Michael Phelps: “È OK non sentirsi OK. Solidarietà a Simone Biles”

Il ritiro di Simone Biles dalle Olimpiadi di Tokyo è stato uno shock potente per tutto il mondo dello sport. Il fenomeno USA della ginnastica ha ceduto alla pressione psicologica, una situazione che Michael Phelps conosce bene.

Apparendo in prima serata su NBC come commentatore delle gare olimpiche di nuoto, il pluricampione olimpico, che dopo il ritiro ha ammesso di avere lottato contro la depressione per tutta la propria carriera ed è diventato un attivista sul tema della salute mentale degli sportivi insieme alla grande amica e compagna di allenamenti Allison Schmitt, ha manifestato la propria solidarietà a Biles.

Il mondo dello sport è sopraffatto. Questa vicenda mi emoziona profondamente. Potrei parlare di questo argomento per ore.

Un atleta olimpico ha bisogno di persone di fiducia che sappiano metterlo a proprio agio e ascoltarlo, permettendogli di dimostrarsi vulnerabile. Qualcuno che non provi ad “aggiustarlo”. Porti sulle spalle tante cose, un peso enorme, ed è difficile, specialmente quando hai tutti i riflettori puntati contro e così tante aspettative caricate addosso.

Siamo esseri umani. Nessuno è perfetto. È OK non sentirsi OK. È OK affrontare alti e bassi e ottovolanti emotivi. Credo che la cosa più importante da sapere è che tutti noi abbiamo bisogno di aiuto in certi momenti. Per me è stato difficile chiedere aiuto. Mi sentivo proprio come ha detto Simone, con il peso del mondo sulle spalle.

Il ritiro di Biles mi ha spezzato il cuore, ma nello stesso tempo mi rincuora che lei abbia avuto il coraggio di prendere questa posizione, di ammettere che non ce la faceva a continuare. Ha affrontato il tema della salute mentale e della sua centralità nel dibattito pubblico specialmente dopo ciò che abbiamo affrontato negli ultimi 18 mesi con l’arrivo della pandemia.

Spero che questa esperienza ci apra gli occhi. Spero veramente che sia un’occasione per parlare sempre più ampiamente e apertamente di questo tema. È un problema molto più grande di quanto riusciamo a immaginare.

Quando ho iniziato questo percorso, cinque anni fa, sapevo che sarebbe stato difficile. Sapevo che sarebbe stato un grande impegno. Dopo cinque anni, mi rendo conto che lo è ancora più di ciò che pensavo. È un problema che richiede molto tempo, molto lavoro e molta volontà da parte di tutti”.

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