il crawl dei samurai

Tracce del crawl appaiono nel Suijutsu, l’arte giapponese del nuoto da combattimento,  uno dei Bugei juhappan, le diciotto tecniche fondamentali delle arti marziali.

agire in acqua

L’antica arte giapponese del nuoto  prevedeva diversi modi di agire in base alle circostanze. Per situazioni insolite, come consumare un pasto in acqua o nuotare legati, c’era l’Iwakura ryū. Per nuotate lunghe si ricorreva allo Shinden ryū. Se si trattava di nuotare nell’oceano, invece, ci si affidava al Kankai ryū. Ryū vuol dire “scuola“, ma anche “disciplina”. I samurai facevano scuola di perfezione in ogni loro disciplina. Praticamente avevano un arte per ogni situazione. 

Nuoto con l’armatura

Nuotare con l’armatura era il Kobori Ryū e faceva parte dell’Iwakura-ryu. Comportava il muovere le gambe  come per “calpestare uova” (la bicicletta del pallanuotista) per tenere la parte superiore del corpo sopra l’acqua. In questo modo si poteva usare la spada, l’arco e perfino sparare con la pistola mentre si stava attraversando un fiume o un fossato.

Nuoto furtivo

Esistevano differenze anche tra il nuoto furtivo e il nuoto di potenza. Il primo serviva a non farsi sentire, il secondo ad andare veloci. Nel nuoto furtivo bisognava evitare ogni schizzo. Per questo si tenevano le braccia sotto, come a rana. La questione non era l’evitare ogni rumore, ma mimetizzarlo nell’ambiente sonoro circostante. Con una casistica molto precisa calcolavano di produrre un suono inferiore al rumore di fondo. Gli occhi stavano fuori, per controllare la riva. Difficilmente si mettevano sotto. Nell’uscire, infatti, ci sarebbe stato un tempo necessario a liberarli dall’acqua che poteva risultare fatale.

Nuoto di potenza

Il nuoto di potenza doveva, oltre a permettere di arrivare velocemente, consentire lo Zanshin, la piena consapevolezza del proprio stato e della situazione generale. Era questo stile ad essere molto simile al crawl. Il recupero delle braccia , infatti, si faceva fuori dall’acqua. Anche la testa era fuori. Per la testa il Suijutsu prevedeva due azioni. Se il guerriero aveva una destinazione precisa o un nemico da controllare doveva stare ferma e dritta, per tenere gli occhi sull’obiettivo. Senza,  girava da parte a parte. Però  non si dovevano sbattere le palpebre per evitare di perdere l’attenzione.

Spada

Quando usava la tecnica veloce per entrare di nascosto in territorio nemico, il samurai teneva la spada legata alla schiena. La guaina in cui poggiava era fatta in modo da poter essere buttata se necessario. Lo stesso valeva per la spada, che non era la Katana, troppo preziosa per essere persa. Era un Chokuto, una spada a lama dritta, più economica, che si poteva abbandonare senza pena se si danneggiava o se veniva attaccata dalla ruggine.

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