Piscine e speranze: l’audizione in Commissione Bilancio e le bollette che non lasciano scampo

Sembra non trovar pace la situazione rincari energetici. Sappiamo che l’incremento dei prezzi è condizionato da una serie di cause, anche in ambito di politica internazionale.  Si pensava che nel mese di febbraio ci sarebbero stati alleggerimenti ma questa a quanto pare è solamente una speranza che non troverà presto soddisfazione. Testimonianza è la chiusura di altri impianti natatori. Alcuni in modo definitivo, mentre altri in attesa di tempi e temperature migliori.

Il mondo delle piscine è però riuscito in qualche modo ad unificare la voce, richiamando attenzione da parte delle istituzioni. Il primo passo è stato proprio la chiusura di protesta di domenica 6 febbraio. Giornali, tv, enti locali e politica hanno preso maggior consapevolezza dei problemi del comparto piscine. Settimana scorsa il coordinamento gestori, attraverso una sua delegazione, guidata da Marco Sublimi, con Alessandro Valentini, Luca Bosi e Roberto Bresci hanno potuto confrontarsi con il Ministro Giancarlo Giorgetti che ha accolto e si è fatto carico delle istanze del settore. Poi l’incontro con Giuseppe Conte, insieme all’ex sottosegretario Simone Valente, e poi con il Segretario del PD Enrico Letta.

Ieri un’importante audizione in senato, Commissione Bilancio, dove sono intervenuti proprio Marco Sublimie Roberto Bresci, trasmettendo in modo semplice e chiaro le criticità di un settore allo stremo delle forze.

L’intervento di Marco Sublimi ha permesso di identificare il contesto e le criticità che sta vivendo, partendo dall’analisi di numeri. In italia sono presenti circa 3.000 impianti natatori coperti, con oltre 1.500 gestori e oltre 200.000 i lavoratori addetti, oltre cinque milioni di frequentatori. Un settore che ha subìto due grandi ondate. La prima ondata pandemica ha imposto la chiusura nel 2020 per ben 146 giorni, 63 giorni di apertura normale e 157 di apertura con limitazioni. Nel 2021 è andata ancora peggio: nessun giorno di apertura normale (senza limitazioni), 157 di aperture con limitazioni e ben 146 di chiusura imposta delle strutture. La seconda ondata è quello del caro bollette, gas e luce, che in un impianto natatorio coperto normalmente equivalgono al 30% dei costi di gestione, evidentemente appesantiti dall’incremento che ha visto aumenti del 100 o anche 150%.
Le società che gestiscono, ASD o SSD, sono soggetti deboli nella maggior parte dei casi, spesso gestori di impianti pubblici attraverso con concessioni, con tariffe bloccate, orizzonti temporali limitati e con l’impossibilità di chiudere senza il rischio di incorrere nell’interruzione di pubblico servizio. L’unica soluzione è stata l’accesso al credito e solo con grande indebitamento. Impianti che chiudono. La gravità della situazione è stata confermata anche dalla comunicazione rivolta al Presidente del Consiglio da parte dei Sindaci di importanti città metropolitane quali Roma, Torino, Milano, Napoli, Bologna, Firenze, Bari e Palermo, per rappresentare la crisi degli impianti natatori gestiti direttamente. Una crisi che tocca pubblico e privato. Per questo la richiesta è che venga messa mano al decreto prendendo le istanze del settore.

Istanze che Roberto Bresci ha presentato, non prima di aver evidenziato che all’orizzonte c’è un altro elemento che potrebbe minare la sostenibilità del sistema gestionale degli impianti sportivi: la riforma dello sport ed in particolare la riforma del lavoro sportivo. Le conseguenze sui conti economici saranno consistenti per gli operatori che gestiscono impianti sportivi, per la maggior parte gestiti attraverso concessione pubblica, con le rigidità e limitazioni che il codice degli appalti impone. Degna di nota è proprio la debolezza strutturale degli operatori del settore (ASD e SSD).
Istanze a corollario della norma in discussione, il decreto legge sostegni ter: 

  1. L’art. 3 prevede ulteriori stanziamenti per i settori e le attività economiche particolarmente dall’emergenza covid. In relazione all’inserimento del codice ATECO 93.11.2 si è proposto di valutare la riduzione del fatturato considerando l’attività istituzionale e non solo commerciale, essendo la prima attività prevalente. Con questo correttivo le ASD e le SSD che gestioscono impianti sportivi avrebbero più facilmente accesso ai fondi previsti dalla norma
  2. Sarebbe stato più opportuno prevedere un maggior stanziamento e un trasferimento degli enti sportivi dilettantistici che gestiscono impianti sportivi all’interno dell’articolo 9, dove è già previsto un intervento mirato per gli impianti natatori, ma che innanzitutto prevede uno stanziamento di entità assai minore e probabilmente sarebbe stato più consono alla caratterizzazione degli impianti sportivi. I 40 milioni dedicati allo stanziamento dell’art. 3 probabilmente saranno insufficienti.
  3. Art. 5 – viene riproposta la norma sul credito di imposta previsto per i canoni di locazione per gli immobili, ad oggi riservata alle imprese turistiche: si propone di inserire anche i gestori di impianti sportivi, che pur non avendo impianti sempre chiusi hanno subito disagi tra pandemia e caro-energia
  4. L’art. 9 prevede misure specifiche a favore del sistema sportivo, riteniamo che la dotazione di 20 milioni di € sia insufficiente per coprire le esigenze del comparto piscine.
  5. L’art. 15 prevede il contributo straordinario attraverso il credito d’imposta a favore delle imprese energivore. Gli impianti natatori da un punto di vista economico sono effettivamente energivori, si richiede che il codice ATECO di riferimento venga inserito tra i beneficiari della misura.
  6. Sempre in merito al credito di imposta sui lavori a favore degli impianti sportivi è stato limitato al bonus 110% solo per la componente spogliatoi all’interno degli impianti sportivi.  Sarebbe un intervento con importanti vantaggi in ambito energetico poter estendere il bonus all’intero impianto sportivo.

In chiusura è stato domandato quale percentuale tra gli impianti natatori, al netto del rincaro dell’energia, non riuscirebbe a garantire il servizio. Risposta che Marco Sublimi non ha potuto dare: sarebbe stato più facile contare quanti potranno reggere la situazione, ovvero coloro che gestiscono senza avere in carico le utenze, circa il 5% delle gestioni. Gli altri dovranno chiudere, se non lo hanno già fatto perché si sono impegnati personalmente attraverso il credito, anche personale.

Dal sito del Coordinamento dei gestori impianti natatori è possibile rivedere il video completo dell’incontro 

Ph. ©Sergio D’Afflitto, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=113653094

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