Marco Pedoja e la tripletta di Martinenghi.

Nicolò Martinenghi ha sicuramente fatto parlare di sé ai Campionati Assoluti di Riccione che si sono appena conclusi. Tre gare e tre titoli: nei 50 rana conquista il gradino più alto del podio e stabilisce il nuovo record italiano con 26″56; nei 100 rana vince in 59″31; nei 200 rana ancora oro con il tempo di 2’10″19. Protagonista indiscusso della rana maschile.

Abbiamo voluto contattare il suo allenatore, Marco Pedoja, per un’analisi tecnica di queste tre gare e per avere il suo punto di vista.

50 rana

Il 50 rana direi molto bene. Anche se, a essere pignoli, lui ha nuotato il primo 25 dei 50 alla stessa velocità del primo 25 dei 100. Questo significa che avrebbe potuto fare un pochino meglio. Riguardando la sua gara si vede un primo 25 molto strappato in termini di frequenza, e un secondo 25 dove mette la testa, ragiona sul movimento di bacino e inizia a distendersi. Ed è il primo commento che ha fatto lui una volta uscito dalla gara. Avrebbe potuto fare qualche decimo in meno, ma comunque direi che va benissimo così: ha fatto il record italiano!

100 rana

Questa gara, pur avendo conquistato il podio, non è stata tra le migliori che Nicolò ha disputato. Lui ne è perfettamente cosciente. In allenamento stava andando molto bene, era di rientro dalla ISL e mi ero reso conto che aveva acquisito una capacità di competere completamente diversa, sempre più evoluta rispetto a quella che aveva quest’estate, oppure l’anno scorso. In questa gara ha voluto strafare, poi gli è entrata dell’acqua negli occhialini e quindi l’approccio è cambiato e ha tirato. Invece è fondamentale che curi la nuotata, lo scivolamento, e che presti attenzione al ritmo tra il primo e il secondo 50. Ho guardato la video analisi di Ivo Ferretti, confrontandola anche con quella dello scorso anno in cui aveva nuotato in 58″67, le parti più eclatanti sono che i primi 15 metri ha migliorato di 2 decimi, e i 5 metri di ingresso in virata, la virata e i 5 metri di uscita ha migliorato 6 decimi rispetto allo scorso anno, 5″39 anziché 5″90. In tutto 9 decimi, che per una gara di velocità come i 100 metri sono dati significativi. Diciamo che, vedendo un 50 in cui ha fatto il record italiano e un 200 nuotato bene dopo tre anni che non li faceva stabilendo il suo personale, ti fa capire che nel 100 qualcosa decisamente non ha funzionato. Migliorando quasi 10 decimi nelle parti di subacquea e in nuotata hai fatto di più, significa che probabilmente sono state gestite male le energie. Personalmente prima della gara lo avevo visto un pochino troppo rilassato, aveva voglia di gareggiare ma non aveva quel piglio che lo contraddistingue, quel po’ di cattiveria che fa la differenza. Quando ci siamo sentiti la sera era cosciente di questa cosa, definiva la gara come una gara sprecata. In realtà non credo sia così: dipende come guardi il risultato. Si può pensare di aver sprecato la gara, oppure si ha sprecato un tentativo di gara ma si sono apprese determinate cose.

200 rana

Prima che lui partisse gli avevo pronosticato che avrebbe fatto intorno al 2’10”, l’importante era che passasse a 28″ al 50 e a 1’02” al 100. Mi sono raccomandato che non strappasse e che cercasse di fare tre tipi di nuotata a rana diverse: la prima molto distesa con la gambata ritardata, i 100 metri centrali un po’ in crescendo, in progressione, e l’ultimo 50 tirando fuori tutto quello che aveva. Nei 200 Nicolò aveva un approccio un po’ discutibile, della serie “parto forte, poi vediamo”. E invece alla fine si è concentrato e li ha nuotati bene. L’obiettivo della tripletta era condiviso sia dall’atleta che dall’allenatore. Era motivato a farlo, se non sbaglio lo aveva fatto Fioravanti una ventina di anni fa, poi essendo interista non potevo dirgli di no. Non la sente molto sua come gara, quando è uscito sembrava il ritratto del dolore, diceva che non sentiva più le gambe, invece le braccia bene. Mi ha detto che è stato bello, ma che fino a dopo le Olimpiadi non l’avrebbe più nuotata come distanza. Invece già oggi al telefono ci aveva ripensato. Ora staremo a vedere cosa ci riserva il nuovo anno, il potenziale per farlo secondo me ce l’ha tranquillamente. Scherzando gli ho detto che può anche fare a meno di nuotarlo il 200 rana, però una volta nella vita sarebbe bello avere tutti e tre i record italiani. Ma lascio decidere a lui. Lui sa bene come la penso: per andare all’Olimpiade devi avere due gare obiettivo, per lui era la finale dei 100 e la semifinale dei 200. Non puoi andare lì e sparare un colpo solo. Spero che si possa fare qualcosa per la staffetta mista, perché secondo me i prerequisiti sono ottimi: Burdisso, Ceccon, Miressi e Nicolò potrebbero fare davvero bene.

Abbiamo parlato un pò dell’esperienza ISL e Marco ci spiegava che, avendolo visto nuotare a Budapest e poi a Riccione, si è reso conto di come per Nicolò sia facile gareggiare in Italia. Qui era una gara contro il tempo e contro sé stesso, mentre a Budapest si approcciava alla gara in maniera completamente diversa. Cercava di rincorrere l’avversario, curava i minimi dettagli per recuperare qualche centesimo. Stare in mezzo ai grandi campioni gli ha fatto bene, anche perché – dice Marco – vedendoli una volta all’anno, o ogni due anni se sono competizioni mondiali, pensi che siano imbattibili e mentalmente non aiuta, ma vedendoli più spesso ti rendi conto che possono avere dei limiti e non sono così inarrivabili.

I ragazzi hanno bisogno di gareggiare, è una delle forme più importanti di allenamento. Testano i loro limiti e riescono a umanizzare i loro rivali.

 

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