L’incontro

La leggenda.

La leggenda vuole che Bill Bachrach, l’allenatore dei campioni dell’Illinois Athletic Club, che cambiò la vita di John Weissmuller, avesse incontrato per caso quel giovane nuotatore. Guardando il cronometro e il talento che gli si rivelava, si sarebbe immediatamente convinto a dargli un posto nella sua squadra perché sarebbe stato il più grande campione di tutti i tempi.

La realtà.

La realtà fu diversa. Johnny voleva quel posto. Aveva un compagno di scuola, un certo Hooks Miller che nuotava in quella squadra. Nell’Illinois Athletic Club, all’epoca, tra gli altri, nuotavano Perry McGillivray, Norman Ross ed Harry Hebner,  tre olimpionici. Esserci era il sogno di ogni nuotatore. Stare con loro un miracolo. Non era facile, quindi, per un ragazzo di periferia, con pochi mezzi e anche un po’ straniero, farsi conoscere. Difficile farsi stimare. Ma Johnny era cocciuto e aveva un suo disegno. Il suo piano era semplice: tempestare il suo amico di insistenze finché non gli avesse procurato un abboccamento con qualcuno di quella squadra. Dopo un mese di pressioni stressanti fu accontentato.

Bill Bachrach.

William Bachrach, detto Big Bill a causa dei suoi 6 piedi d’altezza per 300 libbre di peso, era un vero boss. Di origine ebrea, 16 fratelli, prima di partecipare alla guerra ispano americana, era stato un nuotatore di successo. L'”amato tiranno”, come lo chiamavano i suoi atleti, comandava l’Illinois Athletic Club (IAC), una delle squadre più forti d’America, come un despota. Era diventato capo allenatore dopo un periodo in cui aveva assistito Frank Sullivan, l’inventore del trudgen crawl e dopo aver allenato al Central YMCA, dove si era fatto conoscere. Allenava con successo anche la pallanuoto. Alla IAC, oltre ad aver fatto nuotare Jam Handy, Harry Hebner, Mike McDermott, Perry McGillivray e Norman Ross, avrebbe anche avuto, oltre a Weissmuller, Bob Skelton, Arne Borg, Sybil Bauer, Ethel Lackie, tutti campioni olimpici.

Bill, per essere strano, era strano. Ad esempio teneva tutti i suoi soldi, convertiti in monete d’oro, in una cintura che non levava mai, che avvolgeva la sua proverbiale circonferenza. Poi era uno che raccontava un sacco di palle a chi gli chiedeva consigli, per nascondere i suoi segreti e mantenere il vantaggio di sapere qualcosa. Tra l’altro era un dittatore, ma era anche un burbero. Per questo i suoi nuotatori, alla fine, gli volevano bene. A parole ci sapeva fare. Gestiva ciascuno in modo diverso. A chi serviva la competizione, dava la competizione, a chi era nervoso dava la calma, a chi era calmo metteva addosso l’agitazione. Nelle sue squadre però non c’era spazio per le primedonne, perché l’unica primadonna era lui.

L’attesa

Il primo sì a Johnny Weissmuller era un sì molto scettico sulle sue possibilità. Solo che, dopo un mese d’insistenza, non si poteva non far niente per quel giovane ambizioso. L’impatto col grande capo non fu dei più incoraggianti. “Ecco un tipo che pensa di poter fare il bagno,” fu la prima dichiarazione del coach. Ma il ragazzo non aveva nessuna intenzione di farsi scoraggiare e si buttò in acqua con tutto l’entusiasmo che aveva.

Il responso

In una intervista che diede Bachrach dopo anni di connubio con John, disse che quando lo vide la prima volta teneva la testa così alta fuori dall’acqua, e prendeva a calci e schizzava in modo tale che gli ricordava un cane che nuota. “Non credo di aver mai visto niente di peggio” sarebbe stata la sua seconda dichiarazione. Ma poi aveva guardato il cronometro. Il cronometro non sbaglia e in quel caso diceva che il ragazzo qualcosa da dire ce l’aveva.  Quel modo di nuotare imbarazzante avrebbe avuto un futuro. Nella foto Bill Bachrach con Weissmuller e Arne Borg.

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