Platone: un elogio del nuotare.

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E’ nell’ultimo dialogo di Platone, “Leggi“, che di sfuggita, come un piccolo lapsus, è nominato il nuotare. Il dialogo tratta sostanzialmente delle norme che dovranno essere adottate in una possibile città di nuova fondazione.

Libro Terzo

Nel libro terzo Platone, nelle spoglie di un anonimo Ateniese,  parla dell’origine della legislazione. Dice di stati, di guerre, di patti e di tradimenti. Dice anche che il motivo di queste catastrofi è l’ignoranza. Non è possibile affidare compiti di governo agli stolti, perché sono incapaci di seguire il bene invece del male. Al contrario, bisogna darle al buon legislatore, colui che si dimostra assennato e prudente, capace di ricercare l’armonia e comandare sullo stolto. (Come si fa a dargli torto?).

La peggiore ignoranza

La peggiore ignoranza è quella di chi “ritenendo una cosa bella o buona, non la ama, ma la detesta”. Stoltezza è quando l’anima si oppone alla conoscenza, all’opinione, e alla ragione, che per natura sono preposte al comandare. Queste forme di ignoranza sono sconvenienti per lo stato e per i cittadini. (Mi ricorda qualcosa relativa all’accoglienza degli altri, all’uguaglianza, al diritto di tutti ad una vita dignitosa).

A chi conviene affidare il potere

“Ai cittadini che vivono in una simile ignoranza non conviene affidare alcun potere. Si devono rimproverare per il fatto di essere ignoranti, anche se in grado di ragionare  bene ed esercitati in ogni sorta di sottigliezza o in tutto ciò che per natura favorisce l’agilità dell’anima. Quelli che sono il contrario di questi bisogna chiamarli sapienti, anche se, per così dire, non sanno scrivere né nuotare, e si deve affidare loro il potere come a persone assennate“. (Platone, Leggi, libro III).

Per il filosofo di Atene, quindi, lo scrivere e il nuotare sono i distintivi di una cultura altissima, un livello di persona che raramente si può trovare. Meglio accontentarsi.

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