Martina Grimaldi: “Dopo la maternità vorrei tornare in acqua, ma immagino anche un futuro a bordo vasca”

Abbiamo avuto il piacere di fare una bella chiacchierata con Martina Grimaldi, campionessa mondiale (Barcellona 2013) ed europea (Berlino 2014) della 25 km  e medaglia di bronzo  alle Olimpiadi di Londra 2012 e futura mamma di due gemelli. Martina è al quinto mese di gravidanza e riesce a trasmettere tutta la positività e la gioia che caratterizzano un momento come questo.

Gemelli! Anzitutto come stai e come stai vivendo questo bellissimo momento della tua vita?

Sto molto bene, sono al quinto mese di gravidanza e tutto procede bene. Sono gemelli: un maschietto e una femminuccia. Con l’ecografia del quinto mese potevamo sapere il sesso dei bambini e ce lo siamo fatti dire. Speravamo proprio nella coppia! Quando ho saputo della gravidanza il medico ha subito visto che erano due, ma ovviamente abbiamo dovuto aspettare per avere la conferma. Solitamente è una cosa ereditaria, ma nel mio caso sono io a dare il via a questa cosa. Sono davvero felice! Spero solo di riuscire a organizzarmi e gestire bene la situazione: in fin dei conti sono sempre due.

La maternità è sicuramente un evento meraviglioso per una donna. Come influisce tutto questo sul tuo essere atleta?

Attualmente sto continuando a nuotare, non a grandi ritmi, ma qualcosina continuo a fare. A luglio comincerà la mia maternità e quindi dovrò fermarmi per forza. Ma poi, quando sarò riuscita ad organizzarmi e avrò impostato bene le cose mi piacerebbe riprendere, o almeno provarci. Anche perché sarà una di quelle cose che voglio fare per tornare in forma. Il nuoto stato il mio sport per tutta la vita: sicuramente tornerò in acqua. È difficile fare programmi ora, perché non riesco a immaginare come possa essere quando i miei bimbi nasceranno, ma vorrei davvero riprovarci. Il nuoto è sempre stato il mio passatempo preferito e sono riuscita a trasformarlo nel mio lavoro. Voglio almeno provarci. Mi ritengo anche molto fortunata perché faccio parte di un gruppo sportivo straordinario: le Fiamme Oro. Non posso fare altro che ringraziarli per il supporto che mi hanno dato da quando sono con loro. Il mio responsabile, Luca Piscopo, è sempre disponibile con noi atleti, per qualsiasi cosa. Ci sentiamo come in una famiglia. Con lui possiamo parlare di qualsiasi cosa, che si tratti di un problema o di un evento lieto, come nel mio caso.

Hai mai pensato a un futuro come allenatrice?

Sì, sicuramente poter trasmettere la mia esperienza ai più piccoli è una cosa che mi piacerebbe moltissimo. Per il mio futuro non immagino solo di stare in acqua, ma penso anche al bordo vasca. Non potrò nuotare per sempre a livello professionistico come ho fatto fino a ora, ma allenare mi permetterebbe di restare in un ambiente che sento assolutamente mio. Mi piacerebbe poter lavorare con i ragazzi che si approcciano alle acque libere e poter dare loro dei consigli su come affrontare le competizioni, guidarli in questa bellissima disciplina che è il mio mondo.

Che tipo di allenatrice pensi di poter essere? E qual è la fascia di età che ti piacerebbe seguire?

Sono una persona che pretende molto da sé stessa, e questo mio modo di essere mi appartiene in ogni ambito, compreso quello sportivo. Pertanto, mi piacerebbe seguire delle persone che hanno voglia di imparare, di mettersi in gioco, che siano motivate e pronte a far fatica. Ma riconosco che nella vita sono una persona fondamentalmente molto buona, perciò non credo che riuscirei ad essere un allenatrice cattiva, temuta dai suoi atleti. Mi immagino buona, ma severa quando serve. Come in tutte le cose, credo che il giusto stia nel mezzo. Spero che il mio trascorso da atleta mi possa essere utile per capire meglio i ragazzi, quali sono le sensazioni che possono provare, quali sono i loro timori, valorizzare i loro punti di forza e quindi poterli aiutare a realizzare un loro sogno.

