Un fotografo italiano a Tokyo. Episodio 5: la grande paura

La giornata è cominciata malissimo: la macchina del caffè non funziona. Un viaggio di diecimila km, inutile. Gli scarsi volt e pochi ampere delle reti elettriche del Sol Levante non bastano. Neanche si accende. Per fortuna c’è Bezos-san che mi porta con un razzo un dispositivo per i voltaggi locali. Rosso.

Poi, secondo e più violento shock: dopo aver installato il software per tarare il monitor (amici fotografi, ne parleremo. Il vostro PC ha i colori sballati al 99%), il mio laptop ha iniziato a sciorinare una serie di minacciose schermate blu. Ho dovuto fare del candomblè brasiliano* per resuscitarlo. Dopo quattro ore e svariate invocazioni del Baron Samedi*, il software torna operativo. Ma che paura.

(*Se le mie citazioni vi rimangono oscure dopo esservi succhiati decine di serie tv sugli zombie, allora dovete rifarvi una cultura)

Comunque questa cosa che dopo aver saltato come un camoscio su una parete devi schiaffeggiare un disco di luce mi rimane oscura. Luminosa ma oscura (riflessione osservando le gare di arrampicata).

Intrigante il tè freddo al gusto di fave secche, senza zucchero e senza niente di memorabile a parte il retrogusto, appunto, di fave secche.

Il fatto che il direttore del cerimoniale sia stato silurato per una battuta antisemita pronunciata nel 1989 mi è sembrato tanto un escamotage per non essere impallinato in caso di inaugurazione fallimentare, nel qual caso la prassi giapponese non prevede le dimissioni ma il seppuku (suicidio rituale). Se le cose andranno male, il primo ministro si dimetterà per aver scorreggiato in ascensore nel 1993 e la presidente del comitato organizzatore per avere saltato un punto quando nel 1973 si cuciva il body da gara.


Nuvoloni si addensano sulla cerimonia di inaugurazione

Ieri sera, verso le dieci, ho ordinato su Amazon.jp due schede di memoria. Stamattina sono sceso e ho detto alla portiera che mi sarebbe arrivato un pacchetto. Lei mi ha subito porto una busta. Ero esterrefatto (si può dire o fa troppo boomer?) per l’efficienza. Purtroppo si trattava delle provette per raccogliere lo sputazzo per il tampone… Che delusione.

Ph. ©G.Scala

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