La rana, croce e delizia. I suggerimenti di Ivo Ferretti

Nelle ultime competizioni internazionali la rana è stato uno stile che ha tolto il sonno a più di qualcuno. È innegabile che si stia vivendo un momento in cui il regolamento è difficile da interpretare, da rispettare, da applicare.  La rana è lo stile che, più degli altri, sta evolvendo e che è oggetto di discussione.

Ne abbiamo voluto parlare con Ivo Ferretti, responsabile dell’area biomeccanica della Federazione Italiana Nuoto e grande esperto della video analisi computerizzata della tecnica degli atleti.

Ultimamente, più che dello “stile” rana parliamo del “problema” rana.

Il problema della rana praticamente è atavico. Ricordo anni in cui venivano squalificati anche gli esordienti per delle scorrettezze in questo stile. Infatti, il regolamento della rana è stato uno dei più rivisitati, e che veniva corretto seguendo l’evoluzione della nuotata.

Cronologicamente negli anni Cinquanta c’è stata la separazione tra rana e farfalla. Successivamente, negli anni Ottanta, è stata permessa l’immersione del capo, che prima invece era motivo di squalifica. Successivamente la simmetria del gesto è stata sostituita con la simultaneità dell’azione. Nei primi anni del secolo abbiamo assistito alla liberalizzazione del colpo a delfino in subacquea; all’inizio il colpo di gambe a delfino era concesso solo dopo la fine della bracciata e successivamente, sempre seguendo la tendenza di ciò che accadeva in  gara, si è arrivati al colpo di gambe effettuato anche prima della bracciata.

Da un punto di vista del regolamento è lo stile che presenta più limitazioni. Credo che la questione stia nel capire se si vuole mantenere questo stile, con tutte le sue particolarità, oppure no. Il ranista è qualcosa di unico, basti pensare alla scuola nuoto dove vediamo bambini con una gambata a rana assolutamente naturale,  con le ginocchia piegate e i piedi sempre a martello che gli istruttori cercano di rilassare per farli nuotare bene anche negli altri stili.

Nel nuoto moderno c’è stata una grande polemica, innescata da Melanie Marshall, l’allenatrice di Adam Peaty, sulla presunta gambata a delfino di Ilya Shymanovic. E poi, se guardiamo le competizioni internazionali degli ultimi anni, stiamo assistendo a una nuotata a rana con un aumento incredibile della frequenza. Il miglioramento della metodologia di allenamento, la grande attenzione alla core stability e il grande lavoro che viene fatto in palestra consentono agli atleti di sostenere frequenze maggiori anche se a discapito di un maggior costo energetico.

CARRARO Martina ITA
200m Breaststroke Women Heats
Swimming, Nuoto
Tokyo2020 Olympic Games
Tokyo Aquatics Centre
21728
Photo Giorgio Scala / Deepbluemedia / Insidefoto

 

Hai sempre parlato di nuotate diverse a seconda della distanza di gara. Vale anche per la rana?

Assolutamente sì. Per me esistono dodici stili: i quattro conosciuti e per ognuno di essi ce ne sono altri tre, a seconda che si nuoti un 50, un 100 o un 200 metri. Lo stile ha lo stesso nome ma viene interpretato in maniera diversa a seconda della distanza su cui si gareggia.

Chi nuota i 50 mt si preoccupa di portare le mani avanti il più rapidamente possibile. La rana dei 100, invece, è caratterizzata dal portare avanti le spalle. La nuotata dei 200 è guidata dai fianchi.

Nella rana, oltre a questo, possiamo anche distinguere due categorie di nuotatori: quelli che nuotano “sopra” l’acqua, come Adam Peaty o Benedetta Pilato, e quelli che nuotano “attraverso” l’acqua, come Martina Carraro o Julia Efimova. Nella rana c’è un’interpretazione personale che non ha pari negli altri stili.

