Nkosi Sikelela Africa. Dio benedica l’Africa. È l’inno nazionale sudafricano, ma si canta in tutti i paesi dell’area sub sahariana, declinato nella lingua nazionale.
La versione più bella che io abbia mai sentito è nella colonna sonora di Cry Freedom, un film sull’apartheid.
Chi è troppo giovane e magari è un po’ preoccupato per gli altri che ci invadono si vada rileggere la storia di quel triangolo in fondo all’Africa.
Oggi Chad LeClos si è commosso. E con lui chi sa di nuoto. Compreso, ovviamente, il sottoscritto.
Mancava da tanto, troppo tempo la vittoria a questo ragazzo, molto simpatico e disponibile. Sembrava quasi un po’ patetico, con la sua nuotata inarcata, mentre correva appresso a questi delfinisti piatti, super efficienti ma poco eleganti. Essersi trasferito alla corte di uno dei guru europei, Dirk Lange, ha pagato. Oggi Chad è partito piano, poi si è scatenato nelle ultime due vasche. All’arrivo, si è appoggiato al muretto di partenza, per un po’. Poi ha (BRAVO!) esultato, ringraziando tutti, a destra e a sinistra.
La premiazione è stata quasi brasiliana. Un pianto ininterrotto, da far impallidire il piagnone per eccellenza, Felipe Franca Silva.
Bravo Chad! Spazio ai sentimenti, all’umanità! Ti voglio bene.
Un po’ meno bene voglio al caso, inteso come destino. Oggi mi è capitato di dover seguire , nella stessa batteria, un atleta alla corsia 1 e uno alla 8. È come quando giochi a Bowling e ti rimangono i due birilli ai lati opposti della pista. Uno di questi era Alberto Razzetti, che sempre nei 200 farfalla ha mancato di pochissimo il podio. Non sono esperto nel leggere il labiale, ma credo che l’imprecazione scappata dopo aver visto il tabellone gli sarebbe valsa l’eliminazione del Grande Fratello. Daje Alberto, provaci ancora, sei forte.
Aggiornamenti meteo: oggi, piena estate, è iniziata la primavera e mi sono potuto togliere i guanti. Magari domani potrei azzardarmi ad uscire senza il pigiamo di ciniglia sotto ai vestiti.
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