L’attesa di Livigno. Butini: “L’incertezza la fa da padrona”, Morini: “Gareggiare a dicembre potrebbe non avere senso”

Livigno è una delle località che  regolarmente ospita gli atleti della nostra nazionale di nuoto durante alcune fasi della loro preparazione. Purtroppo quest’anno il collegiale previsto per i nostri azzurri si è trasformato in un incubo, e a nulla sono valse tutte le precauzioni prese da Federnuoto nell’organizzare la trasferta degli atleti e il rispetto massimo delle regole adottato dai ragazzi e dai loro tecnici.

Abbiamo sentito il DT Cesare Butini che in questi giorni è a Livigno per supportare i ragazzi e i loro allenatori, e i tecnici Christian Minotti, Stefano Morini, Simone Palombi e Germano Proietti.

Cesare Butini:

Gli atleti fortunatamente stanno bene, sono tutti asintomatici tranne un paio di casi che hanno presentato dei sintomi molto lievi, ma parliamo ancora delle giornate intorno al 19-20 ottobre. Ad oggi i ragazzi sono in buona salute, ma sicuramente abbattuti e provati psicologicamente: restare chiusi in una stanza per tanti giorni non è piacevole. Ora tutti sono fiduciosi in quello che sarà l’esito del tampone che dovranno eseguire domani. E solo con i risultati alla mano potremo valutare le soluzioni da adottare. Ci auguriamo di poter riportare tutti gli atleti a casa e di dare il via alle procedure necessarie per consentire loro di riavere l’idoneità sportiva, in modo tale da metterli in condizione di potersi allenare, di tornare in vasca. Lo scenario che si prospetta è assolutamente incerto e preoccupante: non sappiamo se sarà possibile gareggiare, pertanto ci troviamo nella situazione di dover aspettare indicazioni dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Riprendere gli allenamenti a pieno regime  non sarà semplice perchè bisognerà valutare con quali modalità potranno riprendere, e in quali sedi. Sarà inoltre doveroso fare una valutazione in merito all’omogeneità delle opportunità di allenamento poiché potrebbe essere che, come nel periodo primaverile, ci siano realtà dove sarà possibile allenarsi e altre dove questo sarà più difficile. Se escludiamo la manifestazione ISL, ci sono altri atleti che si sono comunque dovuti fermare: Pellegrini, Pirozzi, Vergani, Glessi. Diventa pertanto indispensabile stabilire un criterio di valutazione che rispecchi e che rispetti il più possibile la realtà del nostro movimento. Anche se l’incertezza purtroppo la fa da padrona e anche il futuro a breve termine non è poi così scontato.

Christian Minotti

La cosa più importante è che i ragazzi stanno bene, e bisogna riconoscere che sono stati veramente bravi perchè hanno rispettato tutte le procedure, tutto ciò che è stato loro imposto, hanno avuto una forza di volontà notevole di fronte ad una situazione che non è stata assolutamente facile. Nessuno di loro è mai uscito dalla propria stanza: farlo per qualche giorno è semplice, farlo per due settimane diventa veramente pesante. Ora, comprensibilmente, manifestano qualche preoccupazione per dover ripetere tutti i test per l’idoneità, che inevitabilmente richiederanno tempo, per la possibilità di un ulteriore lockdown che impedirebbe loro di allenarsi. L’isolamento di due settimane e tutto questo ora li destabilizza un po’. Io sono stato fortunato e con il secondo tampone ho avuto l’esito negativo, ma ho voluto fermarmi qui ugualmente per essere di supporto morale ai ragazzi. Penso che in una situazione così anche il semplice affacciarsi da un balcone o da una finestra e scambiare due chiacchiere possa essere di aiuto. Questo stop rappresenta praticamente un nuovo inizio di stagione: pensando ai campionati di dicembre, sempre che si facciano, non so se avrà gran senso parteciparvi perchè sono troppo a ridosso, non potrebbero essere neppure una gara da utilizzare come test. Non è una situazione semplice, non solo per loro ma per tutto il movimento. Il mio pensiero va anche ai gestori degli impianti, che in questo momento sono stati letteralmente messi in ginocchio dal sistema.

