Manuel Bortuzzo: “La cosa più bella che possono fare i genitori è avvicinare i propri figli allo sport, qualunque esso sia.”

Una piacevole chiacchierata in compagnia di Manuel Bortuzzo, atleta del Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro  e della Federazione Italiana Nuoto Paralimpico. Una storia da raccontare e da ascoltare, tante cose su cui riflettere. Un esempio per molti di tenacia mista a resilienza.

Manuel, hai partecipato alle Citi Paraswimm World Series a Lignano: è la tua prima manifestazione internazionale dopo un pò di tempo ed è stato un piacere ritrovarti. Vederti gareggiare emoziona e rende consapevoli del fatto che dietro alla tua presenza in vasca c’è un lungo percorso. Ce ne vuoi parlare?

È limitativo dire che sono qui per gareggiare. In realtà sono qui grazie ad un percorso fatto che forse è più importante del punto di arrivo. È stato lungo e difficile ma non sono il solo ad aver affrontato una cosa così. Chiunque voglia fare qualcosa e arrivare da qualche parte deve iniziare una salita. Mi sono affacciato a questa nuova realtà e ne sono davvero felice.

Dopo l’incidente sono dovuto stare fermo per parecchio tempo, nonostante il richiamo dell’acqua sia stato praticamente immediato. Ho voluto entrare in acqua il prima possibile, ma ero assolutamente inconsapevole di quello che avrei dovuto affrontare. Se da una parte è stato uno scossone, dall’altra ho potuto capire che avevo bisogno di più tempo. Nuotavo con in testa le immagini di un mese e mezzo prima dell’incidente e non andava bene. Se volevo ripartire con il nuoto agonistico dovevo cancellare ciò che era stato. Cancellare diciannove anni di sport non è proprio semplice, ma era necessario. Fare reset su ciò che era stato significava cancellare anche il sogno che avevo e quindi rinunciarci. Nel tempo però ho capito che rinunciavo a un sogno ma potevo coltivarne un altro. Mi sono reso conto che il nuoto è uno solo: quando ho ripreso a sentire la fatica dell’allenamento, il piacere e l’emozione di gareggiare di nuovo, il calore di una squadra intorno a me, gli occhi dell’allenatore addosso, allora ho capito che si poteva fare veramente. 

Dovevo fare i conti con il fatto che non volevo accettare quello che mi era successo. Inizialmente pensavo che accettarlo fosse una debolezza. Ora invece mi pento di non aver iniziato prima. Questo tempo speso a capire, a metabolizzare, mi ha però concesso di essere qui dove sono ora. Ho capito che ognuno ha i suoi tempi, io dovevo rispettare il mio. L’importante è essere qui ora. Ora sto bene, meglio di così non potrei chiedere: è un percorso che ha preso forma nel migliore dei modi. 

BORTUZZO MANUEL G.S Fiamme Oro/G.S Fiamme Oro
100m Breaststroke Men
Fabriano, 26/11/2022
Campionati Italiani Assoluti di Nuoto Paralimpico Vasca Corta FINP
Photo Giorgio Scala / Deepbluemedia / Insidefoto

 

Potremmo dire che la Federazione Italiana Nuoto Paralimpico e il Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro sono di fatto la tua nuova famiglia del nuoto.

Esatto! La cosa bella e pulita è che vogliono dare il tutto e per tutto per il bene dell’atleta. Con la mia squadra delle Fiamme Oro ho un supporto a 360°. E la stessa cosa la fa la Federazione: mi sono reso conto che si sono messi a disposizione totalmente e non lasciano nulla al caso. Cercano di creare le condizioni ottimali per l’atleta, sia in allenamento che in gara. Il gruppo sportivo delle Fiamme Oro credo sia un’eccellenza sotto questo punto di vista. Vogliono farti stare bene, farti trovare a tuo agio, metterti nelle condizioni per poter dare il meglio. Quando fai parte di un gruppo che funziona, è come stare sempre in mezzo all’eccellenza. È una cosa che auguro a ogni società, a ogni club: quando sei unito, coeso, organizzato e funzionante hai intrapreso la strada giusta per raggiungere l’eccellenza. L’atleta riesce a sentirsi sempre al top.

Si percepisce un rispetto dei tempi di ognuno molto importante.

Devo ringraziare il Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro perché mi ha messo nelle condizioni di cominciare a nuotare. E la stessa cosa devo dire alla FINP. Personalmente sapevo che il mio percorso sarebbe stato delicato a livello mediatico, ero sotto l’occhio del ciclone. Con Riccardo Vernole, il CT della Nazionale Paralimpica, ce lo diciamo continuamente: dobbiamo fare le cose step by step. Il momento giusto per far parlare di sé è quello in cui ci saranno i risultati in mano. Solo in quel momento si potrà parlare. Mi sono sentito protetto sotto questo punto di vista: hanno saputo tenere i riflettori puntati altrove e non su di me e mi stanno dando il tempo e soprattutto la tranquillità per preparami adeguatamente. Mi sono sentito rispettato come persona e come atleta, il minimo che posso fare ora è dare il meglio.

BORTUZZO MANUEL G.S Fiamme Oro/G.S Fiamme Oro
100 Breaststroke men
Fabriano, 26/11/2022
Campionati Italiani Assoluti di Nuoto Paralimpico Vasca Corta FINP
Photo Giorgio Scala / Deepbluemedia / Insidefoto

 

Sei diventato un riferimento: la tua vicenda è stata devastante, non c’è nulla su cui discutere. Ma possiamo dire che in un certo senso stai rinascendo? Stai mandando un messaggio molto positivo.

Quello che cerco sempre di trasmettere è che davvero si può andare avanti e andare anche oltre. Nel mio caso voglio che siano i risultati a parlare, però se analizzo quanto accaduto fino a qui posso dire che facevo l’atleta, ho avuto un incidente che mi ha compromesso completamente e ora sto nuotando di nuovo, e mi auguro con buoni risultati. È vero che è difficile, è vero che nessuno ti regala nulla, ma è la vita. Si può fare, si può arrivare. Quello che mi auguro è che attraverso la mia esperienza le persone possano dire che c’è sempre una possibilità. Si può rinascere.

Essere atleta ti è stato di aiuto?

Assolutamente! È stata una cosa che ha fatto la differenza. Personalmente l’essere atleta mi ha salvato la vita a livello fisico: non avrei retto allo stesso modo se non avessi avuto la struttura e il corpo allenato di un atleta. Il mio corpo era predisposto alla fatica e allo stare bene, ed è stato fondamentale. E poi mi ha salvato anche a livello di approccio: un atleta è una persona dedita alla fatica, al rispetto delle regole, sa fare dei sacrifici perché è consapevole che sono finalizzati. È quell’impostazione che ti fa vivere bene e ti consente di fare le cose fatte bene. La mentalità dell’atleta non esiste solo mentre stai praticando sport, si rispecchia su tutta la tua vita, su tutto quello che fai. Pertanto qualunque cosa tu faccia, la farai fatta bene. Quando mi sono ripreso ho dovuto fare molta fisioterapia, molti esercizi, ma la cosa non mi è pesata assolutamente. Era come allenarsi. 

La cosa più bella che possono fare i genitori è avvicinare i propri figli allo sport, qualunque esso sia. Perché il beneficio che ne potranno trarre è soprattutto a livello mentale, è formativo e ti forma facendoti divertire. E la vita ti vuole allenato.

 

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