vincitrice della graduatoria degli Esordienti A. In genere sono sempre soddisfatta di questo trofeo e grazie al Biscottificio Grondona arricchiamo le premiziazioni con i loro dolci che sono davvero buoni”.

 

Photo A.Masini/Deepbluemedia/Inside

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