EFIMOVA Yuliya RUS Russia
Gwangju South Korea 25/07/2019
Swimming 200 breaststroke women
18th FINA World Aquatics Championships
Nambu University Aquatics Center
Photo © Giorgio Scala / Deepbluemedia / Insidefoto

 

 

Come dicevamo prima, c’è la tendenza ad aumentare le frequenze e questo comporta inevitabilmente di stringere la gambata. Una gambata molto ampia diventerebbe svantaggiosa nella nuotata di “frequenza” perché non permette la sovrapposizione delle azioni propulsive degli arti superiori ed inferiori. Eseguire una gambata quasi rettilinea alla Shymanovich, permette di effettuare più azioni per unità di tempo ottenendo una velocità maggiore. Una gambata più ampia è propria di chi nuota i 200 perchè permette un maggior scivolamento e di conseguenza una nuotata più economica.

Dall’altra parte però c’è il notevole dispendio energetico di questo tipo di azione. Una gambata di questo tipo prevede una bracciata altrettanto frequente e nuotare così ha validità solo se lo fai sopra l’acqua. La stessa frequenza contro l’acqua ti rende perdente.

In tutti gli stili c’è questo dualismo: alti sull’acqua, aumentando le frequenze e cavalcando l’onda che il nuotatore stesso crea, oppure scivolando attraverso l’acqua, diminuendo le resistenze che ci possono essere ma che, inevitabilmente, non ti porta ad alte frequenze. Questa seconda ipotesi non è sicuramente l’ideale per la velocità.

Quali problemi si riscontrano con le alte frequenze?

Solitamente la perdita del controllo motorio, il gesto tecnico rischia di diventare approssimativo. Arrivi al muro nella frenesia del movimento e potresti eseguire una gambata diversa dall’altra. Se poi nella storia del nuotatore c’è un infortunio importante come quello che aveva subito Arianna Castiglioni, può capitare che emerga questa debolezza dell’arto che è stato interessato.

Purtroppo il regolamento è chiaro e sancisce che alcune cose non si possono fare. Anche se il colpo di gambe a delfino che a volte si vede all’arrivo non è un colpo di gambe voluto, è conseguente al fatto che si è portato avanti il bacino. Il regolamento consente nell’ultima bracciata prima della virata e nell’ultima bracciata prima dell’arrivo di tirare fuori i gomiti dall’acqua. Ma tirando fuori i gomiti dall’acqua è naturale che, essendo sbilanciati in avanti, si crea un contraccolpo di gambe simile a quello a delfino. È quasi un movimento compensatorio.

PILATO Benedetta ITA
100m Breaststroke Women Heats
Swimming, Nuoto
Tokyo2020 Olympic Games
Tokyo Aquatics Centre
21725
Photo Giorgio Scala / Deepbluemedia / Insidefoto

 

La rana è uno stile che si nuota anche nei misti. In questo caso che considerazioni sarebbe corretto fare?

Dobbiamo sicuramente distinguere i 200 dai 400 misti, però mi sento di dire che siamo più verso la rana che si nuota per i 200 piuttosto che quella che caratterizza i 50 e i 100. Solitamente è caratterizzata dallo scivolamento perché devi recuperare dalle frazioni precedenti e poi ti aspetta lo sprint finale. Una rana nuotata con una frequenza troppo alta nei misti ti penalizza nell’ultima frazione a stile perché affatica le gambe.

CUSINATO Ilaria ITA
200m Individual Medley Women Semifinal
Swimming, Nuoto
Tokyo2020 Olympic Games
Tokyo Aquatics Centre
21727
Photo Giorgio Scala / Deepbluemedia / Insidefoto

 

La rana è uno stile che sicuramente negli ultimi tempi ha visto alcune evoluzioni sia tecniche che metodologiche.

Gli allenatori dei ranisti li fanno nuotare con tutto il corpo. Il movimento del tronco diventa il fulcro della nuotata, viene spostato il baricentro in avanti, un pò come accade nel delfino.

