Marco Pedoja: tranquillità e positività per affrontare il lockdown.

Marco pedona

Una qualità che caratterizza il tecnico Marco Pedoja è sicuramente la pacatezza. Caratteristica che è emersa anche in questa occasione, dove il mondo del nuoto si trova a vivere una situazione di emergenza senza precedenti. Ma agitarsi non serve assolutamente a nulla. Riconosce la sua responsabilità nei confronti di Nicolò Martinenghi e degli altri ragazzi che allena nell’impianto da lui gestito. Ritiene che mantenere un atteggiamento positivo e tranquillo sia, in questo momento, la cosa migliore.

La programmazione di Nicolò ha inevitabilmente subìto delle variazioni. Stiamo comunque navigando a vista, le cose nei giorni scorsi cambiavano di ora in ora e quello che potevamo fare era adattarci ai cambiamenti che incalzavano. Diciamo che era previsto uno scarico più breve per lui in vista degli assoluti, perché il pass olimpico era stato conquistato a dicembre con i campionati invernali. Mi auguro tanto che quel tempo gli serva ancora. Abbiamo deciso di ridurre gli allenamenti a uno al giorno e lo viviamo come un periodo di transizione. Credo che in questo momento sia preferibile continuare a nuotare, ovviamente in condizioni di sicurezza, perché non possiamo prevedere cosa accadrà tra un mese o due. Non intendo cominciare nessun macrociclo finale per ora, lavoriamo sulla tecnica e sull’aspetto aerobico e sfruttiamo il fatto di avere a disposizione la vasca lunga tutti i giorni. Nuotiamo nell’impianto di Mecenate: non è vicino a casa, sono circa 180 km al giorno, ma in questo momento anche un viaggio quotidiano così permette a me e a Nicolò di stare comunque insieme e di svagarci un po’.

E proprio parlando del ranista azzurro emerge il suo senso di responsabilità, dettato sicuramente dai risultati che si devono ottenere, ma soprattutto dal fatto che Martinenghi non è una macchina, bensì un ragazzo giovane e in quanto tale deve affrontare, oltre che un percorso di maturazione sportiva, anche una crescita personale per essere un domani un adulto migliore.

Nicolò a volte è un po’ giù, non aveva l’ansia per gli assoluti di marzo, ma aveva comunque voglia di gareggiare anche per fare un test della sua preparazione, aveva piacere di rivedere i suoi compagni di squadra e gli avversari. Avevo voglia di portarlo via, per farlo stare un po’ più tranquillo. Ma quando c’è stato il blocco della Lombardia tutto questo non è stato più possibile. Soffre il fatto di vedere che in molte parti del mondo gareggiano e qui siamo fermi. Ma probabilmente anche all’estero è solo questione di tempo. Nicolò in questi anni è sicuramente maturato. Non lo so se lui ipotizzi nella sua testa che l’Olimpiade non venga fatta o venga semplicememente spostata. Insieme cerchiamo di non pensarci e di non fare inutili congetture. Andiamo avanti con ordine e con positività. Quando avrò informazioni certe predisporrò il piano di lavoro in maniera precisa. Come suo allenatore non voglio farmi condizionare da pronostici improbabili: voglio trasmettergli tranquillità. E’ giovane e va tutelato da questo punto di vista. Nicolò dalla sua parte ha l’età. Ha solo vent’anni e gli auguro di poter fantasticare sulla sua carriera di nuotatore per molto tempo ancora. Questa emergenza generale sicuramente lo farà maturare ancora un po’ e lo porterà ad essere un atleta migliore perché deve allenarsi a gestire gli imprevisti.

Marco Pedoja, oltre che un grande tecnico, è anche gestore dell’impianto di Brebbia, in provincia di Varese. Così si trova ad affrontare l’emergenza da tutti i punti di vista, come allenatore e come imprenditore. Anche in questo caso però il suo approccio è lo stesso: serve calma per mantenere la lucidità nel fare le scelte ed evitare errori dettati dal panico.

Nell’impianto che gestisco siamo chiusi. Nonostante la Federazione abbia riconosciuto come atleti di interesse nazionale anche le categorie più giovani, i costi per farli allenare sarebbero stati enormi e non saremmo riusciti a sostenerci economicamente. Il Comitato Lombardo ha ritenuto che con pochi impianti a disposizione e coinvolgendo le categorie più giovani ci sarebbero stati troppi atleti e non sarebbero state rispettate le norme di sicurezza per il contenimento del Covid-19. Per cui è stato deciso di far allenare solo gli assoluti. Nuotiamo in due per corsia e tra una seduta e l’altra di allenamento c’è una mezz’ora di stacco dove l’impianto è vuoto. Credo che il nostro Presidente, Paolo Barelli, si sia speso tanto perché  consapevole che per un nuotatore di alto livello fermarsi due settimane significa ricominciare la stagione da capo. Ai ragazzi più giovani, che si sono dovuti fermare per forza di cose, abbiamo dato dei piani di allenamento a secco da eseguire a casa, pensando soprattutto al fatto che non posso uscire, non vanno a scuola e quindi è un modo per tenerli in attività in maniera sana. Si sono rassegnati al fatto che questa stagione è irrimediabilmente cambiata per quanto riguarda le competizioni. Ma cerco di insegnare loro che di imprevisti nella vita ce ne possono essere sempre e bisogna trovare il lato positivo e uscire rafforzati dalle esperienze negative.

 

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