Il mondo del nuoto in questo momento sta soffrendo moltissimo. Con le piscine ancora chiuse si rischia davvero di veder morire qualcosa che è stato costruito nel tempo con molta fatica, con molta passione e tanta dedizione. Qual è il tuo pensiero?

Ritengo grave che le piscine siano ancora chiuse. Per il movimento in sé, ma anche per l’impatto sociale che tutto questo ha. Se pensiamo ai ragazzi più giovani, sono chiusi in casa ormai da molti mesi, aggrappati a un PC per la didattica a distanza con la scuola e allo smartphone per essere un po’ a contatto con gli amici. È veramente triste e c’è da chiedersi quali saranno gli effetti di tutto questo. Penso a quelli che magari avevano cominciato a intravedere la realizzazione di un sogno, o che comunque ci stavano provando e si sono visti fermare da un momento all’altro e purtroppo nulla è cambiato da quasi un anno. Hanno subito uno stop forzato e la ripresa è stata altalenante e priva di obiettivi. Inoltre, c’è da pensare anche ai gestori e a tutte le persone che lavorano all’interno di una piscina. Non solo per la parte agonistica, ma anche per tutto il movimento di base, a cominciare dalla scuola nuoto. Che poi è da dove siamo partiti tutti noi che abbiamo fatto del nostro sport la nostra professione. Mi auguro che riaprano il prima possibile, ne abbiamo bisogno tutti, ragazzi e gestori. Io stessa in questo momento sto pensando alla piscina anche come utente, perché quando nasceranno i miei bambini li vorrei portare in acqua, per fargli scoprire un mondo che amo e che mi ha dato tanto.

Cosa pensi dei bellissimi risultati che la nazionale di fondo ha avuto in questi giorni e di questo momento speciale per l’open water italiano?

È stata una spedizione meravigliosa! Come ha detto Stefano Rubaudo, non si erano mai viste tante medaglie. Sono davvero contenta per tutto il team e per il bellissimo risultato raggiunto. Tutti i ragazzi sono entrati in acqua per dare il massimo e questa è la cosa più importante. Gregorio Paltrinieri ha ottenuto due ori individuali strepitosi che gli saranno utili per fare esperienza in vista di Tokyo. Giulia Gabbrielleschi, nella 5 km, ha adottato una tattica di gara davvero strategica: conosceva bene le sue avversarie e ha gestito il tutto in maniera davvero eccellente. Rachele Bruni ormai è una certezza nei 10 km. Come ha affermato lei stessa, l’esperienza fa la differenza: era consapevole delle sue potenzialità e dei suoi limiti e ha gestito la gara al meglio. Queste cose le puoi fare solo se hai un curriculum bello lungo di gare, altrimenti l’inesperienza ti porta a commettere degli errori. Dario Verani è stata la medaglia più inaspettata forse, e proprio per questo motivo bellissima. E poi l’oro di squadra: uno spettacolo! I ragazzi erano motivati, perché volevano fare meglio del mondiale 2019. È stato bellissimo guardarli, dall’inizio alla fine. E poi le soddisfazioni dei 25 km: Matteo Furlan, che conferma che questa è la sua gara, e Barbara Pozzobon, che finalmente ha ottenuto quel podio che le spettava.

Ma volevo complimentarmi anche con tutti gli altri ragazzi, Marcello Guidi, Mario Sanzullo, Domenico Acerenza, Simone Ruffini e Alessio Occhipinti, perché hanno lottato fino alla fine e hanno ottenuto degli ottimi piazzamenti. A dimostrazione che la nostra è una squadra che sta crescendo. Ginevra Taddeucci e Veronica Santoni hanno dato un chiaro segnale di quanto possono valere.

Non dimentichiamo comunque che dietro a questi grandi risultati c’è un lavoro incredibile svolto dagli allenatori. Si nominano troppo poco e se non fosse per loro, noi atleti non andremmo tanto distante. Perciò i miei complimenti vanno anche a loro.

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