la lunga strada del crawl

 

 

Il fiume “Oronte”, statua romana del 30 a.C.

 

Quando l’uomo primitivo alzava le braccia alternate per togliersi dall’impiccio della corrente mentre attraversava un torrente in movimento, non sapeva di nuotare uno stile. Semplicemente adattava il suo movimento alla situazione. Se doveva spostarsi in acque ferma, infatti, faceva diversamente. usava le braccia insieme. Riportando le mani avanti poteva darsi una spinta per avanzare. Le mani facilmente trovavano anche degli appigli. Appoggiarsi su una roccia affiorante, quando il fondo non era troppo basso, poteva infatti essere determinante per procedere in acque mosse.

tecnica

L’idea che ci fosse una tecnica venne ai greci. Abilità, perizia, padronanza, empiria, questo era per loro Téchne. Un dono di Zeus agli uomini, passato per le mani di Prometeo, per sopperire alla loro debolezza. Il loro nuoto però, era quello a mani sotto, quello che noi chiamiamo rana, ricordando i  trattati rinascimentali che ne identificavano l’origine. Così almeno dicono i romantici, che nel’800 s’erano innamorati di tutto quello che veniva dall’antica Ellade. La loro decisione fu quella di nuotare come i greci. Quindi niente braccia fuori. I romani invece no. Erano da stile alternato. Forse perché erano pratici. Infatti erano anche professionisti del nuoto. I professionisti erano  “Urinatores”, cioè i tuffatori. A loro la tecnica serviva soprattutto per il cantieraggio delle navi e per recuperare merci affondate.

stile alternato o stile simmetrico

Il nuoto originale era quindi stile alternato e stile simmetrico. Da subito. Lo dicono reperti antichissimi: Sumeri e Egiziani, cinesi e giapponesi, oltre ai classici greci e latini. I grandi nuotatori, però, soprattutto gli abitanti del mare, usavano lo stile alternato. Da sempre. Lo usavano con grande perizia hawaiani, samoani, sudafricani, pellerossa, australiani… Gli europei lo seppero quando cominciarono ad esplorare il mondo con l’idea di creare un’antropologia, cioè una scienza delle cose umane. Ma in Europa si nuotava il breastroke. Per tradizione e per cultura. Chi nuotava, pochi a dire il vero, usava spostarsi in acqua usando praticamente solo lo stile sul petto.

crawl

La nascita della tecnica più veloce del mondo fu quindi una scoperta più che un’invenzione. Una scoperta, ma anche un’invenzione, che ci mise cinquant’anni a diffondersi. La scoperta prese campo nei nuovi mondi della civiltà occidentale: Australia e America, in contrapposizione con il vecchio mondo, rappresentato dall’Europa. E’ questa la storia, per noi affascinante del crawl, che in questa rubrica vorremmo raccontare ai nostri carissimi dieci lettori in una serie di prossime puntate.

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