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"Coronavirus come 11 settembre, gli effetti dureranno molti anni"

Un articolo di Nature fa il punto sul tema della salute mentale in tempi di pandemia

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Un articolo recentemente pubblicato sulla rivista Nature evidenzia come con l'entrata nel secondo anno di pandemia di Covid-19 e la diffusione di nuove varianti, molti paesi stanno affrontando una nuova ondata di contagi e si preparano a nuove restrizioni. Le devastazioni della pandemia -milioni di morti, crisi economica e una riduzione delle interazioni sociali mai sperimentata in precedenza- hanno già avuto un impatto evidente sulla salute mentale della popolazione. Ricercatori di tutto il mondo stanno studiando cause ed effetti di questi stress, e il timore che un deterioramento della salute mentale possa perdurare molto oltre il termine della pandemia è sempre più consistente. Gli studiosi sperano di poter utilizzare l'enorme quantità di dati raccolta in questi mesi per predisporre strategie efficaci per garantire il benessere delle persone ed essere preparati a gestire le pandemie future.

Secondo l'Ufficio del censimento degli Stati Uniti (USCB), il 42% degli intervistati nel mese di dicembre manifestava sintomi di ansietà o depressione, con un incremento dell'11% rispetto all'anno precedente. Altre ricerche mostrano un quadro sovrapponibile a livello globale. "Non penso che torneremo tanto presto ai livelli pre pandemia" dichiara la psicologa clinica della Scuola di medicina dell'Università di Harvard Luana Marques. "L'unico evento paragonabile in termini di impatto sulla salute mentale degli americani, gli attacchi terroristici dell'11 settembre, hanno lasciato strascichi di lungo periodo: uno studio su 36mila residenti e operatori delle forze dell'ordine di New York a 14 anni dall'evento, il 15% dei soggetti presentava ancora disturbi da stress post traumatico e depressione, una percentuale molto superiore alla media della popolazione (5-8%)"

Gli studi disponibili mostrano che i giovani sono più esposti degli anziani a un aumento del disagio psicologico, probabilmente perché le loro necessità di interazione sono maggiori, e le ragazze più dei ragazzi. Risultano inoltre particolarmente vulnerabili le persone con figli piccoli o con disturbi mentali pregressi.

Altri studi sono in corso per verificare come le differenti misure di contenimento della pandemia (lockdown e restrizioni di vario genere) impattano in positivo e in negativo sullo stress psicologico, e se alcuni particolari gruppi di popolazioni, ad esempio le minoranze etniche, siano maggiormente danneggiate da tali provvedimenti.

Daisy Fancourt, una psiconeuroimmunologa dello Universityi College di Londra, ha lanciato il progetto CovidMinds, per assemblare 140 studi longitudinali effettuati in più di 70 paesi e raccogliere i dati in maniera uniforme, per poter comparare i risultati delle differenti politiche dei vari paesi. "Con un questionario compilato da un paziente ogni 20 secondi, abbiamo una mole straordinaria di informazioni in tempo reale che ci permette di verificare come la popolazione reagisce alle restrizioni o agli allentamenti decisi dai vari governi. Ad esempio, sembra che con il passare delle settimane di lockdown l'ansia e la depressione diminuiscano anziché incrementare".

Di questi temi, e di molto altro, parleremo martedì 9 marzo durante l'evento Con gli occhi del genitore , il primo appuntamento di Nuoto•live dedicato alle famiglie degli atleti.

Leggi l'articolo integrale [ENG]

Ph. © Andrew Neel @Pexels

https://www.nuoto.com/2021/03/04/con-gli-occhi-del-genitore-npc-per-le-famiglie/

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