Agorafobia vs Claustrofobia

  • Riceviamo e pubblichiamo con piacere le riflessioni di Antonella Beghetto. Coordinatrice del Settore istruzione tecnica di FIN Veneto, dirigente del Centro Nuoto Rosà, ma soprattutto grande amica di Nuoto•com.

4 aprile 2020.

È dal 9 marzo che sono reclusa dentro casa, come del resto tutta Italia.

Mi sono ritrovata fin dal primo giorno, da buona organizzatrice che mi dicono di essere, a scandire bene le mie giornate per riuscire a sopravvivere a questa reclusione forzata.

Alla mattina mi alzo molto presto: doccia, colazione e mi vesto di tutto punto come si dovessi realmente andare al lavoro e poi comincio. Le prime ore del mattino le dedico a delle riunioni video con le mie collaboratrici. Inizialmente con l’idea di organizzare il centro estivo, che nei giorni successivi si è rivelata essere l’organizzazione di un centro estivo con restrizioni. Da responsabile di una famiglia, provo ad organizzare bene il pranzo; le prime ore del pomeriggio le dedico alle mie passioni di leggere e dipingere; poi alle cinque mezza tutto si ferma, mi metto sopra al mio treadmill, che ho sempre tenuto in un angolino da usare solo in caso di pioggia, e che adesso è diventato provvidenziale. Corro che mi sembro un criceto, tant’è che ormai quando rispondo ai messaggi whatsapp, metto sempre l’emoji del roditore vicino al mio nome! Dopo essermi dedicata allo sfogo fisico e mentale organizzo la cena per i disperati di casa, chissà perché chiedono sempre da mangiare! E poi mi butto in quello che ho sempre desiderato… Vedere film e serie TV, che in tutti questi anni ho sempre messo nel cassetto dei desideri.

Tutto bene direi: sento puntualmente i miei familiari, i miei amici, i miei collaboratori più cari.

E così sono riuscita ad arrivare fino al giorno 22.

# Day23: sono completamente crollata, senza nessuna avvisaglia, giornata nera, senza alcuna spiegazione; non ho voglia di sentire i miei collaboratori, non preparo da mangiare per quelli che hanno fame, ho perso persino la voglia di fare il criceto. Nessuna serie televisiva che mi interessi, nessun film che possa ristabilire il morale. Un disastro!

#Day 24: devo correre ai ripari. Non mi riconosco più, da un lato ho paura di uscire di casa, dall’altro non so cosa fare continuando a stare in casa. Guardo la porta d’ingresso più come la porta dell’inferno che non la via del paradiso.

Allora rifletto… mi manca la mia piscina.

Ho voglia di fare un tuffo bomba.

Di nuotare finché si staccano le braccia.

Ho voglia di vedere i bambini dei corsi di nuoto, mi mancano. Mi manca il loro vociare, mi mancano le cuffie colorate, i loro mille “perché”, i loro sorrisi.

Mi mancano gli atleti, e quei momenti in cui staccavo dal mondo e mi fermavo a guardarli, il suono cadenzato delle loro bracciate, la loro energia.

E poi che dire degli adulti della sera, quello che ti accoglie con la battuta e la barzelletta, quelli che ti elencano il menù del dopo corso, quelli che si ingaggiano le sfide del fare più vasche possibili in quaranta minuti.

Ma più di tutto mi mancano i miei istruttori.

E allora organizzo una riunione virtuale, domani li chiamo tutti.

#Day 25: uno, due, tre… Smile!

Ph. ©Ricky Karawahala @Unsplash

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