Dawn Fraser a Roma: tutto finisce bene?

 

         Dawn Fraser a Roma, con Chris Von Salza.

 

Naturalmente le cose non possono andare tutte bene.  Figuriamoci! Il giorno dopo il trionfo dei cento metri di Dawn Fraser a Roma è il 30 agosto 1960. “Frase” sta mangiando dopo aver girato tutta la mattina pensando di essere libera almeno un giorno. Ad un certo punto l’avvicina Roger Pegram, team manager dell’Australia.  Ha una richiesta da fare. In realtà non è una richiesta. E’ un ordine. Deve fare delfino nella batteria della 4×100 mista. Dawn pensa che scherzi, ma la faccia che ha davanti dice il contrario.

dive

Il fatto è che Jan Andrew, la delfinista, ha la finale individuale nel giorno della batteria della staffetta e vuole preservarsi. Così pensa la soluzione senza pensare all'”oste”. Dawn è la più grande, ha un sacco di impegni, non vuole essere comandata e non la prende bene. Gli hanno promesso un giorno libero, ha sullo stomaco un piattone di spaghetti, sono le quattro del pomeriggio e di delfino non aveva voluto saperne neanche a Townswille, quando a proporglielo era stato Harry Gallagher (il suo allenatore). Non se ne parla.

baruffa

Il fatto è che viene coinvolta la staffettista Alva Colquhoun, che è una liberista ma che deve obbedire. La staffetta si qualifica all’ultimo posto, con una frazione farfalla da 1’16. Così scoppia la rissa.   Alva assale  Dawn definendola “puttana”, Dawn, di certo non sta zitta, la battezza e si presenta anche alla Andrew prima della sua finale, dicendogli quello che le deve dire, nel modo che gli viene di dirlo. “Sfigata” probabilmente è la parola più dolce  che esce dalla sua bocca, ma si sa come è fatta Dawn. E’ Calamity Jane. Non resiste all’ingiustizia. Si parla anche di cuscinate. Nonostante la baruffa Jan Andrew arriva terza. Sarebbe un ottimo risultato, ma, a parole, può sempre andare meglio. Va ancora meglio se c’è qualcuno da incolpare. La faccenda monta. Qualcuno ha visto occhi rossi di pianto. Altri parlano di uno schiaffo. La reputazione di Frase, subisce un brutto colpo.

gare

Il 31 agosto Frase nuota le batterie dei 400 in  4’57,6, è ottava. Non è la sua gara, lei lo sa. In finale è quinta con 4’58.5. A lei la cosa va bene. A qualcuno, come sempre, no. Ma si sa, per piacere a tutti bisogna essere invincibili. In questo momento lo è Chris Von Salza, che sarà la regina dei giochi e che vince col record olimpico di 4’50,6.

4×100 stile

La finale della quattro percento stile è il giorno dopo. L’America è troppo forte. Ha in acqua Joan Spillane che nuota 1’02,5, Shirley Stobs, 1’03,5, Carolyn Wood, 1’02,0 e Chris von Salza. Questa volta è record del mondo: 4’08,9. Nella prima frazione però Dawn spacca. Nuota 1’00,6, meglio della sua finale e mette la squadra in corsa. Poi parte Ilsa Konrad, la bimba prodigio di due anni prima che fa 1’03,2. Poi nuota Lorraine Crapp, ma non è più quella dei quattro anni precedenti, si è sposata, ha il marito da qualche parte, fa 1’04,7. Chiude bene Alva Colquhoun, 1’02,8. Ma il 4’11.3 non basta a vincere. E’ sufficiente, però, a mettere al sicuro l’argento, perché la Germania che è terza, nuota 4’19,7.

staffetta mista

La staffetta della discordia si nuota il 3 di settembre. L’America è sempre la più forte. Fa un altro record del mondo: 4’41.1. Dawn chiude bene nuotando 1’01.6 ma è lontana. E’ la frazione a dorso che ha fatto  la differenza. Lynn Burke, infatti, ha nuotato 1’09.0 che è record del mondo, Marylin Wilson 1’13.9, che è quello che sa fare. Sono praticamente cinque secondi. Un’enormità. Per l’Australia è comunque argento. Niente male come Olimpiade per Dawn. Ma questa volta non c’è tutto il piacere che aveva assaporato a Melbourne. Troppe nebbie. E poi non si può più godere della sorpresa. Non è la stessa cosa quando si gareggia da forti.

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