Nuotare in USA al tempo del Covid

Le nostre vite, dentro e fuori dall’acqua, stanno cambiando, ma stanno comunque andando avanti, e quello è l’importante.

Sicuramente la mancata certezza di quello che succederà domani e l’inquietudine del non essere sicuri che quello che abbiamo pianificato potrà accadere, ci destabilizza, ma in realtà, a mio parere, il tutto deve essere visto come un’opportunità per reinventarsi, per lavorare ed “allenare” la nostra parte mentale e psicologica, prima di ogni altra cosa.

Da quando è iniziata la pandemia, anche negli Stati Uniti, al principio c’è stato uno shock generale, un senso di impotenza e di mancanza di controllo nei confronti di quello che stava accadendo, ma in tempi brevi ci si è riorganizzati e si sono trovate alternative, senza farsi prendere dal panico e cercando di trovare la soluzione al problema, senza lasciare che il problema avesse il sopravvento.

Nel nostro piccolo, ad Azura Florida Aquatics, abbiamo intrapreso da subito una forte attività virtuale (Azura Virtual Training), di preparazione fisica specifica prima, di nuoto frenato in piscinette (il fatto di essere comunque in un luogo al caldo ha facilitato sicuramente la cosa) e di nuoto virtuale in un secondo momento.

Il tutto sempre puntando molto forte sulla motivazione dei nostri atleti, allenatori e genitori, offrendo loro webinar con relatori internazionali e mandando quotidianamente messaggi di ispirazione.

Per chi si chiedesse com’è la situazione negli States in questo momento, alcuni stati non hanno ancora aperto le piscine e gli impianti, se non solo per studenti/atleti dei vari campus universitari e per proprietari privati di impianti.

Nel nostro caso, nel Sud della Florida, la piscina comunale che ci riserva spazi acqua, ci permette di effettuare sessioni da un’ora e con solamente un nuotatore per corsia; la piscina di un centro privato ci permette sempre solo sessioni da un’ora, però con 2 o 3 atleti per corsia, sempre nel rispetto delle distanze; l’università dove di solito ci alleniamo al momento ha sospeso l’accesso a gruppi considerati “esterni”, in quanto sta facendo test ai propri studenti ogni 3/5 giorni e permettono l’accesso, per il momento, solamente agli atleti dell’università stessa.

Sembrerà forse uno scenario disastroso, in realtà non è altro che una motivazione per modificare il modo in cui ci stavamo allenando e trarre il massimo da queste nuove situazioni e predisposizioni; è stato ed è tutt’ora un modo per approfittare del tempo di allenamento che ci è concesso.

Lo stesso Gregg Troy, allenatore di Caeleb Dressel, in una recente intervista ha dichiarato lo stesso, cioè concentrarsi nell’utilizzare il tempo a disposizione in maniera più qualitativa e mirata.

Le gare al momento sono ricominciate, per lo più interne, o meglio dette “intrasquad”, con componenti della stessa squadra, o virtuali tra diverse squadre in diverse località.

A metà Novembre sono programmati i campionati americani open in 9 diverse sedi, con la partecipazione al massimo di 120 atlete femmine e 120 atleti maschi per sede.

Uno dei punti chiavi su cui vorrei soffermarmi è che comunque il nuoto a stelle e strisce sta riuscendo ad andare avanti a tutti i livelli (club privati, università e squadre comunali), perché il nuoto agonistico è a tutti gli effetti un business, un’attività, un servizio, dove per le famiglie e per il singolo atleta, non è altro che un investimento per il futuro, per ottenere una borsa di studio all’università, per riuscire ad entrare nella squadra nazionale del proprio paese (ricordo che molti atleti stranieri scelgono gli Stati Uniti come base di allenamento) o semplicemente per costruire una disciplina portata al sacrificio e al non mollare mai, che non molti altri sport possono garantire, e che poi si rispecchierà in una carriera nel mondo del lavoro.

Le famiglie e gli atleti pagano una quota mensile, coprono i costi delle iscrizioni gara ed i costi di eventuali trasferte. È un vero e proprio servizio, con l’agevolazione che se vuoi cambiare squadra puoi farlo ogni volta che vuoi, senza limiti, dopo ovviamente aver corrisposto ogni tipo di debito con la squadra di appartenenza.

Come ribadisco da sempre, il nuoto americano non è superiore agli altri a livello tecnico o di conoscenze tecniche, ma non è secondo a nessuno dal punto di vista culturale e soprattutto mentale, dove si tende a trovare la soluzione al problema solo quando quest’ultimo si presenta, senza anticiparlo, però comunque preparandosi al peggio, sperando che il peggio non accada.

E se accade, si riparte, tutti insieme, più forti di prima.

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