Un fotografo italiano a Tokyo. Episodio 12: tecnologia canaglia

Ed eccoci qui dopo tanto o poco tempo. Non so come lo percepite voi, per me il tempo non esiste più, perso in un flusso continuo che procede ininterrottamente da una decina di giorni.

Non so che giorno della settimana è, ma so che è un giorno speciale grazie a Simona Quadarella, romana cocciuta allenata da un romano altrettanto cocciuto, che non si sono fatti scoraggiare dalla delusione dei 1500, hanno sistemato quello che c’era da sistemare e hanno portato a casa un bronzo notevole anche in considerazione del fatto che Kate Ledecky rimane di un altro pianeta.

Da fotografo sono ammaliato dagli occhi viola di Tatiana Schoenmaker. Ho osservato con stupore che la mia adorata Kirsty “Nonna Abelarda” Coventry a vent’anni ne dimostrava quaranta, oggi che ne ha quaranta sta molto meglio. Tra le premiatrici anche la deliziosa Penny Heyns. Entrambe hanno fatto una carriera importante all’interno delle istituzioni sportive (Coventry membro della Commissione atleti del CIO per la quale è candidata la nostra Federica Pellegrini, Heyns nello stesso organismo istituito presso la FINA).

Questo flusso di cui parlavo in apertura mi rende impossibile comprendere cosa succede e quando. So che Lorenzo Zazzeri si è qualificato per la finale dei 50, ma se mi chiedete chi ha vinto una qualsiasi altra gara non ve lo so dire, a meno che non ci siano italiani coinvolti. Le Olimpiadi fondono insieme tutto, compreso il tuo cervello. Immagino che per chi segue i Giochi da casa l’effetto sia simile: un flusso ininterrotto di eventi sportivi h24.

Fortuna che si mangia bene

Siamo in quella fase dell’evento in cui inizio ad invidiare potentemente quelli dell’atletica leggera che gareggiano all’aperto. Ogni tanto si prenderanno pure la pioggia ma vedono il sole. Godono della luce del sole. Intendiamoci, qui all’Aquatics Centre l’illuminazione non manca, ma è una luce diversa: noiosa, piatta, uniforme, pensata per quegli incapaci delle televisioni. Hanno duecento telecamere ma se gli cambi di un nonnulla l’illuminazione sono persi: non sanno bilanciare il bianco, non sanno fare niente. E se sanno fare qualcosa, non hanno comunque mai assistito a una gara di nuoto. Ricevo continuamente segnalazioni relative alle virate riprese con la stramaledetta videocamerina che non permette mai di godere del gesto tecnico nella sua interezza. Tipico esempio di sovrabbondanza tecnologica utile solo per vendere fuffa.

Oggi il simpatico vecchietto che manovra la telecamera 332 davanti al podio, che fino a ieri era ingobbito sul suo apparecchio, oggi ha deciso di mettersi comodo e stare in piedi, impallando completamente le premiazioni, così ho solo foto di medaglie d’oro dal collo in su -se sono abbastanza alte, altrimenti non le ho proprio. So di essere ripetitivo, ma il mio odio per la televisione non conosce limiti, e lasciatemelo chiedere ancora una volta: dodici telecamere intorno al podio, ma a che cazzo servono? Che ci devi fare? mettine quattro controllate da un’IA e tanto di guadagnato, così si fa anche ulteriore sfoggio di tecnologia.

Qualcuno di voi avrà visto delle foto delle premiazioni scattate dall’alto. In ogni manifestazione chiedo di potermi accomodare nella catwalk, da noi volgarmente “piccionaia”, e generalmente me lo concedono. Ricordo che ai Mondiali di Shangai faceva talmente caldo che non riuscivo a fotografare per il sudore che mi colava copiosamente sul mirino. In altre situazioni era possibile imbragare la macchina e azionarla dal piano terra con un telecomando.

A Tokyo c’è invece un traliccio al quale è appesa una dozzina di teste remotate: una specie di cavalletti rovesciati che si possono controllare con un joystick da bordo vasca. Le foto vengono poi trasmesse e lavorate come ormai avete già imparato ed entrano in circolazione. Qui in Giappone c’è l’amico Giuliano Bevilacqua, decano dei fotografi sportivi alla sua penso dodicesima Olimpiade, tenacemente ancorato al passato, che oggi è andato in crisi perché Canon gli ha prestato la sua nuova macchina mirrorless e dal mirino non vede ciò che era abituato a vedere con la reflex. Devo ammettere che il cervello fa un po’ fatica a stare al passo con tutta questa innovazione tecnologica.

Oggi è accaduto un altro piccolo miracolo: sono uscito dall’Aquatics Centre e ho trovato il mio autobus. Le mie natiche erano già pronte a stare posate per mezz’ora sull’asfalto dell’interscambio e invece c’era anche il secondo autobus. Si vede che tutto sta per finire.

Oggi il mio amico noezelandese Ian mi ha dato una dritta molto utile: fotografare i tuffi dalla tribuna del nuoto, così finalmente sono riuscito a fotografare gli atleti con i cinque cerchi olimpici alle spalle, privilegio normalmente riservato alle sole Grandi Agenzie: Associated Press, Associated France Press, Reuters -secondo me quella con i migliori fotografi, la mitica Getty Images -una banda di grassatori che in teoria riconosce ai fotografi il 40 per cento del prezzo di vendita, ma che in pratica, lavorando su abbonamento, se il Corriere della Sera pubblica un mio scatto in prima pagina a me arrivano bene che vada 40 centesimi. Poi dice: voglio fare il fotografo. È una buona idea, se sei ricco di famiglia.

Domani ultimo giorno in piscina -per voi. Io continuo con il nuoto sincronizzato, dallo scorso anno inopinatamente ribattezzato nuoto artisitico; i tuffi proseguono a oltranza ed è in pieno svolgimento il torneo di pallanuoto.

Saluti da una vera arancia

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