decalogo di un possibile nuotatore soddisfatto

Al nuotatore serve saggezza. Al giovane come al vecchio. In realtà la saggezza servirebbe a tutti. Peccato che non sia più all’ordine del giorno, soprattutto nel grande campo che chiamiamo “il sistema educativo“.

cognitivo

Se pensiamo a qualcosa di “cognitivo” per l’atleta o per lo studente, al massimo riusciamo a pensare alle “competenze“, mentre per l’educazione ci siamo buttati nella pericolosissima idea della “formazione“, come se a qualcuno si potesse davvero dare forma a proprio piacimento, soprattutto una forma che non sia quella dell'”alienazione”.

saggezza

Saggezza è invece una cosa molto umana. Si tratta di avere una visione del mondo, un punto di vista, una chiave di interpretazione dell’accadere che dia senso all’agire quotidiano. Uno spunto che faccia intravedere una prospettiva soddisfacente del fare e del pensare.

parole

La saggezza si esprime nelle parole che usiamo: motti, battute di spirito, aforismi. La forma  più popolare di espressione è quella dei proverbi, un vero genere letterario. Un esempio significativo è il  decalogo, dieci parole che hanno funzionato per un bel po’. Per il nostro nuotatore mi vengono in mente queste cose.

decalogo di un possibile nuotatore soddisfatto

1 – Fare le cose bene è l’unico modo per avere soddisfazione in quello che facciamo. In allenamento come in gara. Per questo dobbiamo cercare sempre di fare così.

2 – Migliorare è un’eccezione, non una norma. Lavoriamo perché avvenga, ma non possiamo pretendere che succeda. Non spetta di diritto ed è sempre un risultato.

3 – Per migliorare occorre cambiare. Per questo quello che andava bene prima, non va bene adesso. E’ inutile cercare nel passato quel che ci serve oggi. Il passato è passato. Non importa quello che eravamo (o ci sembrava di essere) ma quello che facciamo adesso, perché funzioni adesso.

4 – E’ inimmaginabile cambiare senza un lavoro nella giusta direzione. Se si corre veloce nella direzione sbagliata ci si ritrova sempre più lontani dalla meta. Meglio camminare lenti nella direzione giusta.

5 – Dobbiamo sapere che cambiando ci sembrerà di perdere la terra sotto ai piedi. Sensazioni di insicurezza e dubbio sono assolutamente ineliminabili. Averle è una condizione normale.

6 – Per cambiare occorre fidarsi di qualcuno che propone delle cose. Dare credito a chi riteniamo affidabile e ci indica una strada.

7 – La fiducia deve essere però realistica. Non cieca. Va messa alla prova. Se fare quella cosa funziona va aumentato l’investimento. Se non funziona, l’investimento va tolto. Inutile  fare finta: decidere di testa propria e poi accusare l’altro del nostro insuccesso.

8 – Facciamo quello che facciamo per essere contenti, per come ci è concesso di esserlo. Anche se assaggiamo l’amarezza e la delusione, la prospettiva è essere contenti. Per nostra fortuna possiamo esserlo ogni giorno. I nostri amici ebrei direbbero: “è possibile che oggi venga il Messia”.

9 – Per essere contenti, però, abbiamo bisogno degli altri. Non si può nuotare senza compagni (parola bellissima, che significa “quelli che dividono con noi il pane”). Essere stato bravo non fa contento nessuno se non c’è qualcun altro con cui condividerlo. E’ questo che  rende gli altri preziosi.

10 – L’atteggiamento da tenere coi compagni è quello dell’amicizia. Prendere dall’altro  tutto quello che ci fa star bene, decidendo di dimenticare sistematicamente quello che non ci piace.

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