Jessica Long: “Più fair play nel nuoto paralimpico”

Jessica Long (nella foto tratta dal suo profilo Instagram), una delle atlete più decorate nella storia dello sport USA, ha rilasciato una lunga intervista, dal Centro di preparazione olimpica e paralimpica USA a Colorado Springs, a Sports Illustrated nella quale esprime le sue preoccupazioni per il sempre crescente livello di false classificazioni che rischiano di falsare i risultati delle competizioni.
Long lo ha scoperto a sue spese durante le Paralimpiadi di Rio 2016, dalle quali è tornata con il bottino per lei poco soddisfacente di un oro, due argenti e due bronzi.
Nel solo 2020 due atlete, Ailbne Kelly (EIR) e la campionessa mondiale Amy Marren (UK) hanno interrotto anzitempo l’attività per la frustrazione legata al sistema di classificazione.
“Non posso continuare a vedere lo sport che amo autodistruggersi” dice Long, 27 anni, 23 medaglie paralimpiche di cui 9 d’oro, un panel di sponsor che include brand del calibro di Toyota e Arena. “Sta accadendo sotto gli occhi di tutti, e nessuno fa niente. Gli incentivi a barare sono enormi, ma se non sei nella giusta classificazione stai praticamente rubando risultati e opportunità ad altre persone. E questa non è la NFL (la lega professionistica USA di football, NdR), non gira molto denaro. Sono affranta pensando agli atleti che hanno lavorato duro e saranno surclassati da avversari con disabilità chiaramente inferiori. Se il Comitato paralimpico non si impegnerà seriamente per garantire il fair play, questi impostori faranno incetta di record e medaglie!”
Fra i bersagli di Long c’è Maddison Elliott (AUS), vincitrice di tre ori e due argenti a Rio 2016, due volte nuotatrice paralimpica australiana dell’anno. Elliott era inizialmente stata riclassificata da S8 a S9 in occasione dei Campionati mondiali di Glasgow nel 2015. In quell’occasione produsse una magra prestazione di 1.25.42 nei 100 dorso, esibendo una debolissima battuta di gambe. In seguito a quella gara fu riclassificata S8, categoria nella quale conquistò la medaglia d’oro in 1.17.93, con un miglioramento di quasi 8 secondi in pochi giorni. In un post sul suo profilo Facebook Long definì quella gara “il più lampante esempio di mistificazione”. Elliott oggi ha 21 anni e, dopo essere stata riclassificata S9, ha sostanzialmente concluso la carriera, uscendo dal giro della nazionale.
La battaglia delle classificazioni ha raggiunto il suo zenit in occasione dei Mondiali di Londra. Per mesi Long ha raccolto gli sfoghi degli altri nuotatori, invitandoli a prendere posizione. “Gli atleti mi avvicinavano sul bordo vasca e mi confidavano di essere d’accordo con me. Inizialmente ero dubbiosa rispetto alle mie prese di posizione, ma questo mi ha dato la carica. Sentivo di aver raggiunto un punto di svolta”.
Dopo Rio Long confessa di avere pensato più volte al ritiro, ma dice di avere continuato anche solo per mettere a disagio il Comitato paralimpico con la sua presenza e le sue parole.
“Possono voltarmi le spalle, ma non possono revocare le medaglie che ho vinto nel corso della mia carriera. Non possono ignorarmi per sempre”.
Secondo Long, IPC dovrebbe prevedere dei controlli a sorpresa, da eseguire quando gli atleti non sono consapevoli di essere sotto osservazione; ritiene anche che i nomi dei vincitori di Tokyo dovrebbero essere evidenziati con un asterisco se in precedenza avevano una classificazione più alta. Afferma inoltre di voler continuare a nuotare fino al 2028 per disputare le Paralimpiadi in casa: a Los Angeles avrà 36 anni, ma è certa di trovare le motivazioni per allenarsi fino ad allora.
“Chiudo gli occhi e mi vedo sul blocco di partenza insieme alle avversarie, e penso che ho ancora parecchio lavoro da fare (l’espressione originale è più colorita, NdR)“.
Sul tema segnaliamo il contributo della classificatrice FINP Elena Grosso dello scorso 31 luglio.
 
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