Le piscine possono e devono riaprire (con attenzione): cosa dice la scienza

Hanno avuto molto eco le dichiarazioni di Francesco Landi, primario di riabilitazione geriatrica al Policlinico Gemelli di Roma, fin dal 9 marzo 2020 impegnato nel reparto contagiati, e poi anche nei day hospital per la riabilitazione e lo studio dei guariti.

Landi, peraltro membro del consiglio di amministrazione di Sport e Salute, spiega sul Corriere della Sera: “Non sono negazionista, conosco bene il Covid e la sua gravità, ma dico che la pratica sportiva è essenziale per la salute e si può svolgerla senza rischi e con le dovute accortezze. Piscine e palestre non sono un luogo di divertimenti, ma di cura, e come tali vanno trattate. La gente deve poter andare a curarsi”.

Anche la letteratura scientifica conferma le affermazioni di Landi.

Uno studio del GSMS-SItI (Gruppo di lavoro su scienza del movimento e salute della Società italiana di medicina di igiene preventiva e salute pubblica) dal titolo Sicurezza e prevenzione nelle piscine pubbliche al tempo del Covid-19 evidenzia che:

Le misure di salute pubblica per affrontare la pandemia di Covid-19 hanno imposto la chiusura di impianti sportivi e piscine pubbliche. Il nostro gruppo ha raccolto e sintetizzato le indicazioni per un approccio sostenibile alla riapertura: distanziamento sociale, corretto trattamento delle acque, idonei parametri microclimatici e di ricambio aria nelle sale vasche e nei locali annessi, controlli da parte delle autorità sanitarie. Si sottolinea che tali misure vanno costantemente rapportate alla sotuazione epidemiologica locale.

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Uno studio francese, Prevenire la trasmissione di SARS-CoV-2 nelle piscine terapeutiche e riabilitative ribadisce le considerazioni di Landi sull’importanza della riapertura delle piscine a fini riabilitativi:

Non c’è evidenza di trasmissione oro-fecale, che è la tipica modalità di contaminazione nelle piscine pubbliche. Le procedure standard di pulizia, disinfezione e autocontrollo unite al rispetto dei regolamenti sono idonee a prevenire il rischio di infezione. Nel presente articolo si espongono raccomandazioni specifiche per garantire la ripresa di un servizio essenziale per la riabilitazione dei pazienti.

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Un altro studio italiano, Riduzione dei livelli di attività fisica: risultati di uno studio trasversale nell’Italia meridionale durante il lockdown,  conferma che

L’impatto delle restrizioni sulla salute pubblica e sugli stili di vita individuali è stato estremamente negativo.

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È quindi possibile tenere aperto un impianto natatorio in sicurezza ed è importante farlo per garantire la salute pubblica e il benessere della popolazione in generale e di alcune categorie di utenti in particolare. Evidenze che si scontrano con il netto rifiuto del Comitato tecnico scientifico a qualsiasi ipotesi di riapertura, evidentemente motivato da quello che succede intorno più che all’interno dell’impianto sportivo. Un corto circuito del quale oltre agli operatori del settore subiranno le gravi conseguenze migliaia di cittadini che nella piscina trovano un luogo di cura oltre che di svago.

Rimane inoltre, e diremmo soprattutto, l’allarme per la sospensione delle attività di scuola nuoto dedicate a bambini e ragazzi, i cui deleteri effetti rischiano di diventare drammaticamente evidenti con l’avvicinarsi dell’estate e della stagione balneare.

Ph. ©G.Perottino/Deepbluemedia

 

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