Cesare Butini: “Un’Olimpiade anomala ma entusiasmante. Parigi è già dietro l’angolo”. INTERVISTA ESCLUSIVA

Buongiorno Cesare, innanzi tutto: qual è il tuo bilancio di questa Olimpiade azzurra?

Il bilancio è naturalmente molto positivo. Al di là delle sei medaglie che fanno ovviamente piacere, le diciannove finali conquistate con nove record italiani sono il termometro di un’Italia che è sempre stata protagonista. C’è stata qualche piccola sbavatura, ma su trentasei atleti presenti devo dire che la percentuale di controprestazioni è molto bassa e all’interno di un limite direi fisiologico.

A Tokyo si è concretizzata splendidamente la sinergia fra veterani e nuove leve che ha aiutato i giovani a diventare protagonisti. Nel bilancio finale manca certamente qualche medaglia di quelle che consideravamo “sicure” avendo gli atleti al top della forma, parlo in particolare di Gregorio Paltrinieri Simona Quadarella, ampiamente compensate dai podi degli atleti che avevano le carte in regola per ambire a un risultato importante ma sui quali non avevamo alcuna certezza: Federico Burdisso, la 4×100 stile libero e soprattutto la 4×100 mista che ha cancellato decenni di tradizione non positiva e, soprattutto, con atleti nati nel 1998, 1999, 2000 e 2001 è il presente ma, soprattutto, il futuro. Un’ottima squadra, ben assortita, certamente con ambiti di miglioramento in particolare nel settore femminile.

Gregorio Paltrinieri. Photo Giorgio Scala / Deepbluemedia / Insidefoto

Va detto che tutto il nuoto femminile europeo a questi Giochi ha sofferto: pochissime atlete del Vecchio Continente sono salite sul podio, credo quattro o cinque compresa Simona Quadarella. Bisogna comprendere il perché di questa situazione e iniziare un’opera di recupero a cominciare dai settori un po’ più in difficoltà, a cominciare dalla velocità. Soprattutto, ahinoi, è arrivato il momento di pensare al dopo Federica Pellegrini. 

È difficile immaginare le nostre staffette senza Federica, ma ormai è il tempo della rifondazione. Per fortuna ci sono delle atlete interessanti che si affacciano alla ribalta. Sarà impegnativo ma le sfide ci piacciono.

A proposito di sfide: Parigi 2024 è già dietro l’angolo. Come si riparte dopo queste Olimpiadi?

Dici bene: i prossimi Giochi sono davvero dietro l’angolo, con un solo triennio a disposizione. Abbiamo la fortuna di poter contare sull’importante volano dei Campionati Europei di Roma 2022 che permetteranno di consolidare il nucleo di questa squadra -ricordo che a Tokyo abbiamo portato sedici esordienti, che rappresentano l’ossatura per Parigi, con nuovi innesti. Bisognerà rimboccarsi le maniche e, Covid permettendo -lo dico perché le ultime notizie non sono completamente rassicuranti, utilizzare i nostri Centri Federali per attuare programmi e progetti che coinvolgano gli atleti e le società su tutto il territorio.

So che non ti piace parlare dei singoli, parliamo allora di un quartetto, che peraltro hai già citato: i ragazzi della staffetta mista. Qui a Tokyo abbiamo assistito al salto di qualità di Thomas Ceccon, alle conferme di Nicolò Martinenghi e Alessandro Miressi, e Federico Burdisso si è dimostrato in grado di portare a casa la pelle anche sulla distanza breve. Che futuro vedi per questi atleti, e pensi che qualcuno di loro potrebbe ampliare il proprio range di competizioni?

In effetti tutti e quattro hanno raggiunto e consolidato una posizione da protagonisti in campo internazionale, e due di loro (Burdisso e Martinenghi, NdR) alla medaglia in staffetta ne hanno aggiunta una individuale. Per quanto riguarda Alessandro e Nicolò dubito che possano spingersi a gareggiare sulla distanza doppia, essendo entrambi già molto competitivi nei 50. Federico e Thomas sono tutti da scoprire: il primo ha segnato un interessantissimo 51.07 lanciato, il secondo è un grande talento ancora da esplorare. Qui in Giappone è esploso nel dorso, ma ha già tempi importanti nei misti e ha dimostrato di poter nuotare con grande facilità sotto i 48” nei 100 stile libero. Può spaziare in molte direzioni, il compito nostro e del suo tecnico è quello di indirizzarlo verso le situazioni per lui più congeniali cercando di mettere la preparazione al servizio del talento, perché in campo internazionale il solo talento non è sufficiente per eccellere. È una considerazione che in realtà vale per tutti e quattro: è importante che per raggiungere e rimanere ai vertici le loro straordinarie doti dovranno essere supportate da grande impegno e sacrificio.

