“Punto. A capo. Dalla malattia all’oro paralimpico”: l’autobiografia di Antonio Fantin

Ph. ©Pietro Rizzato

Per i lettori di Nuoto•com Antonio Fantin non ha bisogno di presentazioni: classe 2001, campione e primatista paralimpico e mondiale nei 100 metri stile libero S6, quattro volte campione mondiale e otto volte campione europeo… And counting.

Mentre sono in pieno svolgimento i Campionati del mondo di Madeira, dove ha finora raccolto tre titoli individuali, un WR e un CR attraverso i suoi canali social Antonio ha annunciato la pubblicazione della sua autobiografia per i tipi di Piemme, Punto. A capo. Dalla malattia all’oro paralimpico, che sarà in vendita in libreria e sulle principali piattaforme online.

Si legge nell’introduzione al volume:

“Sono grato alle vittorie per il dono dell’entusiasmo, e alle sconfitte per il dono dell’umiltà. Sono grato al buon Dio perché non mi avrà dato tutto quello che volevo, ma certamente mi ha donato la felicità”. Antonio, tre anni e mezzo, ha una rarissima malformazione artero-venosa. È necessaria un’operazione molto rischiosa, ma con il supporto di una famiglia che prega e lotta con lui riesce a superarla. Quando inizia a nuotare, come forma di riabilitazione postoperatoria, in molti saltano subito alla conclusione che “non è fatto per l’acqua”, vedendolo immergersi titubante nella piscina gelata. Sedici anni più tardi quel bambino, diventato uomo, vincerà l’oro alle Paralimpiadi di Tokyo2020, dopo aver collezionato record e medaglie a tutti i livelli. In questo libro Antonio Fantin racconta la sua storia di rinascita, la storia di un bambino che ha saputo trasformare la disabilità in un sogno, fino a realizzarlo. Una storia di allenamenti e sacrifici, di ortopedici e fisioterapisti, carrozzine e tutori, allenatori e amici insostituibili, ma anche di fede, perché grazie alla fiducia nella provvidenza e all’amore per gli altri le difficoltà possono diventare opportunità.

Siamo riusciti a raggiungere Antonio in un momento di pausa tra le sue fatiche mondiali per qualche considerazione in più:

Buongiorno Antonio, innanzitutto complimenti per i tuoi risultati. Cosa rappresenta per te questo libro?

Per me questo libro rappresenta il dopo Tokyo. Dalla prima volta che sono sceso in acqua per gareggiare, dopo aver toccato la parete mi sono sempre immediatamente concentrato sull’obiettivo successivo: domani, fra un mese, fra quattro anni… Con l’oro paralimpico ho chiuso un capitolo e mi sono per la prima volta guardato indietro. Ho riletto i miei primi venti anni di vita e ho ridato valore a molti eventi che ricordavo poco. È stato come mettere, e da qui il titolo del libro, un “punto e a capo”. Nella mia vita la malattia è stata “il punto”, tutto quello che è successo dopo è stato “andare a capo”.

Quanto hai impiegato a scriverlo?

Ci è voluto qualche mese, mi sono preoccupato solo di trasferire adeguatamente su carta tutti i miei pensieri e le emozioni, senza mai guardare l’orologio o il calendario, cercando di utilizzare un linguaggio universale affinché questo libro possa raccontare non solo la mia storia, ma quella di qualunque persona che si trovi ad affrontare una difficoltà di qualsiasi tipo e la sappia trasformare in una opportunità, ponendosi nuovi obiettivi e godendosi il viaggio passo dopo passo.

Lo dedichi a qualcuno in particolare?

Questo libro è dedicato ai piccoli e grandi sognatori, che continuano a inseguire i loro obiettivi senza curarsi di tutti gli ostacoli che la vita gli pone davanti. Da un sognatore nasce sempre un vincitore, di questo sono profondamente convinto.

È destinato a rimanere un episodio isolato o pensi di cimentarti ancora nella scrittura?

Non so se ci saranno altri esperimenti letterari. Di certo mentre correggevo le ultime bozze il mio sguardo era già rivolto al futuro e spero che nella mia vita ci siano ancora tante pagine da scrivere e tante storie da raccontare a me stesso e agli altri.

 

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