Perchè cento si dedichino alla cultura fisica

Quando De Coubertin scrisse il famoso pezzo: “perché cento si dedichino alla cultura fisica, bisogna che cinquanta facciano sport. Perché cinquanta facciano sport bisogna che venti si specializzino. Perché venti si specializzino bisogna che cinque si mostrino capaci di grandi prodezze” aveva capito che era la quadratura del cerchio. Cosa poteva spingere al movimento? Non certo la salute. All’uomo sano non interessa la salute. Per muoversi l’uomo sano deve sognare, guardare altri, vedere una vita più bella.

La tesi

Il principio vale anche oggi. Se vogliamo che centinaia di migliaia di giovani facciano attività fisica, occorre che decine di migliaia pratichino lo sport. Perché decine di migliaia pratichino sport, occorre che migliaia di atleti facciano agonismo. Perché migliaia di atleti facciano agonismo, occorre che decine di loro facciano risultati eclatanti. Questo principio è ciò che da senso al nostro lavoro quotidiano. Perché deve esistere una società sportiva? perché deve essere aiutata dal pubblico e dal privato? perché è bene che faccia agonismo? perché deve cercare di farlo al massimo delle sue possibilità? La risposta è qui.

L’antitesi

Ma c’è qualcuno che desidera che centinaia di migliaia di persone facciano attività fisica? Qualcuno che vuole che si faccia agonismo? Chi è questo qualcuno?

Chissà se De Coubertin aveva pensato che il suo principio sarebbe stato sempre ribaltato. Ambizione, narcisismo e potere sono i principali motori dell’agire dell’uomo. Normalmente trasformano il suo principio nell’opposto. Occorre che milioni di persone facciano attività fisica solo perché occorre trovarne uno che vinca i Giochi Olimpici e darci l’importanza che vogliamo. E’ questo che muove le istituzioni. E’ questo che muove i singoli. La piramide è rovesciata.

La questione siamo noi

Non solo i sistemi totalitari hanno fatto così. Noi pensiamo così. I genitori pensano così. Difficilmente lo ammettiamo pubblicamente. Chi lo ammette, lo fa per spiazzare, per farsi forte con le parole, fingendo di essere alternativo. Lo fa per intimidire i tentativi degli altri. Per arroganza. Normalmente non lo si ammette, ma si sa che si agisce per quello. Il fascismo, il nazismo, il comunismo, l’americanismo… hanno fatto così. I comitati olimpici fanno così. I governi fanno così. Le società sportive fanno così. Hanno detto l’opposto ma hanno fatto così. E’ l’inconscio che guida e la coscienza  che anestetizza.

La sintesi

Non so se esiste una sintesi. L’esperienza dice che i principi decadono sempre negli opposti. La democrazia diventa populismo, la libertà, anarchia, l’uguaglianza ipocrisia. La coerenza è un miracolo. Chi può dirsi coerente? Nessuna istituzione umana lo è davvero. Normalmente quando si suonano le trombe dell’ideale è segno che lo si sta tradendo sistematicamente. Non mancano gli esempi. Non mancheranno mai.

una strada

Eppure ci vuole una strada buona e la strada buona non può essere che seguire un principio buono. Fare quel meglio che l’uomo nel tempo, interrogandosi, ha saputo in qualche modo definire. L’uomo è strano. E’ una roba difficile. Impossibile starci dietro utilizzando una coerenza oggettiva. Chi ha tentato di farlo ha dovuto mentire. I sistemi più idealisti sono stati quelli che hanno mentito di più. Il problema non è essere o essere stati coerenti, ma continuare a correggere, a inseguire principi buoni e a interrogarci su cosa è davvero bene. Inutile far finta di non sapere come vanno le cose. Le cose sono come sono, ma le scelte individuali fanno la differenza. Tenere su qualcosa, non perdere mai tutto quello che ci era stato dato. E’ un compito arduo, minimalista, poco gratificante. Ma è un compito che fa bene al mondo e a cui non possiamo sottrarci.

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