Harry e Dawn: secondo round

Quando Harry Gallagher portava i suoi nuotatori a Balmain faceva le cose per bene. Genitori. Merenda. Obiettivi. Anche quel giorno lo aveva fatto. Il piano era nuotare come mai avevano fatto prima. Più chilometri possibili. Ognuno avrebbe dovuto superarsi.

Peccato non potesse prevedere cosa sarebbe accaduto.

Balmain

A Balmain era bello nuotare. Il posto era lontano da occhi indiscreti. C’era una vasca enorme, con una forma strana. Dal lato mare c’erano le corsie. Era lunga quasi un centinaio di metri, quindi c’erano poche virate da fare, ed era meno probabile tagliarsi le mani e i piedi sui bordi, normalmente pieni di incrostazioni appuntite.

Appuntamento

L’appuntamento coi ragazzi era per le nove. I suoi cominciarono a nuotare quasi subito. Ogni tanto facevano una sosta. Lo facevano per riposarsi, ma anche per lavarsi gli occhi. Negli anni cinquanta non c’erano gli occhialini. E poi quella era acqua di mare.

attacco indiano

Improvvisamente, come gli indiani che attaccano i nordisti nella prateria, Dawn Fraser e i suoi amici arrivarono a scompigliare tutto. Lei e i suoi disgraziati compagni di merende, cominciarono a tuffarsi a bomba dalla veranda di tre metri, proprio addosso ai ragazzi che nuotavano. Il più pericoloso era un grassone, che entrando in acqua sollevava onde anomale capaci di spostare letteralmente i giovani nuotatori. Dawn, invece, era pericolosa perché le sue imprese non smettevano mai. Si ripeteva la storia del primo incontro. L’attacco, però, era molto più aggressivo.

Il racconto di Harry

“Era determinata a non lasciarci metter piede nel suo territorio. Mi affrettai verso la sua rampa di lancio per protestare. Quando mi ha visto, ha aspettato che fossi quasi al suo fianco, ed è saltata giù  in mezzo alla squadra, urlando “Bomba! Spostarsi!”. Ho aspettato che uscisse. Stava camminando all’indietro verso di me, ridendo, osservando il caos che aveva creato. L’ho presa per le spalle. Si è strappata via. “Togli le tue luride mani da me” mi disse e sputò. Aveva il fuoco negli occhi. Lo stesso fuoco che avevo visto in facce del genere quando stavo a St Peter. Bellicose, provocatorie. Ho incontrato il suo sguardo, occhi negli occhi. Mi sono messo in posa, come un gallo prima di caricare. Non credo di aver mai incontrato tanto odio da parte di qualcuno. Tanto come l’ho visto negli occhi di Dawn in quel momento”.

stato d’animo

“Ho letto il suo stato d’animo, ho visto la lotta dentro quegli occhi da furfante. Recinzioni scalate, mozziconi raccolti e fumati, scuola saltata, code di ragazzi… Mi sono presto reso conto che l’aggressività non era lo strumento da usare per duellare con Dawn. Così ho fatto la parte della volpe ferita. Ho lasciato penzolare la mia zampa rotta e ho finto sottomissione.

confessione

L’ho guardata negli occhi e ho tentato di sorridere. Poi ho parlato a bassa voce. “Mi dispiace di averti toccato.” Non avrei dovuto essere così stupido. Dopo tutto, questa è la tua piscina, e siamo solo ospiti che vengono dall’altra parte del fiume. E poi perché non dovresti divertirti? Quando ero bambino ero il campione di tuffi a bomba di Cook River. Avevo una banda come la tua. Però, il culo lo facevamo  cadere da sei metri. Sollevavamo le gambe sotto al mento e afferravamo le ginocchia. Dovresti provarlo. Si fanno ottimi schizzi”.

carta vincente

Dawn mi guardò incredula come se fossi una specie di idiota. Però avevo tolto il vento dalle sue vele. Dubitavo che un grande le avesse mai parlato in questo modo prima. “Esatto, ci stavamo solo divertendo” disse con meno veleno. Con dolcezza l’ho supplicata: “Se ci lasci allenare per un’altra mezzora, saremo fuori dalla tua piscina. Dipende da te”.

Ho giocato la mia carta vincente dandole il potere, rendendola autorità, donatrice di favori. Prima che potesse rispondere, l’ho ammorbidita ancora. “A proposito. Ho mentito. Non ho mai visto nessuno nuotare veloce come te. Scommetto che potresti persino battere i miei ragazzi”. “Chi te l’ha insegnato?” “Zio Ray” rispose, “è il migliore”. “Ti piacerebbe sfidare alcuni dei miei ragazzi? ” le dissi. “Li farei a pezzi!”, rispose. 

sorriso e testardaggine

Ho sorriso. Anche lei ha sorriso un po’ . Ad ogni modo, rispose a tono: “ho il culo che fa male. Devo aver fatto troppe bombe oggi”. Mentre se ne andava ho visto un corpo d’atleta perfetto in un costume da bagno decisamente troppo logoro e inadatto. Ho provato di nuovo per lei, lo stesso sentimento della prima volta. Era selvaggia, come uno di quei ragazzini che tirano sassi alle finestre di Lackey Street. Qualcuno avrebbe mai potuto sfruttare quella testardaggine, quello spirito? E comunque,  sarebbe valsa la pena provare a insegnarle a nuotare come si deve? Immagino l’angoscia! I litigi, l’odio. E che danno avrebbe fatto alla mia squadra, a quei  ragazzi e ragazze da college, che arrivano in piscina in Mercedes e che non sanno di certo asciugarsi con la canottiera?

In occasione della morte di Harry Gallagher, allenatore per vocazione e artefice del successo straordinario degli australiani nelle olimpiadi del 1956.

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