Allenare Dawn!

Allenare Dawn Fraser era un incubo. L’estate 1954 fu tutto un alti e bassi di allenamenti a singhiozzo. Un giorno Dawn urlava ad Harry: “Non mi alleno in corsia con queste stronze da collegio!“. Un altro invece: “Non mi alleno in corsia dove le pompe portano dentro sta merda! (la piscina di Drummoyne pompava acqua direttamente dal porto). Un altro ancora: “Non mi alleno se devo tuffarmi dal terzo gradino! (Gallagher faceva tuffare i suoi dal terzo gradino per migliorare la spinta nelle partenze. Facilmente si graffiavano i piedi e Dawn non lo sopportava).

dichiarazioni

Quando voleva fermarsi,  poi, era perentoria: “Vado a pisciare”, “Sono morta”, “prenditela con qualcun altro  con questo su e giù in questa tua  piscina schifosa!”.

scuse

Per saltare le sue scuse erano classici: “La mamma è malata”, “papà è malato”, “vado a lavorare in  latteria!”, “ho il ciclo (il ciclo si ripeteva più volte nello stesso mese e sempre quando venivano a nuotare quelli di Balmain, che Dawn non voleva incontrare). Dawn aveva anche modi coloriti e articolati per apostrofare il coach. Un giorno era un “artista di cazzate“, un altro  il” truffatore”, un altro ancora quell'”essere attaccato ai soldi”.

La pazienza di Mr G.

Gallagher però ci giocava con pazienza. Veniva da una vita in salita e ora che aveva trovato un suo equilibrio sapeva gestire i contrasti con arte. E poi era sicuro che Dawn non intendesse  le cose che diceva quand’ era scortese. L’aveva sentita spesso rimproverare i più giovani, con frasi tipo: “Fai quello che ti dice così dannatamente bene Harry” , “Harry è il miglior fottuto allenatore che tu abbia mai avuto. “.

una reputazione da mantenere

Parava le sue stoccate con estrema gentilezza. Sapeva che Dawn in un certo senso doveva fare così. Da bambina aveva dovuto farsi strada coi più grandi e costruirsi una reputazione nel branco. Ma sotto la scorza ruvida quella ragazzina era morbida come la seta. Era anche leale fino al sacrificio e premurosa, molto premurosa. La prova era che, nonostante caratteraccio e uscite teatrali, tutti le volevano bene.

fughe

A volte Dawn usciva dalla piscina, alzando il pollice in aria verso l’allenatore. Harry sapeva cosa voleva dire. Non l’avrebbe vista per qualche giorno.  Massimo una settimana. Ma Frase tornava sempre. Quando tornava, però, era più arrogante che mai. Harry, però, non le chiedeva cos’era successo. Non voleva sapere di sigarette, di birre, di notti tarde, di ragazzi, di lividi, o di borse sotto gli occhi,  né di attacchi d’asma, o di malattie. Non voleva nemmeno sapere del suo senso di colpa e del perché tornasse. La prendeva com’era. Quando c’era. Come se niente fosse accaduto.

promessa ad Adelaide

Quello stesso anno, ad Adelaide, in occasione dei Campionati Nazionali,  allenatore e atleta camminavano spalla a spalla, come grandi amici. Sembravano di quelli che non litigano mai e nemmeno hanno mai tra loro momenti d’inquietudine. Harry portava la borsa di Dawn. Dawn cominciò a lasciarsi andare:” Coach, oggi batterò Lorraine. Non ho solo fame di vittoria, muoio di fame per la vittoria!

Fu così che Dawn Fraser vinse la sua prima medaglia d’oro ai Campionati Nazionali: 220 yard, a tempo di record. Lorraine Crapp, però non aveva gareggiato. Mal d’orecchi. La promessa era da rinviare. Ma un segno, in qualche modo, era rimasto sul suo tracciato. Un segno indelebile che presto avrebbe avuto un seguito.

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