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L'attività fisica come politica sanitaria europea
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All’inizio di dicembre il Parlamento Europeo, a Bruxelles, ha discusso il ruolo dell’esercizio fisico come strumento centrale di prevenzione sanitaria, affrontando sedentarietà e crescita delle malattie croniche. Nel corso del summit Exercise for Health, organizzato da EuropeActive, istituzioni ed esperti hanno sottolineato la necessità di passare dalle dichiarazioni all’azione, integrando in modo strutturale l’attività fisica nelle politiche sanitarie europee.
È stato ricordato che quasi metà degli europei non pratica attività fisica regolare, una vera emergenza per salute cardiovascolare, metabolica e mentale. La Commissione UE ha ribadito che sport ed esercizio sono tra gli strumenti più efficaci di prevenzione e avranno un ruolo chiave nei futuri piani europei per la salute.
Il messaggio finale è chiaro: per ridurre costi e malattie serve puntare sulla prevenzione, con ambienti, politiche e programmi che favoriscano stili di vita attivi fin dall’infanzia. L’esercizio fisico viene ormai visto non solo come scelta individuale, ma come leva strutturale di sanità pubblica.
Segue una fotografia della pratica sportiva in Italia nel decennio 1995 - 2004..
Sintesi ISTAT – Pratica sportiva in Italia (1995–2024)
Il documento elaborato dall’ISTAT fotografa una crescita significativa della pratica sportiva in Italia negli ultimi trent’anni. Nel 2024, il 37,5% della popolazione dai 3 anni in su pratica sport nel tempo libero, con un aumento di 6,6 punti percentuali rispetto al 1995.
La crescita è trainata soprattutto dalla pratica continuativa, salita dal 17,8% al 28,7%, mentre la pratica occasionale rimane sostanzialmente stabile intorno al 9%. Questo andamento riflette una maggiore attenzione agli stili di vita orientati al benessere fisico e mentale.
Nonostante ciò, il 62,5% della popolazione non pratica sport:
Frequenza e luoghi di pratica
Nel 2024:
Gli uomini risultano più assidui delle donne (40,3% contro 32,8% con almeno tre sedute settimanali). La pratica sportiva è particolarmente diffusa tra i giovanissimi: il 75,6% degli 11–14enni pratica sport, prevalentemente in modo continuativo.
I luoghi di pratica vedono una netta prevalenza degli impianti al chiuso (59,5%), seguiti da quelli all’aperto (36,8%). È in forte crescita la pratica in casa o in spazi condominiali, passata dal 13,5% nel 2015 al 20,2% nel 2024, soprattutto tra donne e adulti 35–54 anni, anche per effetto delle abitudini consolidate durante la pandemia.
Motivazioni
Emergono differenze di genere nelle motivazioni:
Tra chi non pratica sport, i principali ostacoli sono:
Discipline più praticate
Le attività più diffuse sono:
Tra le discipline in crescita spiccano padel (2,9%) e trekking.
Nel 2024, il 25,4% della popolazione dichiara di aver interrotto la pratica sportiva. Il fenomeno del dropout interessa soprattutto le fasce di età centrali, per motivi familiari e lavorativi, ma inizia già in età precoce:
circa 1,56 milioni di giovani tra i 10 e i 24 anni hanno smesso di fare sport.
L’abbandono è più frequente tra le ragazze (21,6%) rispetto ai ragazzi (15,1%) e avviene mediamente a 14 anni per le femmine e 15 per i maschi. Tra adulti e over 60 il fenomeno è in aumento, con un +10% rispetto al 2015.
Le motivazioni variano:
ragazze: mancanza di tempo e studio,
ragazzi: perdita di interesse e pigrizia.
Un quadro che evidenzia la necessità di interventi strutturati in ambito scolastico e territoriale.
Differenze territoriali
La pratica sportiva è più diffusa:
Nel Sud, nei piccoli comuni e tra le donne si registrano invece tassi più elevati di inattività e sedentarietà. Nei comuni centro delle aree metropolitane la quota di praticanti raggiunge il 42,7%, mentre scende al 29,7% nei comuni sotto i 2.000 abitanti.