Piscine chiuse, dagli occhi del gestore

Una situazione davvero difficile da gestire quella che il tema “coronavirus” e le sue conseguenze hanno creato. A parte la zona rossa dei paesi “isolati”, si tratta di psicosi tanto strane quanto comprensibili dopo che ci si vede chiudere le scuole, ridurre gli orari degli esercizi e chiudere forzatamente le attività in luoghi affollati e pubblici. Così la tentazione di prendere un pacco di farina o di pasta in più non è cosa poi così strana, al supermercato c’è una spasmodica corsa al carrello più pieno. Lo stesso in farmacia, dove ad ogni ora c’è calca per recuperare mascherine e disinfettanti.
Ma in fondo, chi in questi giorni di incertezza non ha spulciato la polizza di assicurazione per vedere se tra le calamità era concepibile un disagio con queste caratteristiche?

Il gestore di un impianto sportivo deve poi affrontare subito la responsabilità per i collaboratori che rimangono a casa.

Il disagio diretto per le società sportive, da un minuto all’altro si sono trovate a dover chiudere l’attività, senza sapere con precisione cosa sarebbe successo di li al giorno successivo. Ma chiudere una piscina per sette giorni significa solamente chiudere le porte al pubblico, fronteggiando una serie di problematiche e di attenzioni che non possono essere sottovalutate.
Pulizie ordinarie e straordinarie(quale migliore occasione?), così come manutenzioni. Le segreterie per qualche ora potranno sbrigare pratiche sospese, sistemare file e documenti, approfittare per programmare in vista del tanto riavvio delle attività. Ma l’acqua va scaldata lo stesso, filtrata. Dunque spese importanti che non si fermano. Lo stesso vale per i fornitori, che giustamente vogliono essere pagati. Telefonate a raffica e risposte che rimandano all’ordinanza. Insistenza e intolleranza degli utenti sui social network.
In effetti qualche utente non capisce la situazione, tanto indefinita quanto faticosa: chi vuole sapere quando verrà recuperata la lezione persa, chi quando verranno rimborsati i soldi, chi quando potrà essere rinnovato l’abbonamento.

Non sono scappati, hanno dovuto chiudere per rispettare un’ordinanza, caduta dall’alto, senza troppe spiegazioni.

Sono giorni difficili, telefonate, attenzione a comunicazioni ufficiali, contatti con sindaci e amministrazioni per capire cosa fare. Trovare la strada per far allenare gli atleti a porte chiuse, ma non è così facilmente possibile in ogni comune.

Sarebbe buon senso avere pazienza e fiducia per chi – tutti, utenti ma gestori compresi – ancora non sa bene cosa stia succedendo. Navighiamo a vista, preoccupati, tra le altre cose, per gli effetti di questa situazione sull’economia delle nostre società sportive.

 

Foto © Fabio Castellanza

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