Stefano Morini

Fortunatamente non abbiamo alcuna sintomatologia, non sappiamo quando questo virus se ne andrà, ma almeno stiamo bene. Martedì abbiamo il terzo tampone, se negativo potremo tornare a casa, altrimenti dovremo aspettare fino al ventunesimo giorno. Una volta rientrati si dovranno fare tutte le visite per l’idoneità sportiva dei ragazzi, presso l’Istituto di Medicina dello Sport di Roma e una volta fatto tutto questo sarà possibile ricominciare ad allenarsi. Cosa significa? Praticamente questa volta si riparte proprio da zero, perchè i ragazzi sono fermi dal 17 di ottobre per quanto riguarda l’attività in acqua, ma a differenza dello stop della scorsa primavera in cui comunque avevano potuto eseguire attività a secco in casa o in giardino, ora sono chiusi in una camera d’albergo, che per quanto confortevole non si presta allo svolgimento dell’esercizio fisico di cui hanno bisogno. Io credo che, se si potrà, potremo ipotizzare di tornare in acqua intorno a metà novembre, fatti salvi ulteriori provvedimenti restrittivi che non possiamo prevedere. Sarà una ripresa molto tranquilla, perchè temo che i ragazzi abbiano perso tono muscolare. Dovremo ricostruire parecchio, e le prime settimane saranno sicuramente incentrate su questo. Proprio per questo motivo, pensando al gruppo di atleti che io seguo, dovremo avvicinarci  ai campionati italiani di dicembre con molta cautela. I tempi sono stretti e farli gareggiare in condizioni non ottimali e senza una preparazione adeguata non ha alcun senso, anzi, sarebbe mortificante per loro e psicologicamente non voglio che subiscano ulteriori scossoni. Piuttosto è preferibile valutare di sacrificare un pochino le vacanze di Natale e cercare di recuperare qualcosina lì, ipotizzando che per Natale si possa ancora nuotare. Sicuramente per i ragazzi è un sacrificio, ma credo che con tutto quello che è successo, lo faranno molto volentieri pur di tornare a fare ciò che amano.

Simone Palombi

Fortunatamente i sintomi sono stati lievi e ora posso dire di stare meglio. Ma l’aspetto più difficile da affrontare è quello dell’isolamento: essere chiusi in una stanza che non è la propria, essere lontano da casa e dai propri affetti, essere abituati a fare una vita molto attiva e ritrovarsi a far poco o nulla, credo metta a dura prova chiunque. La stanza diventa sempre più piccola. Riusciamo comunque a comunicare tra di noi via telefono, via messaggio, ma l’atmosfera è abbastanza strana. Più passa il tempo e più ci si sente isolati, sicuramente la voglia di comunicare cala anziché crescere e questo non va bene. Confidiamo che il prossimo tampone ci dia l’esito che tutti ci auguriamo. Da un punto di vista lavorativo, dovremo attendere l’idoneità sportiva. Non avendo avuto sintomi particolarmente forti, mi auguro che fisicamente gli atleti ne abbiano risentito poco. Durante il primo lockdown Federico Burdisso è stato fermo undici settimane e quando è rientrato, lavorando in modo diverso, abbiamo ottenuto comunque dei buoni risultati a Roma ad agosto. Questo ci ha insegnato che gli stop possono anche darci delle svolte positive e delle idee nuove. Rompere gli schemi può darci nuovi stimoli. Questo secondo stop sicuramente non ci voleva, ma sono convinto che proprio approcciandoci con modalità nuove, con nuovi stimoli, i risultati arriveranno. Riprenderemo da dove abbiamo lasciato e utilizziamo il tempo dell’isolamento per canalizzare i pensieri verso qualcosa di positivo e verso qualche buona idea per riprendere.

Germano Proietti

Io fortunatamente sto bene, ma psicologicamente ci sentiamo tutti un po’ provati, non è stata una bella esperienza. Speriamo riescano a rientrare tutti il prima possibile e di lasciarci questa vicenda alle spalle. La cosa più importante è che i ragazzi stanno bene, i sintomi ci sono stati solo per pochi e veramente lievi. In questo momento apprezziamo tutti molto di più il significato della parola libertà. Dobbiamo imparare a gioire molto di più delle cose che facciamo quotidianamente e che diamo invece per scontate. La programmazione sarà inevitabilmente stravolta: si dovrà valutare, nel momento in cui avremo l’esito della negatività e l’esito dell’idoneità sportiva, lo stato reale delle cose e cercare di strutturare i carichi di lavoro giorno per giorno, in base a come l’atleta reagirà sia sotto l’aspetto fisico che psicologico. Sono sicuro che la motivazione e determinazione saranno alte, ma è giusto procedere con cautela. Voglio sperare che non sia un punto zero da cui ripartire, ma sia un ritornare a dove eravamo rimasti, senza pensare troppo a ciò che abbiamo perso, che purtroppo non si recupera più. Ora è importante ritrovarsi e proseguire da dove abbiamo interrotto, senza tralasciare l’aspetto psicologico: non sarà facile per noi tecnici che stiamo fuori dall’acqua, figuriamoci per gli atleti. Ma i nuotatori sono abituati a lottare. Per la prima volta, forse, ci auguriamo tutti di poter esultare per un risultato “negativo” e poter tornare a fare ciò che più amiamo.

Foto (scattata prima della pandemia) ©A.Masini/Deepbluemedia

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