La grande truffa di Johnny per le Olimpiadi

Febbre da Olimpiadi.

Per tutto il 1922 e il 1923 Johnny Weissmuller vinse gara dopo gara. La sua forza era prorompente e la sua forma fisica irraggiungibile. Nel 1924 si sarebbero svolte le Olimpiadi. In Europa. A Parigi. Un’evento attesissimo. Il principale per la vita di un nuotatore. Forse ancora di più di quanto non sia oggi, perché allora non c’era niente che l’eguagliasse. Niente mondiali, niente continentali. Solo L’Olimpiade. Per Johnny Weissmuller, che in quel momento era imbattibile, era sicuramente l’evento della vita.

L’intoppo

Ma c’era un intoppo nel meccanismo. Per qualificarsi bisognava fare i Trials e per fare i Trials ci voleva la cittadinanza americana. Le carte. Un certificato di nascita che dicesse “sono americano”. Ma Johnny non era americano. Era nato a Szabadfalu, da 10 anni Friedorf, non più Impero Austroungarico, ma comunque Romania.  Chiunque abbia visto una serie TV poliziesca americana, sa cosa vuol dire “immigrazione” in America, e cosa vuol dire non avere le carte in regola.

Senza documenti.

Johnny non aveva i documenti. Le voci sulla sua mancata cittadinanza, poi, cominciavano a venir fuori pubblicamente con l’avvicinarsi delle scadenze. Il New York Times riportò in un articolo che il rappresentante dell’Illinois, Henry Riggs Rathbone, aveva pubblicamente espresso i suoi dubbi sul suo essere americano. Così i giornalisti si buttarono sulla notizia e intervistarono Elizabeth, la madre di Johnny. Naturalmente  essendo la mamma dichiarò, senza tentennamenti, che il figlio era nato a Chicago.  Non poteva fare che così. C’era in gioco tutto e lei aveva lottato troppo per lasciar perdere. Il figlio ci stava riuscendo. Era troppo per avere la forza di non mentire. Con le sue dichiarazioni le pressioni si allentarono leggermente.

La truffa

Ma i giochi di Parigi si avvicinavano e i funzionari del Comitato Olimpico volevano certezze. Servivano le carte anche per fare il passaporto. Così nacque l’operazione segreta. La prima mossa della famiglia fu modificare il luogo di nascita di Johnny da Chicago a Windber, Pennsylvania. Lì infatti era nato Peter, il secondogenito, e nei registri battesimali della chiesa di St. John era registrato il suo battesimo. Cominciarono col dirlo. Poi insistettero nel ripeterlo. Così, pian piano il fatto divenne un dato e il dato divenne di dominio pubblico.

Per l’Olimpiade metterei la firma.

Chi non metterebbe la firma per fare un’Olimpiade? Lo pensarono anche Petrus, il padre di Johnny, Elizabeth, la madre e Peter junior, il fratello minore. Qualcosa bisognava fare. La fecero. Difficile capire come. Tutto rimase segreto. La cosa saltò fuori solo molto tempo  dopo la morte di Johnny, ma a quel punto non interessava più a nessuno. Fatto sta che una mano sconosciuta aggiunse “John” tra il nome “Peter” e il cognome Weissmuller in quel registro parrocchiale. Inchiostro e calligrafia diversi da quello dei funzionari della chiesa, ma nessuno che se ne accorse. Quel documento fu la chiave della soluzione. Per consolidare l’inganno, la famiglia Weissmuller cambiò i nomi sui certificati di nascita dei due fratelli.

John Peter e Peter John

Peter, che fu sempre chiamato Pete, cominciò a sostenere (continuò a farlo fino alla morte, avvenuta nel 1966), che il suo nome “vero”era John Peter Weissmuller. Diceva anche che era rumeno e che era nato nel 1904, prima che la famiglia arrivasse in America. Johnny, a partire dal 1924, diceva invece a tutti che il suo nome vero era Peter John Weissmuller, che era nato in Pennsylvania, e che era nato nel 1905, dopo che la famiglia si era trasferita nel Nuovo Mondo. Fu così che una penna stilografica e la capacità di mantenere un segreto, spalancarono a Johnny le porte del trionfo.

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