FIN e CONI Sardegna, Russu e Perra. Gestori di piscine, una protesta educata per ottenere cose concrete

Dare un segnale garbato ma forte rivolto alle istituzioni regionali e agli enti territoriali. Lo propone il presidente del CONI Sardegna Bruno Perra rivolgendosi ad una platea costituita prevalentemente da gestori di piscine e operatori dell’informazione.

Al suo fianco annuisce in segno di totale approvazione il presidente della Federnuoto Sardegna Danilo Russu che, al T Hotel di Cagliari, ha illustrato lo scenario apocalittico in cui versa il settore natatorio da quando è cominciata la pandemia.

L’intenzione è, entro la fine dell’anno, di redigere un documento firmato da gestori privati e pubblici delle piscine, FIN, Coni e tutte le altre federazioni che per la loro attività è necessario l’utilizzo delle vasche. Il tentativo è di recuperare qualche risorsa, sensibilizzando in maniera civile non solo il consiglio regionale ma anche gli assessorati, gli enti territoriali intermedi e le amministrazioni comunali che ospitano impianti natatori, anche perché il disagio giovanile trova una valida valvola di sfogo attraverso lo sport. Insomma, non c’è tempo da perdere perché con il tradizionale crollo delle presenze in acqua clorata nel periodo natalizio (che quest’anno arriverà ad una percentuale record del -70%) il rischio chiusura definitiva degli impianti è davvero dietro l’angolo.

DANILO RUSSU E IL SUO BOLLETTINO DI GUERRA

L’azione corale trae ispirazione dal movimento di valenza nazionale “Salviamo le Piscine” che in queste ultime settimane, attraverso anche gli ultimi appelli del presidente nazionale del CONI Giovanni Malagò e del presidente parlamentare della FIN Paolo Barelli è riuscito ad attirare l’attenzione dei media.

Danilo Russu guarda con sconforto il foglio dove si è appuntato alcuni dati come se fosse una richiesta di riscatto. In Sardegna la crisi del nuoto interessa una trentina di impianti comunali e diversi appartenenti a privati. Molti di loro sono affiliati alla FIN e svolgono attività istituzionale e soprattutto danno lavoro a tanti istruttori. Negli ultimi due anni le piscine isolane hanno aperto in tutto circa 12 mesi con perdite rilevanti. Nel 2021 il crollo delle entrate ha raggiunto anche percentuali del 50%, dovute sia al drastico calo degli iscritti, sia per l’aumento dei costi energetici. Il settore agonistico ha visto praticamente scomparire gli atleti del nuoto sincronizzato e della pallanuoto. “Siamo ad un bivio – rimarca Russu – o teniamo le piscine aperte, oppure con quel poco che attualmente riusciamo a mettere da parte per andare avanti di qualche mese, lo spostiamo sulla pallanuoto. Il momento è critico e quando le società sportive sono pervase dal dubbio se lasciare la struttura aperta, o cercare di fare attività sportiva, ovviamente scelgono questa seconda soluzione”.

Ma anche forgiare ragazze e ragazzi che sappiano competere a livello nazionale richiede almeno dieci anni e se dall’oggi al domani gli si toglie la possibilità di potersi allenare, i danni non ricadono solo sulla piscina ma anche su chi sta attraversando una fase esistenziale molto delicata. “Stiamo già sotto le macerie di una bomba sociale – aggiunge – e privare i nostri tesserati della piscina significa buttarli per strada”.

ALL’OMBRA MA ANCHE SOTTO IL SOLE

E la Federnuoto stessa, seppur reduce da un’altra annata strepitosa con ottimi risultati ben ripartiti tra Olimpiadi, Mondiali ed Europei è in forte crisi: “È impossibile per noi continuare a svolgere attività sportiva – continua il presidente regionale – perché affittare gli impianti genera costi che poi a causa delle mancate entrate, non si riescono a coprire”.

Durante l’incontro si è messo in luce come in seguito agli effetti scatenati dal covid, le attività produttive hanno beneficiato di piccoli ristori, mentre le associazioni sportive sono restate al palo. Però non si dimentica quanto sia stato importante l’aiuto da parte della Regione Sardegna che è venuto incontro alla crisi del settore con un significativo intervento economico.

Ma c’è un aspetto che andando controcorrente inorgoglisce il responsabile regionale della FIN: “In un periodo critico come questo – esplicita Russu – il nostro settore agonistico ha dato dei messaggi importanti. Due sono gli atleti convocati nella nazionale maggiore di nuoto di fondo, Marcello Guidi e Fabio Dalu. Altri due nuotatori sono convocati nella nazionale juniores: Samuele Congia e Alice Maggioni. Mentre Francesca Deidda difende i colori azzurri nelle principali manifestazioni internazionali di nuoto sincronizzato. Rischiare di perdere quanto raggiunto sino ad ora non ce lo possiamo permettere. Soprattutto perché si lotta per trattenere i nostri atleti in Sardegna. Con gli impianti chiusi, sarebbero costretti ad andare in altre regioni d’Italia o presso i centri federali”.

I CONTENUTI DA PORTARE ALL’ATTENZIONE DELLA CLASSE POLITICA

Il coordinamento nazionale “Salviamo le Piscine” in cui si riconoscono anche i gestori isolani ha fissato alcuni punti su cui deve passare la rinascita del comparto. E durante la conferenza stampa sono stati elencati dallo stesso Russu:

  • Occhio di riguardo verso lo sport: non esiste una visione d’insieme che tracci un percorso organico. Se venisse attuato, le famiglie verrebbero agevolate nella pratica dell’attività fisica ai propri figli a prezzi sociali.
  • Intervento per calmierare i costi energetici: Dovrebbe aggirarsi intorno ai quattro miliardi l’azione rivolta all’abbattimento dei i costi delle bollette.
  • Totale restyling degli impianti isolani: e qui il messaggio è diretto anche ai Comuni, perché esistono strutture energivore inquinanti di quaranta anni e più di vita. Il rischio che ne consegue viene scaricato sui gestori e molto spesso anche le manutenzioni straordinarie sono a loro carico.
  • Intervento del 110% anche nel settore piscine: solo così si può aprire una prospettiva futura capace di incidere anche sulle energie alternative come fotovoltaico, pompe di calore etc.
  • Intervento tampone che faccia superare indenni la stagione invernale.
  • Collaborazione con il CONI al quale viene chiesto di affiancarsi e interloquire in maniera costruttiva sia con la regione, sia con il canale nazionale del CONI e del ministero affinché non tardino gli interventi di riduzione dei costi energetici.

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