Gli atleti tedeschi chiedono la revisione dell’articolo 50

Con il mondo infiammato dai movimenti di protesta, dal MeToo al Black Lives Matters, Athleten Detutschland, l’associazione che rappresenta gli atleti tedeschi, accoglie con favore il primo accenno di retromarcia del Comitato olimpico internazionale sull’articolo 50 della Carta olimpica.

Il CIO aveva finora sempre ribadito la propria ferma opposizione a qualsiasi forma di protesta all’interno dei Giochi, minacciando pesanti sanzioni anche in caso di manifestazioni pacifiche, come ad esempio inginocchiarsi sul campo gara o durante una premiazione. Al proposito, la Commissione atleti del CIO nello scorso gennaio aveva pubblicato delle linee guida che non lasciavano spazio alle manifestazioni di dissenso:

Nessuna forma di manifestazione o di propaganda religiosa, politica o etnica è consentita all’interno degli stadi, del villaggio e in qualsiasi altra area delle Olimpiadi

Tanta rigidità aveva sollevato molte critiche da parte di molti atleti, e oggi Thomas Bach dichiara di essere pronto a prendere in considerazione punti di vista differenti, anche a seguito della forte presa di posizione dei suoi connazionali che ieri hanno pubblicato la seguente dichiarazione:

Athleten Deutschland accoglie con favore l’iniziativa di Thomas Bach per la revisione dell’articolo 50 della Carta olimpica e in particolare il divieto di proteste politiche. Le restrizioni alla libertà di opinione nello sport può essere tollerata solo nel quadro di un confronto fra le parti che ne determini i limiti.

Per garantire un processo di consultazione degli atleti ragionevole e sostenibile ci aspettiamo che la dirigenza e la Commissione atleti del CIO rispettino i seguenti principi: inclusione, trasparenza, responsabilità

Contemporaneamente Sarah Hirshland, a capo del Comitato olimpico e paralimpico USA (USOPC), annuncia di avere costituito un gruppo di lavoro composto da atleti per “modificare le regole e le procedure che all’interno della nostra organizzazione che creano ostacoli al progresso civile e sociale”.

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