Cardellino dreamin’

La piscina Cardellino diventerà olimpionica. Apprendiamo da un comunicato ufficiale del Comune di Milano che l’impianto del quartiere Lorenteggio sarà oggetto di un intervento di riqualificazione che lo trasformerà in un avveniristico centro sportivo con parco estivo che al piano terra ospiterà una vasca di 50 metri e una di 25 per allenamento e tuffi, la zona di accesso, gli spogliatoi. Al primo piano le tribune per gli spettatori, 891 posti per la vasca olimpionica e 116 posti per la vasca tuffi, con zona servizi e ristoro. Sono previste anche vasche ludico-ricreative per bambini e un edificio di collegamento fra il corpo principale e le piscine esterne. L’area esterna contempla un parco per attività all’aria aperta (piscine, beach volley) e un parcheggio alberato. La durata prevista dei lavori è di due anni e il canone annuale riconosciuto al Comune è di 450 mila euro. Il valore complessivo dell’investimento ammonta a 23.487.801,37 milioni di euro a fronte di una concessione di durata ventennale.

Il percorso amministrativo individuato è quello del partenariato pubblico privato di iniziativa privata: un’associazione temporanea di imprese ha sottoposto l’iniziativa al Comune di Milano, che l’ha giudicata di pubblico interesse e la porrà a base di una gara pubblica. Gongola l’assessora allo sport: “Fino ad oggi la piscina Cardellino ha sempre avuto una vocazione prettamente ludica. Con questo progetto, oltre a rimanere un presidio fondamentale per l’aggregazione e l’inclusione dei cittadini della zona, il centro diventerà un grande impianto olimpionico a disposizione per allenamenti, gare e meeting nazionali e internazionali, fornendo così ulteriore prestigio al profilo sportivo della nostra città. L’impianto, oltre all’attività preagonistica ed agonistica con iniziative di avviamento allo sport e alle competizioni di nuoto, pallanuoto, nuoto sincronizzato e tuffi, ospiterà corsi di nuoto per ogni tipologia d’utente e d’età, campus estivi e multidisciplinari, attività scolastiche rivolte ai plessi del Municipio 6 e limitrofi, e un percorso nascita rivolto alle donne in gravidanza”. Immancabile l’evocativo rendering.

Ora: io auspico il pieno successo di questa iniziativa, che doterebbe finalmente la città di Milano di un impianto natatorio degno di tale nome con effetti benefici su tutto il nuoto italiano. Mi felicito con gli abitanti del quartiere Lorenteggio per il salto di qualità della loro vita e auguro agli imprenditori coinvolti il pieno successo dell’iniziativa. Però.

Il partenariato pubblico privato prevede che almeno metà dell’investimento sia a carico del proponente, quindi il concessionario si deve fare carico di almeno, arrotondiamo, 11,75 milioni di euro. Anche a tassi di interesse eccezionalmente favorevoli significa un finanziamento di almeno 750mila euro annui, ai quali aggiungere i 450mila del canone riconosciuto al Comune. Fa 1,2 milioni l’anno, 100mila al mese. Togliete gli spazi necessari ad ospitare “allenamenti, gare e meeting nazionali e internazionali, preagonistica ed agonistica con iniziative di avviamento allo sport e alle competizioni di nuoto, pallanuoto, nuoto sincronizzato e tuffi”, attività non propriamente generatrici di ricchezza. Mi aiutate a capire in quale modo una struttura con le caratteristiche descritte, con i relativi costi di esercizio, può garantire un margine di centomila euro al mese e generare ancora quell’utile di gestione indispensabile a tenere in piedi il piano economico e finanziario e tale da giustificare investimenti così colossali?

Tenendo conto che i centomila euro sono una previsione certamente imprecisa per difetto, comportando la gara pubblica un ulteriore peggioramento delle condizioni per il concessionario, che per aggiudicarsi la gara dovrà necessariamente proporre un canone più elevato o una concessione di durata minore.

Dice: e a te che ti frega, torna a giocare con le paperette e lascia spazio agli Imprenditori®.

Gli Imprenditori®, queste creature mitologiche che dovrebbero iniettare capitali, competenze e professionalità nel rachitico comparto delle concessioni sportive, li sento evocare da trent’anni, e da trent’anni vedo l’Italia punteggiarsi di cantieri abbandonati e gestioni agonizzanti. Certamente l’iniziativa milanese sarà coronata da pieno successo e rappresenterà un modello per le generazioni presenti e future, ma per tornare alla domanda: che mi frega? Eh, mi frega parecchio, perché in un momento in cui il comparto agonizza e i gestori sono alla ricerca disperata di risorse a livello locale, essendo evidente che dal centro non arriverà altro che briciole, queste iniziative dipingono una realtà che per gli amministratori locali rende molto poco credibili le rivendicazioni di noi poveri piscinari di provincia.

Perché Milano è Milano: capitale morale, locomotiva economica, fucina di innovazione, ma iniziative di questa natura stanno spuntando come funghi in tutta Italia, anche in territori dove il numero di abitanti giustificherebbe a malapena la realizzazione di una piscina gonfiabile.

Ma sbaglio io, non c’è dubbio. Le decine di scheletri di impianti natatori disseminati sul territorio (non serve fare nomi, digitate su Google “cantiere piscina fermo”) sono una sfortunata coincidenza, il prossimo partenariato sarà certamente quello giusto.

Ci rileggiamo qui fra un anno.

Leggi il comunicato ufficiale del Comune di Milano

Ph. ©cmpnphotography@Pexels

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