COVID-19, la battaglia prosegue. Stefano Franceschi: “i nostri medici sono eccezionali”

Oggi questo pezzo l’avremmo immaginato diverso, magari a bordo vasca dello Stadio del Nuoto di Riccione. Oggi sarebbe stata la seconda giornata e chissà che avremmo festeggiato un record italiano o un pass olimpico conquistato. Niente di tutto di ciò, oggi siamo a casa, gli atleti non nuotano e il destino delle Olimpiadi è appeso ad un filo sul punto di spezzarsi. 

Siamo nel pieno della lotta contro il Coronavirus, ma dietro il nuoto e una manifestazione annullata c’è molto di più. Ci sono i medici tra le corsie che stremati svolgono il loro lavoro e che non vedono l’ora di lasciarsi alle spalle questo brutto ricordo. Ci sono anche i gestori di impianti seriamente preoccupati per il loro futuro lavorativo. Le piscine riapriranno una volta archiviato il protocollo COVID-19?  “La priorità adesso è stare alle regole, al di là dello sport c’è un grande problema mondiale. La salute viene prima di tutto e non è una frase scontata, anzi. Io ringrazio i nostri medici, infermieri, ricercatori e tutti coloro che stanno combattendo questa battaglia, perché stanno facendo un lavoro straordinario. Abbiamo visto immagini forti, importanti e queste persone meritano tutta la nostra stima e ammirazione” ci racconta il tecnico federale Stefano Franceschi.

Una pandemia che avrà un forte impatto sull’economia del nostro paese e che si riverserà negativamente anche sugli impianti, dal gestore al personale: “fino a mercoledì scorso noi avevamo la possibilità di nuotare, poi la piscina è stata chiusa per ovvi motivi. Gli impianti sono delle grandi e dispendiose macchine e senza un minimo di utenza faticano a rimanere in piedi. Ovviamente bisognerebbe capire anche come gestire gli atleti che si giocano la qualificazione olimpica, ma mi rendo conto che ci sono delle priorità, problemi più grossi da risolvere. Io penso anche alla situazione lavorativa di allenatori e istruttori che sono assunti con un contratto sportivo. Questi non hanno garanzie, c’è chi nemmeno riesce a guadagnarsi lo stipendio perché pagato a ore e si ritroverà in una situazione critica; ancora peggio se hanno una casa e una famiglia da mantenere. Spero che il Governo possa riconoscere qualcosa anche a coloro che si ritrovano a casa senza poter lavorare”.

Non sono mancate le ripercussioni a livello psicologico sugli atleti; coloro che fino a una settimana fa si allenavano con una speranza olimpica nel cuore, hanno visto i loro sogni crollare quando i Campionati nazionali sono stati annullati. “Non è stato facile gestire gli atleti e sostenerli emotivamente, specie quando abbiamo scoperto che gli assoluti sarebbero stati cancellati. Erano tutti molto preoccupati. Non stiamo nuotando, i ragazzi si allenano a casa, svolgendo delle sessioni a corpo libero per mantenersi attivi”. 

Ad oggi i Giochi olimpici sono ancora un’incognita. Lo sport si è fermato in -quasi- tutto il mondo, l’Europa ha chiuso le frontiere, ma il CIO non ha ancora annunciato l’annullamento della manifestazione a cinque cerchi. “Io sono fiducioso, spero che si possano fare sia i Campionati europei, che le Olimpiadi. Mi auguro che la situazione possa migliorare in tutto il mondo nel più breve tempo possibile. Certo, devono esserci le condizioni adatte per lo svolgimento, poiché si tratta di una rassegna di alto livello e se non riuscissimo a recuperare la nostra quotidianità e gli allenamenti al più presto, allora sarebbe corretto rinviarla. In ogni caso,  ripeto, abbiamo dei problemi ancora più grandi e questo è secondario”. 

Riflettiamoci: lo sport è vita, è salute, ma di fronte a questa battaglia passa in secondo piano. E grazie a tutti coloro che stanno operando negli ospedali con grande forza e passione. Rispettiamoli e stiamo a casa.

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