Un photo manager ad Abu Dhabi. Episodio quattro: road trippin’

Mia mamma, che ha fatto parte per tanto tempo del circo itinerante degli sport acquatici, spesso mi chiede se non mi annoio a fare sempre le stesse foto.

Onestamente, la risposta è “qualche volta si”. In realtà poi ogni manifestazione ha una storia a sé: diverse condizioni di luce, diverse postazioni, lenti e macchine nuove e, ovviamente, atleti vecchi e nuovi, in diversa condizione atletica.

Come direbbe Eraclito, l’acqua non è mai la stessa. Non tanto perché sia impossibile bagnarsi nella stessa vasca (sappiamo tutti che l’acqua è in ricircolo continuo), ma perché non esistono due gocce, due creste o due onde identiche.

La parte più attraente dei Campionati Mondiali, anche più dei Giochi Olimpici, sono i viaggi: non quelli per arrivare nella città ospitante (oddio, anche quelli sono interessanti) ma quelli virtuali. Stamattina, in una batteria, sono passato dagli atolli corallini delle Guam in corsia 1, agli 8000 metri del Nepal in 2. Mi sono ritrovato dove veramente ero, in 3 insieme con Ghalib Sagt, padrone di casa.

Dopo il sole a raggi giallorossi della Nord Macedonia, ho assitito in corsia 4 e 5 al derby centroamericano tra Guatemala e Nicaragua. Poi sono andato a bere del latte di Yak in Mongolia, mentre mi schiaffeggiavo per ammazzare le zanzare della Guyana. Sono rimasto sul blocco, rischiando la falsa partenza, perchè la sigla CPV mi ha spiazzato. In realtà ero in mezzo all’Atlantico, a Capo Verde. Mezzo secondo dopo gelavo sul caucaso armeno.

È durato poco di più dei due minuti dei 200 stile libero.

Poi mi dite che sto sempre in giro.

Facciamo un test. Vi faccio una lista delle prime due batterie dei 100 stile libero donne. Ditemi, onestamente, se sapete quali sono questi paesi, dove si trovano (almeno il continente) e se ci siete stati:
KGZ, FSM, FAR, NMA, SUD, MAA, BAN, MRI, DJI, PLW, TAN, TJK, TGA, MAW, GUM, SEY, NEP, BEN, BDI, TLS.

E poi facciamoci un bel viaggio insieme. Dove vorreste andare, come primo stop?

 

Matteo Rivolta: "È una scelta coraggiosa, dolorosa ma necessaria, nel rispetto mio e di chi con me ha lavorato, sofferto, sognato."

Matteo Rivolta: “È una scelta coraggiosa...

Essere atleta è sicuramente difficile: l'allenamento, la prestazione, accettare la sconfitta e in caso di vittoria il peso di doversi ...

NEWSLETTER

Lasciaci i tuoi contatti e rimani aggiornato sulle nostre iniziative