Rari nantes in gurgite vasto

Apparent rari nantes

….torquet agens circum et rapidus vorat aequore vertex. Apparent rari nantes in gurgite vasto, arma virum tabulaeque et Troia gaza per undas. (libro I, 118)

Eneide, libro primo

Sono passati sette anni dalla distruzione di Troia. Enea e i compagni stanno navigando nel Tirreno, al largo della Sicilia. Giunone li vede. Li odia. E’ piena d’ira nei loro confronti. Ce l’ha con Venere per i motivi che si possono immaginare. Roba da donne. Venere aiuta Enea, quindi anche lui è un nemico. Così la regina dell’Olimpo si reca nella patria dei venti per scatenarli contro le navi dell’eroe. Eolo si fa comprare. Una ninfa, anche se la più bella, Deiopea, in cambio di una tempesta. Il dio del vento fa anche il politicamente corretto. Assicura Giunone che avrebbe obbedito anche senza dono. Riconosce l’autorità. Ma non si sa mai. Giunone è furba.

Così il maltempo si abbatte sulla flotta dei Troiani e fa affondare anche la nave dei Lici, loro alleati. Molti muoiono annegati. Tra questi c’è il loro capo Oronte.

Qualcuno riesce a salvarsi. Sono questi i Rari Nantes.

il testo

traduzione poetica di Cesare Vivaldi (1981)

“Un’onda enorme colpisce dall’alto sulla poppa. Davanti agli occhi di Enea, la nave che portava i Lici e il fido Oronte; il timoniere è strappato dal suo posto e gettato in mare a capofitto. Un gorgo fa roteare la nave per tre volte finchè un rapido vortice la ingoia nel profondo. Pochi naufraghi nuotano sull’immensa distesa sparsi qua e là, fra le tavole galleggianti, i relitti dei tesori di Troia, le armi dei guerrieri.”

“E già la tempesta vincendo il solido scafo di Ilione, insieme a quelli del forte Acate, di Abante, del vecchio Alete: tutti imbarcano l’acqua nemica dal fasciame sconnesso e non tengono più”.

traduzione classica di Annibal Caro (1581)

“Anzi un mar, che da poppa in guisa urtolla, Che ’l temon fuori e ’l temonier ne spinse; E lei girò sì che ’l suo giro stesso Le si fe sotto e vortice e vorago. Da cui rapita, vacillante e china, Quasi stanco palèo, tre volte volta, Calossi gorgogliando, e s’affondò.
Già per l’ondoso mar disperse e rare, Le navi e i naviganti si vedevano; Già per tutto di Troia, a l’onde in preda, Arme, tavole, arnesi a nuoto andavano; Già quel ch’era più valido e più forte Legno d’Ilïonèo, già quel d’Acate E quel d’Abante e quel del vecchio Alete, Ed alfin tutti sconquassati, a l’onde Micidïali aveano i fianchi aperti”.

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