La prima volta: Atene 1896

30 marzo 1896

La prima volta si fece tutto in giornata. Era il 30 Marzo 1896 quando si svolsero le gare di nuoto della prima edizioni dei Giochi Olimpici dell’era moderna (anche se Wikipedia e altre fonti dicono fosse l’11 aprile). Tutto era iniziato sei giorni prima con l’inaugurazione allo stadio Panathinaikos, lo stadio di tutti i greci. Il gruppo dei presenti era davvero sparuto. Diciannove nuotatori, di cui quindici greci. Non c’erano inglesi, né tedeschi né australiani, che erano il meglio del nuoto di allora.

campo gara

Il campo gara era il mare. Baia di Zea. Pireo. Il famoso porto di Atene. Quello che lo stratega Temistocle aveva fatto fortificare cinque secoli prima di Cristo e che aveva fatto della capitale dell’Attica una potenza navale. Il posto non era male per gareggiare, perché si trattava di un bassofondo senza correnti. Ma faceva freddo. Molto freddo. E quel giorno c’erano anche le onde. La temperatura dell’acqua era intorno ai 13 gradi. Per i nuotatori di allora era una prova di sopravvivenza più che di velocità, quelli di oggi non ci avrebbero messo neanche un dito.

gare

Tutto si svolse sotto lo sguardo vigile del sovrano di Grecia, re Giorgio, presente in veste ufficiale e molto orgoglioso dei suoi giochi. La piattaforma dove stava, con tanto di bandiere al vento, si trovava montata sulla banchina, mentre in mare giravano  imbarcazioni a vapore per la giuria, per la stampa e per gli atleti stranieri. Il piccolo piroscafo degli arbitri era davvero pittoresco, decorato e colorato da bandiere e ghirlande.  Due capannoni costruiti sulla riva facevano da spogliatoio e da pronto soccorso e una bandiera rossa piantata sulla spiaggia indicava il traguardo. L’inizio delle gare, come si compete per un’appuntamento importante, fu annunciato da uno squillo di tromba.

I contendenti venivano portati sulla linea di partenza con le barche. Si trattava di una fila di zucche vuote galleggianti, sistemate poco prima di partire per evitare che si spostassero troppo. Al colpo di pistola i nuotatori dovevano raggiungere la spiaggia. Tutte le gare erano a stile libero.

100 metri

La prima prova in programma erano i cento metri. Al via si presentarono tredici nuotatori: due erano ungheresi, uno americano, uno danese, uno svedese, uno austriaco e sei greci. Il favorito era l’americano, Williams Gardner, membro di una ricca famiglia di Boston, che si era pagato l’intera trasferta di tasca sua. L’investimento, però, gli fruttò assai poco, se è vero, come è vero, che si ritirò quasi subito per il freddo. Così vinse senza difficoltà apparenti un diciottenne ungherese che si faceva chiamare “Alfred Hajos”. Quel nome era evidentemente uno pseudonimo, dato che in ungherese Hajos voleva dire il “navigatoree che era il nome dell’eroe che aveva salvato i suoi concittadini di Budapest durante una famosa alluvione. Il secondo classificato fu un greco, Efstathios Coraphas, che veniva da Cefalonia, isola che nella storia era stata anche veneziana. All’arrivo di Hajos fu issata immediatamente una bandiera ungherese all’albero appositamente eretto sulla banchina. Era il modo di allora per far capire a tutti come erano andate le cose.

Hajos

Hajos era uno studente universitario. Per niente sostenuto dal suo rettore, che in partenza aveva manifestato tutto il suo dissenso e al ritorno tutto il suo disinteresse. Il suo nome era Arnold Guttman, era d’origine ebraica, studiava architettura ed era nato a Budapest nel 1878. In quella prima gara impiegò 1’ 22” 1/5 ad arrivare in fondo, che era un tempo davvero niente male. Ottenne la vittoria grazie allo stile ungherese, una sorta di trudgen, che surclassava il breastroke ancora usato da molti nelle gare a stile libero. Nonostante la vittoria facile Alfred era davvero un buon nuotatore. Un anno prima dell’olimpiade, infatti, aveva vinto a Vienna, un edizione dei campionati europei. Probabilmente una gara molto più competitiva di quella olimpica. Fu il giornale ateniese “Akropolis”, in vena di esaltazioni, che s’inventò per lui un altro soprannome d’effetto. Fu così che venne fuori la storia un po’ ridicola, un po’ patetica, del “delfino ungherese” che gli restò appiccicata addosso.

Prova per marinai

La seconda prova in programma era una di quelle cose strane, che a volte l’Olimpiade produce e che spariscono, senza lasciare in seguito alcun segno. Si trattava di una gara per soli marinai greci, una roba che forse nasceva dall’idea, tutt’altro che peregrina, del vantaggio che dava quel tipo di professione sui non professionisti. Prima di giudicare troppo però, occorre ricordare che si trattava di un’era di sperimentazioni e di dilettantismo ossessivo, per cui era assai più comprensibile la presenza di idee strampalate che tentavano di interpretare la prestazione rispetto ad oggi.

Anche in questa gara, però, le condizioni meteo diedero un brutto colpo alla partecipazione. Degli 11 iscritti si presentarono solo in tre. Dato che erano tutti greci, vinse un greco. Si chiamava Ioannis Malokinis, aveva sedici anni e faceva parte dell’equipaggio della nave Spetsai, in stanza al Pireo. Ioannis coprì la distanza in 2’ 20” 2/5, quasi un minuto in più del giovane Hajos che aveva compiuto la stessa distanza qualche decina di minuti prima. Chi aveva pensato ad un vantaggio per i marinai aveva preso un bel granchio. Spyridon Chazapis, invece, della nave Andres, fu quello che si piazzò secondo. Del terzo non ne parla nessuno.

500 metri

La terza gara era quella sulla distanza dei 500 metri. Il delfino ungherese avrebbe voluto prender parte anche a a questa. Ma aveva appena finito i cento e doveva fare subito dopo i 1200. Così lasciò perdere. Gli iscritti erano 29, ma i presenti furono tre. Due erano greci e uno austriaco. Naturalmente vinse l’austriaco. Si chiamava, Paul Neumann, aveva ventun anni e veniva da Vienna. Anche lui era d’origine ebraica come Hajos e anche lui aveva una certa carriera come nuotatore. Finì la gara col tempo di 8′ 12″ 3/4, quasi due minuti prima del signor Antonios Pepanos, un nuotatore di Patrasso di trent’anni, che arrivò secondo col tempo di 9’57 e 6.

1200 metri

La quarta prova, i 1200 stile libero, era sicuramente la più dura e la più importante del programma. Il perché è facile da capirsi, dato che aveva  il doppio significato di gara di velocità e di resistenza. C’era freddo, c’erano le onde e 1200 metri erano 1200 metri. Così si presentarono in nove.  Questa volta il via fu dato con un colpo di cannone, data la lontananza dei partenti dalla riva. Nuotando pezzi sul petto e pezzi sul dorso arrivò primo di nuovo il giovane Alfred Hajos, consacrando la sua presenza con un secondo oro.  A coprire la distanza impiegò 18′ 22″ ½, più di due minuti in meno del  secondo classificato, il greco Ioannis Adreou, un membro del Piraeus Walking Club, che per compiere la stessa distanza impiegò 21′ 3″ 2/5.

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