Pandemia e sicurezza in acqua. Francia preoccupata, Italia più sicura.

È risaputo che in Francia il nuoto abbia un ruolo riconosciuto a livello istituzionale. Non tanto per i risultati sportivi, quanto per il valore dell’educazione motoria e per la sicurezza in acqua.
Il ministro dello sport francese Roxana Maracineanu, in occasione di un’intervista al quotidiano transalpino Le Parisien, si è dimostrata preoccupata per le conseguenze della pandemia rispetto al rapporto di bambini e ragazzi con l’acqua. L’intervista, ripresa anche dalla radio francese RTL, ha evidenziato come il problema stia nei potenziali futuri rischi di annegamento. Quasi 800.000 bambini delle scuole elementari e medie non hanno potuto prendere parte alle lezioni di nuoto curricolari. Per gli addetti ai lavori, in particolare in Italia, sembra una preoccupazione giusta, quasi scontata.
Al di là dell’ambito motorio e sportivo, la preoccupazione del ministro è appunto sulla ricaduta verso i rischi di annegamento nel periodo estivo: spiagge, vacanze e centri estivi. Si parla dunque di un piano di emergenza attraverso il “dispiegamento di piscine didattiche di 4 metri per 8 nelle scuole e nelle palestre, in accordo con i rettorati”.

L’attenzione alle morti per annegamento in Francia risale a molto prima del Covid. Nel 2018, infatti, si era registrata un’inversione di tendenza: si parlò di un incremento del 30% delle morti per annegamento dal 2015 al 2018 (nell’ordine di 1600 decessi accidentali annuali). Intorno a questa riflessione, nel 2017, Santé Publique France (Ministero della salute francese) ha stimato che nella fetta di popolazione dai 16 ai 75 anni, un francese su sette non sapesse nuotare. Questo di fatto un po’ stride con quanto si legge sul sito del Ministero dell’Istruzione Nazionale, della Gioventù e dello Sport: “Insegnare a nuotare a tutti gli studenti è una priorità nazionale , parte della base comune di conoscenze e abilità”.  Una sorta di mantra che non trova rispondenza nei numeri. Di sicuro un deterrente all’alfabetizzazione acquatica è intorno alla possibilità economica di accedere o non accedere alle piscine. Anche per questo, nel 2019, è stato attivato il progetto  “Aisance aquatique” (facilità acquatica) dedicato ai bambini fino ai sei anni d’età. Progetto evidentemente fermato dalla pandemia.

Ma il numero di morti per annegamento in Francia, nonostante la cultura specifica e l’attenzione istituzionale, è circa quattro volte quello italiano (1600 contro circa 400), con una popolazione di quasi 67 milioni di persone rispetto ai 60 del nostro paese. Nella valutazione non è da trascurare che l’Italia misura più di 7900 chilometri di coste, contro i 4.800 francesi.

Un confronto spannometrico che comunque premia il gran lavoro del movimento culturale natatorio italiano. Un indissolubile trait d’union tra alfabetizzazione acquatica, nuoto, sport natatori e sicurezza in acqua. Indubbiamente merito del lavoro della Federazione Italiana Nuoto, attraverso le società sportive private e gli operatori sportivi, tecnici o assistenti bagnanti.

Nonostante tutto, stupisce l’idea che un Governo riponga così tante attenzioni all’acqua. È un po’ come come se il ministro dello sport fosse anche ministro del nuoto e della sicurezza in acqua. Sarebbe un sogno vedere tanta sensibilità nel nostro paese. Forse i risultati sportivi hanno appagato troppo? Per ora accontentiamoci di tutelare quanto costruito nell’ultimo trentennio e di avere un sottosegretario sportivo. Lavoriamo nuovamente per un ministero dello sport ma continuiamo a sognare più in grande.

L’articolo su Le Parisien e su RTL

Foto © Fabio Castellanza 2018

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