Lo strappo di Spadafora: ridimensionamento del CONI, stabilizzazione del lavoro sportivo, ricambio ai vertici

Viviamo tempi singolari: che la politica si faccia con gli annunci è tradizione per quanto deprecabile ormai consolidata, ma un ministro che discute nel dettaglio sui social la riforma di un settore strategico come quello dello sport prima ancora di averla sottoposta alle forze politiche che la dovranno approvare ci sembra un inedito assoluto.

È evidente che Vincenzo Spadafora si sente forte e vuole capitalizzare al massimo il bagno di popolarità ottenuto grazie al bonus per i lavoratori sportivi. Si presenta alla webcam in maniche di camicia, abbronzato sorridente e battagliero: rassicura i suoi potenziali elettori sulla puntuale erogazione dei finanziamenti a fondo perduto e fornisce addirittura la mail del suo ufficio per il 3% di insoddisfatti. A denti stretti chiede pazienza per il bonus di giugno, per il quale non sono ancora stati stanziati i fondi, e passa al piatto forte della serata: la bozza del testo unico di riforma del sistema sportivo italiano, ai sensi della Legge 8 agosto 2019, n. 86, frutto di mesi di approfondito confronto con tutti gli stakeholder: Federazioni, Enti di promozione, Discipline associate, altri Ministeri, Enti locali e così via.

Governance

Con la riforma Spadafora lo sport torna sotto il controllo diretto della politica: il Ministero competente avrà infatti potere di indirizzo e, soprattutto, di allocazione delle risorse (si parla di 4-500 milioni l’anno). Un’evoluzione inevitabile, visto anche l’utilizzo disinvolto che di tali risorse hanno fatto alcuni enti sportivi negli ultimi anni; in linea con la maggior parte dei paesi europei, ma che desta qualche preoccupazione rispetto alle tentazioni dei futuri esecutivi che potrebbero togliere fondi allo sport per riversarli in altri capitoli di spesa, specialmente in periodi elettorali. L’Ufficio sport presso la Presidenza del consiglio si trasforma in Dipartimento, pare senza costi aggiuntivi. Restano al CONI, il vero sconfitto di questa partita, le incombenze legate alla promozione dello sport di alto livello. Sport e salute mantiene e rafforza il proprio ruolo di soggetto promotore dello sport di base, della salute e del benessere, di coordinamento delle politiche sportive secondo le linee guida del governo.

Lavoro sportivo

L’altro punto forte della riforma. Il ministro è categorico:

Finalmente, in questo testo unico c’è l’estensione di tutte le tutele lavoristiche, previdenziali e assicurative anche nel settore sportivo dilettantistico, con norme contributive e fiscali che tengono comunque conto della particolarità del settore ma allo stesso tempo forniscono tutte quelle garanzie che fino a oggi non ci sono state.

In attesa del testo definitivo, segnaliamo che la tenuta dell’intero settore sportivo dilettantistico sta nei contenuti che tradurranno quell’avverbio comunque. Perché se è evidente che era tempo di regolamentare la figura del tecnico sportivo, è altrettanto evidente che senza adeguati contrappesi, dei quali nella bozza Spadafora non si vede traccia, chi oggi festeggia la stabilizzazione domani farà fatica a trovare qualche società sportiva superstite alla quale offrire le proprie competenze.

Registro CONI

Il ministro annuncia un giro di vite sull’iscrizione al Registro, che probabilmente passerà sotto il controllo di Sport e salute lasciando intendere che la gestione del CONI non sia stata ottimale, preannunciando la perdita dello status di ente sportivo dilettantistico per associazioni e società che dietro il paravento dell’attività istituzionale raccolgono incassi di natura prevalentemente commerciale. Apre uno spiraglio alla possibilità di redistribuzione parziale di utili di esercizio per “favorire gli investimenti nel settore”, chimera e pietra filosofale di una mezza dozzina di suoi predecessori.

Seguono rassicurazioni ai laureati in Scienze motorie, per i quali il ministro rimanda ad altri provvedimenti in discussione al Senato che dovrebbero finalmente garantire le agognate cattedre nella scuola dell’obbligo, e un impegno all’introduzione del professionismo sportivo femminile -una dichiarazione di principio alla quale difficilmente faranno seguito cambiamenti concreti considerando che anche in ambito maschile si assiste a un progressivo abbandono di questa fattispecie.

Gruppi sportivi militari

I militari “entreranno a pieno titolo nella governance”, qualsiasi cosa ciò significhi, e accoglieranno tra le proprie fila anche persone con disabilità: opportunità davvero importante per gli atleti paralimpici.

Vincolo sportivo

Altra modifica epocale: viene annunciata sic et simpliciter l’abolizione del vincolo, definito come una “istituzione medievale”, liberando così le mani di atleti e genitori che potranno migrare da un club all’altro secondo i propri desiderata. Anche in questo caso, una riforma inevitabile ma con potenziali effetti boomerang rispetto alla disponibilità delle società ad investire nell’agonismo.

Riforma delle Federazioni e Discipline associate

Maggiore autonomia per FSN e DSA, a cominciare dalla semplificazione contabile, e vigilanza economico finanziaria spostata sul Dipartimento per lo sport lasciando al CONI solo la supervisione sulla gestione sportiva. Massimo tre mandati per i presidenti.

Dopo avere squadernato la sua riforma ed essersi appellato ai suoi partner di governo per sostenerla, preannunciando incontri con LEU, Italia Viva, PD e Cinque stelle, Spadafora si toglie qualche sassolino dalle scarpe contro alcuni non meglio specificati presidenti di federazioni che si sarebbero messi di traverso.

Ci sono sedici Federazioni i cui presidenti sono in carica ininterrottamente da quasi trent’anni (…) Non credo che lasciare il passo a qualcun altro possa essere uno scandalo. Il compito di di un bravo presidente è anche quello di creare una classe dirigente che possa proseguire il suo lavoro. Credo che dodici anni siano un tempo adeguato, qui abbiamo presidenti che erano già in carica quando c’erano ancora le Torri gemelle e la lira (…) Il mondo dello sport deve dare un messaggio di partecipazione e cambiamento.

(…) Altro tema che ho cercato di introdurre è l’incompatibilità fra il ruolo di deputato e senatore e la presidenza di Federazioni o Enti di promozione sportiva che genera un minimo di conflitto di interessi.

Su quest’ultimo punto Spadafora sembra meno tetragono, precisando che “non è questione di vita o di morte” e che il tema è “secondario” rispetto al cuore della riforma: governance sportiva e stabilizzazione dei lavoratori.

In chiusura i consueti ringraziamenti al pubblico, l’impegno a interessarsi personalmente di ogni contributo ancora pendente, gli inevitabili battibecchi con gli hater (questa volta è il turno di tale Daniele, che si becca un ministeriale “vergogna!” in diretta web) e l’annuncio dell’imminente pubblicazione del Bando periferie per l’impiantistica sportiva, finanziato con 140 milioni di euro.

L’esperienza ha insegnato a non prendere troppo sul serio bozze e disegni di legge (Lotti docet), ma certo questa volta sembra che siamo davvero all’alba di una nuova era per lo sport italiano. Se cupa o radiosa, lo scopriremo a breve.

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