4×100 mista. Photo Giorgio Scala / Deepbluemedia / Insidefoto

Una nazionale molto forte, composta da tanti atleti di talento provenienti da tutte le parti d’Italia e da esperienze molto diversificate, anche dal punto di vista della guida tecnica. Cosa ci puoi dire sul lavoro svolto dai nostri allenatori in questi ormai quasi due anni di pandemia, durante i quali è stato necessario ripensarsi e reinventarsi continuamente?

Dobbiamo saper cogliere quel che di buono un’esperienza drammatica come la pandemia ci ha lasciato. I tecnici societari hanno svolto un lavoro fondamentale e prezioso. Abbiamo potuto portarne otto a Tokyo al seguito della squadra, integrati con altri cinque durante il collegiale a Tokurozawa: è stato un lavoro fondamentale perché ha consentito agli atleti di essere seguiti in maniera ottimale e ai tecnici stessi di fare esperienza in un contesto internazionale di altissimo livello. È certamente necessario investire in parallelo sugli atleti e sui tecnici, e questa è la parte più stimolante e divertente del mio lavoro. Coinvolgendo professionalità importanti è inevitabile che al termine del percorso si generino buone prestazioni: lasciami rivolgere un grosso plauso a tutto lo staff federale: tecnici, medici, fisioterapisti che hanno contribuito a questi storici risultati.

Oggi il presidente Paolo Barelli ha rilanciato l’allarme sulle condizioni drammatiche nelle quali versano numerose società a causa della pandemia. Quanto sei preoccupato e quanto pensi che questo biennio così difficile inciderà sul percorso di crescita del nuoto azzurro?

Siamo tutti molto preoccupati, tant’è che in conferenza stampa ho dedicato i nostri risultati proprio alle società che in questi due anni hanno stretto i denti e consentito agli atleti di allenarsi e ottenere risultati. Io credo che l’effetto pandemia non si sentirà tanto sulla preparazione dei Giochi 2024 ma nel quadriennio successivo. In questi due anni si è generato un “buco” di atleti giovanissimi che non hanno svolto quell’attività di base che favorisce la crescita e lo sviluppo e posa i mattoni sui quali si costruirà poi la prestazione dell’atleta evoluto. Una situazione drammatica sulla quale teniamo alta l’attenzione e sulla quale cercheremo di intervenire non appena la situazione si sarà stabilizzata. I nostri governanti devono comprendere che le piscine sono fondamentali per la salute e la sicurezza della popolazione oltre che per la selezione e lo sviluppo del talento sportivo. precludere l’attività sportiva ai giovani è una decisione grave e intollerabile in una società civile.

Una nota personale: che effetto ti fa rivedere un’azzurra sul podio degli 800 stile libero a tredici anni di distanza dalla “tua” Alessia Filippi?

Una grande emozione, che avevo già provato nel 2019 a Gwangju quando sempre Simona Quadarella aveva conquistato l’oro nei 1500 e l’argento negli 800, a dieci anni esatti dal titolo mondiale di Alessia. Mi fa piacere che un’atleta, per giunta mia concittadina come anche il suo allenatore, continui la tradizione del mezzofondo femminile azzurro. Ne approfitto per sottolineare il grande carattere di Simona che, dopo aver visto sfuggire una medaglia nei 1500 che era sicuramente alla sua portata, ha reagito in maniera eccezionale andandosi a prendere il bronzo in una gara che probabilmente non le è altrettanto congeniale. Questo significa avere il fuoco agonistico dentro di sé ed essere molto ben allenata.

Simona Quadarella. Photo Giorgio Scala / Deepbluemedia / Insidefoto

Olimpiadi di grande ricambio anche a livello internazionale, con tanti nomi importanti coinvolti in controprestazioni in alcuni casi davvero clamorose. Da spettatore interessato come valuti il nuoto internazionale che esce dall’Aquatics Centre? 

Oggi mi ha impressionato lo statunitense Robert Finke, che ha chiuso i 1500 con una frazione di 25.78 che non si vedeva dai tempi del record del mondo di Sun Yang (25.68 per il cinese a Londra 2012, NdR).

C’è grande ricambio ma va anche detto che è stata un’Olimpiade molto particolare, non solo per il Covid ma anche e direi soprattutto per la decisione di nuotare le finali al mattino, con davvero poco tempo per recuperare dalle batterie serali specialmente per chi arrivava tardi al Villaggio olimpico. In parecchie gare infatti si è vinta la finale con tempi peggiori rispetto ai turni serali, e le controprestazioni sono state davvero molte. Io credo onestamente che questa programmazione abbia in parte falsato i Giochi, fermo restando che è stata un’esperienza bella e divertente che ha permesso di dimostrare che il nuoto “c’è” ancora. Tanti atleti nuovi si affacciano e iniziano a scalzare i “mostri sacri”. Il posticipo al 2020 ha reso più evidente questo fenomeno: per i giovani un anno in più è un anno di esperienza, per atleti maturi è un anno di fatica e stress. Non ho ovviamente la controprova, ma credo che nel 2020 avremmo assistito a un’Olimpiade diversa.

 

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