Claudio Rossetto: “Mi auguro che si possa riprendere a gareggiare quanto prima, i ragazzi ne hanno bisogno.”

Abbiamo voluto scambiare qualche parola con Claudio Rossetto, tecnico federale che guida i velocisti della nostra Nazionale, dopo aver visto qualche suo commento ironico, ma realistico e oggettivamente condivisibile, sui social in merito a una nuotata palesemente da squalifica nella competizione dei 100 rana alla ISL che si è disputata in questi giorni.

A conferma che quanto è stato osservato è vero e corretto, la stessa Mel Marshall, allenatrice di Adam Peaty, ha pubblicato sui social i video relativi alla irregolarità di alcuni movimenti. Cosa ne pensa?

In quella gara e nei video si vedeva bene, ma non è la prima volta che si verifica. Purtroppo, sono strategie studiate proprio dagli allenatori, per rendere più efficace una gambata non particolarmente buona. Ma utilizzare questi artifizi mi sembra veramente fuori luogo, perchè è una cosa davvero evidente: il colpo di gambe fatto in uscita dalla subacquea viene fatto molto largo e l’atleta si ferma proprio, sfruttando l’avanzamento dato dalla propulsione degli altri superiori. Successivamente comincia ad inserire questo leggero colpo di gambe, in cui, a mano a mano che l’atleta avanza diventa sempre meno evidente il piede a martello e nei metri finali il colpo di gambe a delfino è più marcato per diventare proprio evidente in virata. Sicuramente non è facile da vedere, se l’atleta nuota nelle corsie centrali la cosa diventa ancora più complessa, però da fastidio vedere queste cose e soprattutto vedere che vengono negate davanti all’evidenza oppure giustificate. Sportivamente non è corretto. C’è un regolamento al quale tutti dobbiamo attenerci ed è giusto rispettarlo. Perchè ora questo l’abbiamo visto alla ISL, ma cose così accadono anche nelle competizioni FINA, quindi ad Europei, Mondiali e altro. Oggi abbiamo anche il supporto delle riprese subacquee e dall’alto: sicuramente sono un valido strumento in allenamento perchè ci consentono di studiare meglio il movimento dei nostri atleti, ma andrebbe utilizzato anche per verificare la correttezza delle nuotate nelle competizioni, come strumento di supporto all’attività dei giudici di gara. Penso che sarebbe una procedura corretta prendere visione anche delle riprese effettuate sotto acqua, prima di convalidare determinate prestazioni e risultati. Abbiamo gli strumenti tecnologici per farlo, facciamolo. In questo modo anche il margine di errore nell’attività dei giudici, che ovviamente sono esseri umani e quindi non infallibili, andrebbe a ridursi.

Stiamo vivendo un momento molto particolare, piscine nuovamente chiuse e futuro incerto. Come stanno vivendo questo periodo i ragazzi che lei segue e allena?

I ragazzi stanno bene e si stanno allenando, ma è innegabile che questa situazione non è facile per nessuno. La preoccupazione e l’incertezza su cosa si potrà fare o non fare comunque non ci fa vivere bene, non ci dà tranquillità. Fisicamente non c’è nessun problema, ma è l’aspetto psicologico che diventa difficile da gestire. Andare in acqua ad allenarsi, senza sapere bene quali gare si faranno e quando si faranno è comunque destabilizzante e non è facile tenere alta la motivazione. I ragazzi sentono molto la mancanza delle competizioni, non solo di quelle più importanti. Anche una gara minore, che magari utilizziamo come test di verifica dello stato di preparazione degli atleti, dà loro quell’adrenalina, quella tensione e quell’emozione che difficilmente si può replicare in allenamento. L’ultima volta che hanno gareggiato è stato ad agosto a Roma, dopo mesi e mesi in cui le competizioni erano ferme, è passato molto tempo oramai e ne sentono la mancanza: la gara, di fatto, è parte integrante della loro attività. Mi auguro che si possano disputare i Campionati Italiani di dicembre, i ragazzi ne hanno davvero bisogno.

Abbiamo la maggior parte degli impianti in Italia che sono chiusi, nel rispetto delle disposizioni dell’ultimo DPCM. Non sarà facile per il movimento nuoto risollevarsi dopo questo ennesimo stop. 

Gli agonisti in qualche modo continuano a nuotare, dove è possibile, ma purtroppo negli impianti è stata vietata la pratica di tutte quelle attività di base che rappresentano il reale introito per le società di gestione. È una questione estremamente delicata: credo si sia arrivati a un punto in cui la riforma dello sport diventa un passo assolutamente indispensabile per poter andare avanti. E non sarà facile perchè le esigenze dei gestori d’impianto e quelle dei tecnici non collimano: i primi hanno l’esigenza di ridurre i costi di gestione e i secondi necessitano di soluzioni contrattuali completamente diverse da quelle attuali, diventando così la maggiore voce di spesa in bilancio. Questo non vieta che ci possano essere quegli istruttori che lo fanno come secondo lavoro e quindi l’attuale contratto utilizzato resta un valido strumento per regolarizzare la posizione di queste persone all’interno dell’impianto. Ma chi lo fa per professione non può continuare così, devono avere delle tutele e delle garanzie. Ed è emerso che chi vive di questo lavoro non sono poche persone, sono probabilmente molte di più di quello che ci si poteva immaginare. Bisogna arrivare ad essere risoluti per poter risolvere le cose, altrimenti non si andrà mai da nessuna parte. Piaccia o non piaccia, la politica deve entrarci in questa questione perchè è la sola via per arrivare a una risoluzione, l’importante è che chi ci mette mano siano persone che capiscono la questione e che abbiano cognizione di ciò di cui si sta parlando. Ultimamente io ho sentito di associazioni di gestori che si stanno dando da fare per poter trovare una soluzione, però non ho sentito di alcuna associazione di tecnici, di istruttori che porti avanti le esigenze di queste persone: purtroppo non c’è, non ci sono interlocutori. E ritengo sia importante che ci sia: è giusto che i gestori si facciano sentire e cerchino di risolvere le questioni legate alla sopravvivenza degli impianti. Ma è altrettanto importante che ci sia qualcuno che porta avanti le esigenze dei lavoratori. 

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