I Cavill, la famiglia del crawl: Arthur, detto “Tums”.

Dimostrazioni di nuoto di Arthur Cavill, “maggior esperto di nuoto del mondo”, istruttore del Multnomath Amateur Athletic Club.

 

Il quarto maschio dei Cavill fu Arthur. Nacque la notte del secondo tentativo di Fredrick di attraversare il Canale della Manica, quello fallito per un soffio, per cui, al momento del battesimo, al preventivato Arthur Roland, fu aggiunto anche il terzo nome “Channel”. In questo modo l’anagrafe lo conobbe comeArthur Roland Channel Cavill”. Per gli amici, però, fu semplicemente “Tums”, nomignolo appioppato dalla famiglia per il fatto che da piccolo si succhiava il pollice.  Dato che la sua nascita fu il 24 agosto del 1877, la sua infanzia e la sua prima giovinezza si svolsero quasi completamente in Australia, così pure la sua formazione natatoria.

campione d’Australia

Come i fratelli ebbe la fortuna e l’onore di diventare campione d’Australia. Vinse i campionati degli amateur del New South Wales nelle 500 e nelle 1000 yard. A 21 anni fu campione nelle 220 yard, ma dei professionisti. Il passaggio ai mercenari, però, non era stata una sua scelta di campo. Infatti aveva perso lo status di dilettante nel 1896, per una squalifica. Era successo che, per favorire Percy in una gara molto combattuta, in cui forse c’erano state scorrettezze tra i contendenti, s’era buttato sull’avversario del fratello, un certo Gormly, tra i nuotatori più quotati dell’epoca, e lo aveva picchiato. La federazione non aveva potuto fare a meno di sanzionarlo. Era quindi un tipo impulsivo, ma era anche coraggioso. Lo dimostrò con tutta la sua vita. Per esempio lo dimostrò ottenendo la medaglia della Royal Human Society, concessa solo a chi salvava delle vite umane in mare.

Crawl

W.F. Corbett gli attribuì la primogenitura nel crawl. E’ scritto nell’Australian Dictionary of Biography. L’Australian Sporting Records invece attenua l’affermazione riportando che: “L’identità del primo australiano a usare il crawl rimane offuscata, ma nella famiglia Cavill l’onore è dato ad Arthur”. L’occasione sarebbe stata una gara che vinse a Rushcutters Bay Baths, a Sydney. Più articolato è invece il racconto del suo contributo dato dal fratello Sid e riportato da Forbes Carlile nel suo famoso “On Swimming“. Sid diceva che dopo aver scoperto di nuotare più velocemente senza gambe, dopo una sfida con una nuotatrice dell’isola di Apia, che lo aveva messo alla prova, aveva riferito i suoi ragionamenti in lettera proprio ad Arthur. Questi avrebbe sperimentato quel modo di nuotare arrivando all’idea di abbandonare la gambata a forbice nel trudgen, dando vita di fatto al nuovo stile.

America

Nel 1901 Arthur partì per l’America come i fratelli, dove ripeté l’impresa di Charles di superare il Golden Gate di S. Francisco a nuoto. Poi si dedicò ad altri progetti. Dal 1909 al 1913 visse a Portland, in Oregon. Fu dipendente del Multnomath Amateur Athletic Club e dalla sua posizione influenzò fortemente il nuoto della città. Le sue iniziative consistettero soprattutto nell’organizzare eventi, ma anche nell’insegnare.  Molti lo ricordano come sostenitore convinto delle attività femminili. Annette Kellermann, la grande nuotatrice australiana, diceva di aver “imparato a nuotare alle terme di Sydney”  da lui e dal fratello Percy.

Abilità

Le sue abilità dovevano essere davvero notevoli se i giornali le decantavano in questo modo: “Le sue capriole e le sue evoluzioni in aria dal trampolino basso non sono mai state eguagliate, e il suo tuffo frontale si è avvicinato alla perfezione” . L‘opinione pubblica lo stimava tra i migliori nuotatori esistenti, sia per la grazia dei suoi movimenti, sia per resistenza e velocità. Fu considerato anche un ottimo insegnante: “il maggior esperto di nuoto del mondo“.

esibizioni pericolose

Arthur si esibiva spesso in prove pericolose. Eseguiva abitualmente l’esperimento noto come “Monte Cristo“, consistente nell’essere legato mani e piedi in un sacco da cui doveva liberarsi. Di solito ci riusciva in tre minuti. Una volta attraversò la foce del fiume Columbus con caviglie e polsi legati, ma raggiunta la riva, trovò una risacca così pesante da non poter uscire. Così fu costretto a tornare in mezzo al fiume, dove, con polsi e caviglie gravemente tagliati e quasi morto, fu recuperato dalla barca d’appoggio. Un’altra volta, nel 1912, s’era fatto cucire in un sacco e buttare da un ponte. Mentre veniva calato però, batté così tante volte contro un pilone di sostegno che si tagliò gravemente con il coltello che gli serviva a liberarsi. Anche quella volta, nonostante la gravità delle ferite , si riprese.

Dimostrazione fatale

Nel 1914 invece, una sua dimostrazione gli fu fatale. Doveva attraversare a nuoto il porto di Seattle, un perimetro  di tre miglia di diametro. Era inverno, l’acqua era gelida, tirava un vento forte e la corrente era contraria. In quelle condizioni nuotò per diverse ore. Poi, a 500 metri dall’arrivo, s’attaccò al bordo della barca che lo accompagnava e perse conoscenza. Lo tirarono fuori vivo, ma esausto. Non resistette a lungo alla grave ipotermia. La circolazione era così ritardata che fermò il cuore. Da cento anni riposa nel cimitero di Waverly, a Bronte, nel Nuovo Galles del Sud. Proprio lì dove l’avventura del crawl era cominciata.

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