Ci sono molti fattori che devono essere presi in considerazione, come l’economicità della nuotata e il modo di nuotare. Mettere insieme tutte queste cose diventa davvero difficile. La rana è uno stile ad altissima valenza coordinativa e questo è un punto su cui a volte si possono commettere degli errori. È inevitabile.

Mi auguro solo che, proprio a causa delle tante polemiche emerse, non si voglia semplificare troppo il regolamento, inserendo il colpo di gambe a delfino fino ai 15 metri. Verrebbe cancellata completamente la storia di questo stile e i delfinisti comincerebbero a vincere le gara a rana, soprattutto in vasca corta. Già l’alta frequenza ha rimesso in discussione la valenza propulsiva di braccia e gambe: una volta si diceva 30% braccia e 70% gambe; oggi potremmo dire esattamente il contrario. I ranisti oggi in allenamento lavorano molto con le palette e pull per potenziare la bracciata.

Castiglioni Arianna Fiamme Gialle – Nuoto Gold Medal
100m Rana Donne – Breaststroke Women
Riccione 30/11/2021 Stadio del Nuoto
Campionati Italiani Assoluti di Nuoto in Vasca Corta
Photo Andrea Staccioli / Deepbluemedia / Insidefoto

 

La rana potrebbe essere definita uno stile primordiale…

Assolutamente sì! È uno stile che si nuota da sempre, che viene naturale. Nel liquido amniotico il feto si muove con movimenti molto simili a quelli della rana. Storicamente ha avuto un sacco di evoluzioni con i regolamenti che si adattavano a mano a mano che si vedevano i cambiamenti negli atleti. Cambiamenti che magari cozzavano con il regolamento ma che erano comprensibilmente parte di un’evoluzione della nuotata.

Negli ultimi anni abbiamo visto un aumento sensibile nella presenza di ranisti di alto livello. Un tempo ce n’erano molti di meno. Quali possono essere i motivi di questa crescita?

Sicuramente il fatto che oggi si nuota a rana “con tutto il corpo” porta a questi risultati. Ma nuotare in questo modo è possibile perché i tecnici sono molto preparati. Abbiamo una generazione di tecnici qualificati, molto attenti e per certi aspetti anche molto aggiornata. Sia per quanto riguarda gli allenatori che per quanto riguarda gli istruttori: il Settore Istruzione Tecnica della Federazione ha fatto negli anni un lavoro notevole. E questi sono i risultati. La cultura del nuoto in Italia è cresciuta moltissimo. Alcune regioni che trent’anni fa erano considerate natatoriamente depresse, oggi sono all’avanguardia. Anche questo ha contribuito alla crescita del movimento.

MARTINENGHI Nicolo ITA
100m Breaststroke Men Heats
Swimming, Nuoto
Tokyo2020 Olympic Games
Tokyo Aquatics Centre
21724
Photo Giorgio Scala / Deepbluemedia / Insidefoto

 

Una cosa che mi sento di suggerire agli istruttori che seguono la scuola nuoto è quella di prestare più attenzione alla posizione delle ginocchia: spesso viene sottovalutata ma poi diventa motivo di errori difficili da correggere se l’allievo diventa atleta. Lasciano fare una gambata in cui il ragazzino porta molto avanti le ginocchia, facendo sì che si alzino i fianchi e vanificando l’efficacia propulsiva della gambata stessa. Si tratta di un accorgimento semplice, ma molto efficace: è il piede che va verso il gluteo e non il ginocchio verso il petto. Nella didattica che caratterizza la scuola nuoto ritengo sia importante insegnare le cose basilari, canoniche. L’evoluzione lasciamola agli allenatori, non dobbiamo incastrare gli allievi in schemi troppo rigidi, è dannoso. Bisogna tener presente che, se a stile libero e a dorso il contributo della gambata alla propulsione è minimo, nella rana non c’è alcun dubbio: hanno una funzione propulsiva.

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