Svizzera: correva l’anno 1860

cronometri

I primi cronometri a prezzi accessibili in grado di far tornare la lancetta allo zero dopo averla fermata, furono prodotti in Svizzera intorno al 1860. Questi gioielli di orologeria permettevano finalmente di prendere il tempo di una gara sportiva senza incorrere in inconvenienti incresciosi. La loro comparsa fu una delle spinte più importanti alla contabilizzazione dei record.

fermare il tempo

Dieci anni prima gli orologiai erano riusciti a fermare il tempo, rendendo meno approssimata la misurazione di un evento, ma gli strumenti erano troppo costosi per averli in una normale competizione. Prima del 1850, invece, per arrestare la lancetta, bisognava interferire col funzionamento dell’orologio, così che per ripetere un cronometraggio, bisognava aprire la cassa e trafficare con gli ingranaggi. Un vero pasticcio.

cronometri marini

Il cronometro a ingranaggi in quell’epoca aveva già una certa età, essendo nato a metà del secolo precedente. Era stato pensato soprattutto per esigenze di navigazione. Infatti veniva usato sulle navi per calcolare la longitudine. Era stato un orologiaio inglese, John Harrison, a progettarlo, basandosi su un sistema di ammortizzatori e molle. Questo sistema era meno sensibile ai movimenti ed alla gravità rispetto agli orologi a pendolo, per cui si poteva usare anche in mare, arrivando ad una precisione davvero significativa.

Kronos

Anche se “Cronometro” viene dal greco e significa “misura del tempo” ai greci di misurare il tempo nelle gare atletiche non venne in mente neanche nell’anticamera del cervello. Per loro contava solo la vittoria e il nome dei piazzati veniva subito dimenticato. A decidere era l’occhio del giudice e per questo le contestazioni erano furibonde.

Newton

A cronometrare per primo una gara atletica pare sia stato nientemeno che il fisico Isaac Newton. La cosa avvenne a Kensington, nel 1665, quando lo scienziato di Woolsthorpe by Colsterworth aveva 22 anni. Per farlo utilizzò un cronometro fabbricato dall’orafo Hans Diettmer, che come si può supporre, veniva da Ginevra. Era stato Sir Archibald Glover di Nottingham, un nobile ‘spiantato’ in cerca di fortuna, che lo aveva spinto a farlo. Avendo scommesso una bella cifra sul fatto che avrebbe corso il miglio  in meno di 5 minuti gli serviva una prova. A dargliela ci pensò il nostro Newton, fermando la lancetta del suo orologio a 4′58″1/2.

al quinto o al decimo di secondo.

La precisione dei cronometri però, era tutt’altro che all’altezza. La spinta ad una maggiore perfezione furono soprattutto le scommesse, che all’epoca facevano delle vittoria e della sconfitte, vere questioni di vita e di morte. Dato che nel settecento erano i cavalli ad accendere la febbre dell’azzardo, fu negli ippodromi che si ottenne la prima tappa verso la certezza cronometrica. Già all’epoca, anticipando ogni altro ambito, si riusciva ad arrivare alla precisione di un quinto di secondo. Per le altre gare non era così. Il primo cronometraggio al quinto di secondo di una prova di corsa lo fece un francese, un certo Alexis Bouvard, astronomo dell’Observatoire de la République il 22 settembre del 1796.

Atletica

Nell’ottocento le corse podistiche divennero sempre più importanti, rendendo sempre più necessari cronometraggi precisi. All’epoca si cominciava a gareggiare con un battito di mani o con uno sventolio di bandiera. In alcuni casi si partiva addirittura per mutuo consenso, accordandosi sul momento del via (ricordate il Certamen in “Momenti di Gloria, in cui gli sfidanti cominciavano a correre al rintocco del mezzogiorno dell’orologio del piazzale?) e i cronometri registravano solo i secondi. Naturalmente nelle gare veloci, questo valore non diceva niente sulle differenze tra gli atleti. Anche quando si ottenne il mezzo secondo si era ancora lontani da una buona definizione. Uno sprint di 9″6, 9″7, 9″8 o 9″9, infatti, veniva sempre segnalato dal cronometro con 9″1/2. Fu nel marzo del 1864, in occasione del primo dual meet tra Oxford e  Cambridge, che si riuscì ad ottenere il quarto di secondo in una gara atletica. Sicuramente fu un passo avanti, ma ci volle il fine secolo perché anche l’atletica, come l’ippica, potesse registrare il quinto di secondo.

Nuoto

Le prime gare di nuoto cronometrate erano invece misurate al secondo. Il 14 febbraio 1846, ai Robinson Baths di Sydney, quando di W. Redman risultò il vincitore delle 440 yards fu registrato 8′43″. Ancora nel 1908 il primo record femminile nei cento stile libero omologato FINA, l’1’35 della tedesca Martha Gerstrung  aveva quella misura. Nelle prove lunghe, però, si usava il minuto.  La traversata della Manica del capitano Webb del 1875, per esempio, fu protocollata come 21 ore e 45 minuti.

Atene 1896

Alle Olimpiadi di Atene del 1896, anche il nuoto arrivò finalmente al quinto di secondo, così come si faceva con la corsa e col ciclismo. Al momento, dato che si partiva da una barca e si arrivava sotto delle bandiere, non sembrava esserci bisogna d’altro.

St.Louis 1904

Ma a St. Louis i limiti di quel cronometraggio divennero evidenti. Il caso emblematico furono i 50 yard. In questa gara l’ungherese Zoltan De Halmay arrivò trenta centimetri davanti all’americano Scott Leary, ma i cronometri diedero ad entrambi il tempo di 28″1/5. Così il giudice di casa poté sostenere la vittoria di Leary e si dovette ripetere la prova. Fortunatamente la seconda volta il distacco fu maggiore non lasciò dubbi e anche i cronometri furono d’accordo segnando 28″0 contro i 28″3/5 . Alle Olimpiadi successive fu introdotto il decimo di secondo e le cose andarono meglio.

affidabilità

Ma i cronometri non erano tutti uguali. Lo strumento poteva essere un problema. Così agli Europei di Bologna del 1927, il segretario della FINA, Leo Donath, decise di radunare i cronometristi e confrontare i loro strumenti prima di farli cronometrare. La prova durò 20 minuti. Gli strumenti che sgarrarono di oltre un quinto di secondo furono rifiutati. A Los Angeles, nel 1932, si arrivò alla  soluzione definitiva: affidare il cronometraggio ad un’unica ditta, l’Omega che per la prima volta fece usare cronometri perfettamente identici.

Piastre

Se nell’atletica fu la fotografia a concludere la questione della precisione, nel nuoto furono invece le piastre sensibili al tocco della mano. Le prime si videro ai Giochi Olimpici di Tokyo nel 1964, il momento in cui si cominciò a contemplare una misurazione al centesimo di secondo.

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