essere e accadere

La metafisica del nuotatore è malata. E’ malata nell’essere. E’ una malattia antica, almeno quanto Parmenide di Elea. La malattia del nuotatore viene dal pensiero sull’essere, un pensiero monolitico, che ci fa pensare in un certo modo e che ci obbliga a definirci in quel senso.

essere

L’essere del nuotatore sembra dover prendere consistenza dalla prestazione. E’ la prestazione che definisce la sua essenza. Quello che uno ha fatto dice di cosa consiste, la sua quantità di essere, la sua completezza. Dice anche la sua virtù (il valore dell’atleta e dell’uomo) e il suo diritto a esistere. Per questo va riconfermata ad ogni costo. Se si perde, svanisce anche l’essere. L’atleta non è più.

accadere

Ma se l’essere è un accadere, invece, la prestazione è un evento molto più leggero. E’ frammento di storia, aneddoto, svelamento di possibilità. Non c’è la necessità di “bloccarla” in una situazione impossibile, è solo spinta a disporsi con speranza verso un altro accadere. Prodromo di felicità possibile.

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